Avevo passato tutto il giorno con i ragazzi, Rosie era fuori con degli amici.
Io e Mason stavamo cercando di non baciarci neanche perché se no finivamo a letto. Avevo messo la regola che dovevamo stare almeno a un metro di distanza. Inutile dire che non l'abbia mai rispettata.
"Mason devo andare" dissi io. Stavo per andare all'incontro, ero alla macchina e lui ha deciso di rompere i coglioni proprio ora. "Ci metto dieci minuti" disse lui baciandomi il collo visto che li avevo vietato di rovinarmi il trucco.
Avevo un vestito rosso scuro, quasi nero. I capelli erano lisci lasciati sciolti, indossavo dei tacchi neri che avevano i lacci che si intersecavano sul polpaccio. Avevo un rossetto scuro e un ombretto sul nero, mascara Eye-liner e i lineamenti marcati da un po' di terra.
"Si e il trucco chi me lo sistema?" chiesi io "Solo dieci minuti" continuò a ripetere facendo scendere la sua mano sul mio sedere.
"Mason no" dissi ridendo e staccandomelo da dosso. Entrai in macchina "ritorna qua sana e salva" disse lui girandosi e andandosene.
Io controllai di avere tutto. Telefono nuovo, le due pistole nel laccio alla coscia, e i tre coltelli nel vestito. Perfetto.
Andai all'indirizzo indicato.
Quando raggiunsi il parcheggio deserto, vidi quattro macchine, tre nere e una bianca.
Ne mancavano altri due.
Parcheggiai a qualche metro della macchina bianca e scesi.
Erano tutti uomini i capi delle famiglie. Ognuno di loro era davanti alla propria macchina in silenzio.
Arrivarono tutti dopo due minuti circa.
Ci avvicinammo "perché ha chiamato signorina Lois?" chiese quello che mi ricordai fosse il capo della famiglia di santa monica "un po' di rispetto Terens, facciamo prima il saluto a un caduto" disse l'uomo di Seattle.
Era il più pazzo, il più imprevedibile. Il più pericoloso.
Tutti annuirono seri.
Presi la pistola.
Per fare una specie di elogio funebre a un caduto di una famiglia di questo calibro, i capi si riunivano e sparavano un proiettile in cielo.
Manifestavano il loro rispetto per il suo lavoro e inoltre si credeva che così all'inferno avesse sette proiettili a disposizione, per i sette peccati capitali.
Sparammo tutti in alto con testa china. Misi a posto la pistola.
"Vi ho chiamato per quello che è successo la sera scorsa" dissi riferendomi a mio padre "hai paura di mostrarti debole piccola Olivia?" chiese facendo un finto broncio l'uomo di Seattle. Dovevo tenere i nervi saldi, mostrarmi indifferente.
"Ho ucciso personalmente Eloise, ho ucciso mia madre. Ho ucciso la sua squadra che minacciava ognuno di voi. Non c'è bisogno che vi elenchi ciò che ho fatto. Perché lo sapete, lo sapete molto bene" incominciai io alzando le sopracciaglia e aspettando che qualcuno ribattesse.
"Adesso sono qui per vedere se voi, oggi, avete conti in sospeso con il nome di mio padre" dissi semplicemente "volete ritirarvi?" chiese il Signor Kinsu per capire le mie intenzioni "non l'ho mai detto" dissi io rispondendo vaga "come voi saprete mio padre non c'è, ora per quel che riguarda me e la mia squadra deciderò io, quindi signori" incominciai facendo un gesto teatrale con le mani "avete conti in sospeso?".
Una cosa che non c'era scritto nei fascicoli di papà, erano le faide che si creavano tra altre famiglie e la nostra. Dovevo prima sondare il terreno.
"Perché dovremmo dirtelo?" chiese sempre l'uomo di Seattle "per evitare che si risolvano con dei morti" dissi seria guardandolo "Olivia è la prima che uccide le persone" disse l'uomo che mi pareva essere di santa barbara "io uccido quando ci sono conti non risolti. Sono qui per sistemarli, nel caso in cui qualcuno di voi avesse qualcosa incontrario, io non sarò restia sul prendere le armi in mano" dissi io incrociando le gambe e congiungendo le mani.
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mafia in love
ActionIN REVISIONE Olivia Anabel Rubin Lois figlia di uno dei mafiosi più grandi d'America, vive nella grande New York con suo padre. Cresciuta per combattere, per prendere il posto un giorno nell'attività del padre. Ha 19 anni, finito il liceo si trova...