Eravamo sul dondolo. In silenzio. L'unico rumore ero quello delle nostre bocche che espiravano il fumo delle sigarette.
Non eravamo in imbarazzo, non c'era vergogna. Dovevamo solo ritornare in pace con noi stessi e calmarci.
Gli appoggiai la testa sulla spalla "non volevo dire quelle cose Mason" dissi io ribadendo il discorso.
Sapevo quanto poteva far male venire manipolati sfruttando un punto debole, soprattutto dalla persona che si amava.
Lui mi mise un braccio intorno alle spalle. Io li abbracciai il busto e misi le gambe sopra le sue.
"Ho visto Eloise" dissi a un certo punto. Lui sporse la testa guardandomi confuso "prima, avevo finito la doccia. Sono scesa di sotto e ho trovato la porta socchiusa con nessuno in giro. Ho preso la pistola, quella che aveva ucciso Eloise. Sono andata alle stalle, avevo visto un ombra, un ombra con un ascia. Non riuscivo a fermare il tremolio alle mani. Andai di scatto li. Eri tu, sapevo che eri tu. Per un attimo però ho visto Eloise. Ho visto il buco in fronte e gli occhi aperti privi di vita. E in quel momento, in quel momento ho pensato che tutto quello che era successo è colpa mia." dissi io con sguardo vuoto.
"Olivia" incominciò Mason "Aspetta" dissi io. Dovevo raccontarglielo "quando ero nel bosco, la sera in cui è morto papà" incominciai io non incrociando il suo sguardo "ero difronte a lei. La pistola in mano che mirava alla fronte. Neanche per un secondo ho avuto dubbi, l'avrei uccisa. Prima però le ho fatto una domanda" dissi io trattenendo le lacrime mentre Mason mi guardava "perché te ne sei andata?" dissi ritornando a quella sera "perché mi hai strappato via mia madre? perché non mi vuoi bene?" dissi.
Gli avevo fatto domande diverse, ma quelle mi rimbombavano in testa da quella sera.
"L'avrei uccisa, perché non era mia madre. Ma se in quel momento mi avesse detto che sarebbe rimasta al mio fianco, non so se l'avrei fatto" dissi sinceramente.
Io volevo morta Eloise, non mia madre.
"Olivia lei non è mai stata tua madre, lei non ha mai personificato quel ruolo. Non l'avrebbe mai potuto fare" incominciò Mason. "La mia famiglia non è mai stata in piedi" dissi in tono amaro lasciando che una lacrima scendesse dalla mia guancia e arrivasse sulla sua spalla.
"Olivia la famiglia non è qualcosa di sicuro e predefinito. La famiglia te la scegli tu. Guarda Rosie e Adam" disse Mason. Io pensai alle sue parole "Olivia non sei sola, hai perso tuo padre, Eloise e Amber. Scommetto che Adam sarà felicissimo di essere un secondo padre per te, Rosie è una sorella. E riguardo a Eloise, ci sono cose nella vita di cui bisogna privarsi per diventare quel che si è. E tu Olivia sei una donna fantastica" disse lui "sei forte, sei coraggiosa e soprattutto non hai spento il tuo cuore dopo tutto questo" disse lui.
"Mason" dissi io seria "sei la persona che amo più al mondo" dissi alzando la testa per guardarlo.
Gli misi una mano sul volto e sorrisi mentre con il pollice li lasciavo piccole carezze "tu sei parte della mia famiglia, tu sei la mia casa. Il posto che so che c'è sempre quando non so dove andare. Sei la luce infondo al tunnel" Mason mi guardò veramente.
E in quel momento capimmo che noi avremmo passato la nostra vita così.
Rotti, senza genitori e senza pietà dalla vita. Però la cosa certa è che saremmo stati sempre l'uno la casa dell'altro.
Mi fece salire a cavalcioni su di lui e io sorrisi guardandolo. Guardai le sue labbra che erano inarcate in un piccolo sorriso.
Mason si avvicinò al mio viso e finalmente fece unire le nostre labbra. Avevamo il sorriso sul volto, e le nostre labbra erano unite. Mise le mani sui miei fianchi stringendoli e mi tolse il giubbotto "vuoi fare sesso qui?" chiesi ridendo "perché no?" chiese baciandomi il collo "mmmh" dissi io ridendo "non vuoi?" chiese lui non fermandosi con la sua tortura sul collo "non l'ho mai detto" dissi mettendogli le mani sotto la maglietta.
Lui sorrise e mi tolse la felpa lasciandomi in canottiera. Mi tolsi le scarpe da ginnastica e misi le mani tra i suoi morbidi capelli.
Mi spostò e mi fece sdraiare sul dondolo mettendosi sopra di me. Gli allacciai le gambe alla vita e sentì la sua eccitazione che mi premeva sulle cosce. Sorrisi per l'effetto che gli facevo.
la panchetta di legno dondolava leggermente a seconda dei nostri movimenti. La veranda dava vista sulle stelle e la mia bocca non si staccava dalla sua.
Mi slacciò il bottone dei jeans neri stretti che avevo. Alzai il bacino per aiutarlo a togliermeli. Gli tolsi la maglia e spostai le mie mani sul suo addome.
"Devo ringraziare Liam per essere tornato a casa" disse Mason sulle mie labbra "stupido" dissi ridendo e slacciandogli i pantaloni.
Mi tolse la canotta e rimasi in intimo. Mi guardò con quel luccichio negli occhi che ogni volta mi faceva sentire perfetta.
Con lui le mie cicatrici svanivano, i difetti non c'erano e le preoccupazioni volavano via dalla mia testa.
si tolse i pantaloni e finalmente la nostra pelle si toccò facendo partire quei brividi che amavo "hai freddo?" chiese lui sempre premuroso.
In effetti non c'erano neanche quindici gradi e noi eravamo praticamente nudi all'area aperta.
"Il sesso sotto le stelle è più eccitante" li dissi all'orecchio sorridendo. Lui sbuffò in una risata e mi slacciò il reggiseno.
Ansiami quando iniziò a mordicchiare un mio seno. Inarcai la schiena e mi avvicinai più a lui con il bacino.
La sua mano scese e si andò a posizionare tra le mie cosce. iniziò a accarezzare la mia entrata facendomi desiderare ogni parte di lui sempre di più.
Mi tolse l'ultimo pezzo di tessuto che avevo e entrò con un colpo secco con due dita.
Io gemetti e mi aggrappai al suo collo buttando la testa all'indietro "amo quando ansimi mettendo la testa indietro" disse passando a baciarmi il collo.
Le sue dita facevano su e giù dentro di me. Il mio bacino le assecondava, la mia bocca socchiusa che scaricava la tensione in versi che si trasformavano in gemiti.
Gli tolsi i boxer e lo portai alle mie labbra. Venni gemendo sulle sue labbra.
"Ti voglio ora" dissi odiando l'attesa che ci divideva. Lui sorrise sulle mie labbra e entrò dentro di me.
Ansimai non ricordandomi quanto fosse bella quella sensazione. Lui gemette quando lo assecondai con il bacino.
"Olivia ti amo" disse sulle mie labbra. Io feci scendere una mano sui suoi pettorali sapendo che lui lo amava. Gemetti più forte quando lui aumentò la velocità dopo quel gesto.
Strinsi il suo braccio quando aumentò la profondità "ti amo" dissi baciandolo.
Venni in uno degli orgasmi migliori della mia vita. Lui fece un paio di spinte e venne dentro di me.
Quella sensazione di calore si irradiò di nuovo in me.
Uscì da me e mi fece sdraiare sul suo petto. Io ripresi la felpa e me la misi. "Vuoi entrare?" chiese lui ancora con il fiato pesante "aspettiamo un attimo" dissi io guardando le stelle.
Erano puntini nel blu, insignificanti singolarmente e stupende insieme.
Il corpo caldo di Mason mi proteggeva dal freddo. Il suo respiro sulla fronte mi rilassava.
"Domani torniamo a casa" dissi io sul suo petto "va bene, ti informo già che c'è un po' di casino" disse lui con voce innocente "che hai fatto?" chiesi io ridendo "diciamo che neanche una bottiglia del bar è intatta" disse lui guardandomi sorridendo lievemente. Io sbuffai una risata.
"Sai che c'è la faccio a camminare?" chiesi io quando lui mi prese a mo di principessa per portarmi in camera. "Si lo so ma non potrei toccarti" disse stringendomi la coscia da dove mi teneva.
Mi mise sul letto e io andai sotto le coperte. "Prendo altre coperte" disse lui uscendo dalla stanza in boxer.
Giù c'era il camino e si stava bene. Ma nelle stanze non avevo fatto accendere i riscaldamenti e faceva leggermente freddo.
ritornò e mi passò una coperta. Si mise a letto e io mi avvicinai a lui per sentire il suo calore.
Chiusi gli occhi e entrai in un sonno profondo e sicuro.
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mafia in love
AcciónIN REVISIONE Olivia Anabel Rubin Lois figlia di uno dei mafiosi più grandi d'America, vive nella grande New York con suo padre. Cresciuta per combattere, per prendere il posto un giorno nell'attività del padre. Ha 19 anni, finito il liceo si trova...