Ci eravamo seduti sul tavolino più lontano dal bancone, Mason diceva che era il suo preferito.
"Tu sai il mio passato Olivia" incominciò. Io annuì confusa "ci sono dettagli che non ti ho detto però" disse lui serio. Io assottigliai lo sguardo e stetti in guardia. "Come sai io sono nato a LA. Mio padre però si spostava spesso a New York, visto che come tu sai bene è uno dei centri maggiori di scambio" disse Mason alludendo al mercato nero. "Mi portava con se, usando la scusa del fatto che mi doveva far vedere come girava il lavoro e gli affari, così che più avanti potessi prendere il suo posto" "ti parlo già del periodo in cui mia madre morì quindi verso gli undici anni. Una sera mio padre ci andó giù pesante, forse perché era ubriaco o forse perché era nervoso, non lo so" disse lui travisando quell'argomento.
Mason si era rimesso la maschera di indifferenza, gli faceva male parlare di questo argomento e io lo sapevo.
Gli misi una mano sopra la sua. Lui prima di raccontare inziò a giocare con le mie dita.
"Quella stessa sera, io scappai di casa. Mi addormentai in questo vicolo, proprio davanti al bar" disse lui abbassando lo sguardo "mi risvegliai sdraiato per terra con Erik che mi chiamava" disse lui sorridendo. "Io inizialmente non sapevo che scusa usare, non sapevo che dire sul motivo del perché fossi ridotto così. Poi Erik mi diede subito ospitalità, mi fece i suoi cannoncini che io amo alla follia e visto che ero ancora piccolo per il caffè, mi metteva la coca cola in una tazza per farlo sembrare caffè e farmi sentire grande" Disse sorridendo, io sorrisi a quella scena così tenera.
"La prima volta che mi trovò gli dissi che ero stato succube di una rissa. La seconda che ero caduto dalle scale. La terza che ero inciampato e caduto su un tavolino di vetro che si era rotto in mille pezzi. Sapevo che lui non ci credeva, lo sapevo. Ma finchè non faceva domande, io mi sentivo al sicuro. Come se questo fosse il mio posto dove potevo essere me stesso senza che nessuno mi avrebbe fatto domande sulla mia vera vita" "quando avevo quindici anni però mio padre mi portò via. La sera prima di andarcene io ritornai qui in questo bar. Spiegai tutto a Erik, gli dissi tutto. Che mio padre era un mafioso e che mi metteva le mani addosso" "gli dissi anche di stare tranquillo che adesso mi sarei difeso. Erik sospettava che fosse un addio, e non perché io avrei sempre vissuto a LA, ma perché mio padre mi avrebbe ucciso" finì la storia lui.
"È da sette anni che non vieni qui" dissi io facendo due calcoli. Lui annuì "è da sette anni che provo a ricontattarlo, è da sette anni che sono in pensiero per il ragazzino che ho trovato in un vincolo. È da sette anni che ti aspettavo" disse Erik facendo la sua entrata in scena con il vassoio.
Mason si alzò e lo abbracciò forte, in una stretta che solo padre e figlio si potrebbero dare. "Sei stato mio padre più di quanto immagini Erik" disse Mason.
Mi stupì nel sentire una leggera inclinazione di commozione nella voce di Mason. Si scambiarono l'ultimo abbraccio e Erik tornò in cucina per lasciarci soli.
Mason cercò di non farmi vedere gli occhi lucidi. Io risi dolcemente "va bene piangere Mason" dissi io prendendogli la mano "assaggia il caffè e dimmi com'è" borbottò Mason facendo il burbero per non mostrarsi debole ai miei occhi.
Io lo assecondai. Presi un sorso di quel caffè che springionava un odore delizioso. "È buonissimo" dissi io stranita. Non sapevo cosa ci fosse dentro, si sentiva il forte aroma amaro del caffè e anche una specie di spezziatura strana.
"Te l'ho detto" disse lui mentre si mangiava con piena goduria un cannoncino. Io sorrisi a quella scena, mi sporsi in avanti e gli diedi un bacio a stampo mentre lui era distratto.
Mi guardò sorpreso e cercò di trattenere un sorrisetto.
Mason era all'apparenza stronzo, spietato, potente, senza sentimenti. Poi scalfivi leggermente la sua corazza e trovavi una tempesta di emozioni negative e positive. Io amavo Mason per quello che era fuori e per quello che era dentro. Ho sempre pensato che questa fosse una delle sfide più difficili della vita. Una persona può fingersi ciò che non è per piacere agli altri, e forse poi per un periodo può funzionare. Quando però le persone si affezionano a te, capisci che si sono affezionati alla parte finta di te, e poi sei stanca di tenere sempre la maschera sul viso. Crolli e ti ritrovi sola. Mason ha avuto la forza di abbassarle davanti ai miei occhi, come ho fatto io con lui, ecco perché lo amo.
Finimmo di fare colazione e ci alzammo per andare alla cassa "Mason sai che non voglio che mi dai neanche un dollaro" disse rimproveratorio Erik.
"Va bene va bene" disse sconfitto Mason. Si abbracciarono e poi Erik chiese "mi prometti che mi verrai a trovare in questi giorni?" "te lo prometto" disse Mason serio.
Uscimmo dal bar con Glock slegato visto che non c'erano problemi che si perdesse o mi disobbedisse "sono stupita per il fatto che tu non gli abbia veramente lasciato un soldo" dissi guardandolo.
Lui mentre camminavamo mi mise una braccio sulle spalle "ho lasciato una banconota da cinquecento sul tavolo, con un bigliettino con su il mio numero" disse lui. Io sorrisi "sei proprio uno scemo".
Arrivammò alla macchina e notai tutti gli sguardi delle ragazze che erano puntate su Mason, che potevo dire, avevano completamente ragione. Peccato che lui era mio.
Feci entrare nel bagagliaio Glock e poi salì al posto del passeggero "hai tutte le ragazze che ti puntano gli occhi addosso" dissi mente lui faceva retromarcia "si ma a me ne basta una" disse lasciandomi un bacio che mi tolse il respiro.
Arrivammo a casa "io devo andare a fare una commissione fuori, tu vai dentro?" chiese Mason sbrigativo "che devi andare a fare?" chiesi io assottigliando lo sguardo "non ti tradisco, non uccido nessuno se non è strettamente necessario e non faccio casini" disse lui "non mi importa della seconda e la terza. Ma se fai la prima quello a morire sarai tu" dissi seria. Feci un sorrisetto ironico e presi Glock uscendo dalla macchina e sbattendo lo sportello. Sentì un ringhio di Mason e poi lui sgommò via.
Cosa ha da fare di così importante da non dirmelo? continuai a chiedermi mentre svuotavo un altro caricatore. Passai ai coltelli.
Dove può essere andato? A un incarico? sono passate quattro ore e non ritorna, avrà scopato con qualcuna ne sono sicura. Dalla forza con cui tirai il coltello, ruppi la tavolozza di legno, dovevo calmarmi.
Ripresi là pistola, con i fori di proiettile scrissi sui manichini "fanculo" una lettera per un manichino. Mi stavo annoiando, dovevo trovare qualcosa di più entusiasmante da fare. Chiamai mio padre.
"Amore sta andando tutto bene?" chiese lui "si papà, ma non è che hai un incarico per me dove devo fare piazza pulita?" chiesi io speranzosa "no Olivia, metti giù quella pistola se no ti faccio ripagare ogni proiettile" disse lui con tono duro "sei una noia" dissi io piagnucolando e riattaccando.
Andai da Liam "Olivia perché hai una pistola in mano?" chiese tranquillo "oh me ne ero dimenticata" dissi io alzando le spalle "mi annoio" dissi buttandomi sopra di lui che intanto stava guardando una partita di Baseball "che ci posso fare?" chiese lui non staccando gli occhi da quella partita "eddai facciamo qualcosa, andiamo a sparare ai piccioni, basta che facciamo qualcosa" dissi io pregandolo mentre mettevo la testa sulle sue gambe "ma dov'è Mason?" chiese sbuffando e prendendo il telefono "sarà a scopare con una" dissi facendo un alzata di spalle. Lui prese il suo telefono sbuffando "Mason non sopporto più Olivia" disse Liam al telefono. Io
scattai in piedi e mi appiccicai al telefono "sto arrivando, mandala in stanza insonorizzata o in palestra" disse Mason riferendosi a me "ferma" disse poi.Stava con una ragazza? "ferma chi?" chiese Liam, lo amai in quel momento "no no niente, devo riattaccare, arrivo tra poco" disse lui riattaccando con tono forzato "sta scopando io lo sapevo" dissi piagnucolando mettendo la testa sulla sue gambe.
Lui mi slegò la coda e mi districò i capelli con le mani "non è detto, Mason non le fa queste cose" disse Liam "come lo sai?" chiesi alzando le sopracciglia "non è il tipo" disse lui semplicemente.
Passò un minuto dove si sentiva solo la tv. Io sbuffai e mi misi a pancia in giù sempre tenendo la testa sulle gambe di Liam. Chiusi gli occhi sotto il tocco di quello che era diventato mio fratello da molti anni ormai.
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mafia in love
ActionIN REVISIONE Olivia Anabel Rubin Lois figlia di uno dei mafiosi più grandi d'America, vive nella grande New York con suo padre. Cresciuta per combattere, per prendere il posto un giorno nell'attività del padre. Ha 19 anni, finito il liceo si trova...