capitolo 6

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"Qualcuno ci ha sfidato. Infatti sostengo che sapevano che tu avresti preso il proiettile al posto di Adam, Olivia. Sapevano dove sparare e come. Ti hanno osservata evidentemente. E quell'uomo che ti ha aggredita forse si è fatto uccidere per uno scopo più grande. Quando una membro di una famiglia viene ferito da un suo stesso proiettile, è come se fosse una promessa di distruzione. Le stesse armi che ci hanno protetto e ucciso i nostri nemici, ci feriscono e a volte ci uccidono. È come se fosse una crepa dall'interno del nostro fronte. Dimostra debolezza e ingenuità, dimostra che la famiglia si può distruggere. La persona che ti ha colpita, probabilmente è una persona a cui abbiamo fatto un torto talmente grande da volerci disintegrare. È già successo in passato. Due famiglie si scontrarono violentemente, a colpi di arma e corpo a corpo. Si poteva definire una vera e propria guerra. Ma penso che in quest'occasione sia diverso. Penso che vogliano farci distruggere da soli. Penso che vogliano che ci spariamo in testa con la nostra stessa pistola da quanto ci faranno impazzire." disse mio padre calmo vagando lentamente per la stanza.

"cosa pensi di fare?" chiese Mason con sguardo incuriosito "l'unico modo per vincere a un gioco è abbandonarsi a esso" disse lui enigmatico.

"papà non siamo in un film di fantascienza, dimmi chi devo uccidere e come e io lo farò" dissi mettendomi le mani in faccia in modo teatrale per l'esasperazione.

"ti sbagli Olivia" disse lui fermandosi e guardandomi duro. Io mi sistemai e mi feci seria. "se ragioni con questa mentalità, la prima persona che si ammazzerà sarai proprio tu" continuò lui inclinando la testa di lato come per sfidarmi a ribattere.

Io abbassai lo sguardo.

"allora cosa dobbiamo fare?" chiesi io, stavolta con un po' di serietà "aspettare" disse lui continuando a camminare. "la prima regola che mi hai insegnato è che non si deve aspettare nessuno, si deve giocare solo a modo nostro e con le nostre regole" dissi io seria "non hai ancora appreso il pieno significato di queste parole" disse lui guardandomi.

"Il gioco è tuo finché sai che tu e solo tu sarai il vincitore, le regale saranno le tue solo quando hai la certezza che vincerai, e così sottometti il tuo nemico a tuo piacimento." disse mio padre.

"solo i vincitori hanno il permesso di giocare a modo loro" mi dissi tra me e me. L'avevo già sentita questa frase, forse in un libro...

Mio padre per un momento trasalì a quelle parole, ma poi scostando lo sguardo dal mio, si rimise la sua maschera di fredda indifferenza.

"per ora comportiamoci normalmente, viviamo la vita di sempre. Fino a quando non ci daranno un loro segno, noi attenderemo" disse mio padre. Lo interpretai come un messaggio di congedo.

Da un po' Mason aveva finito il suo lavoro e mi aveva fasciato il braccio.

Rosie mi salutò con un bacio sulla guancia e seguita da Adam se ne andarono. "Olivia, Mason resterà qui per un po'. Visto che la sua casa è a Los Angeles, ho ritenuto che sia più facile che resti qui fin quando il lavoro non sarà finito. Starà nella camera degli ospiti sul tuo piano" io annuì ancora pensierosa per quelle parole

solo i vincitori hanno il permesso di giocare a modo loro.

Dove l'avevo già sentita?

Mio padre mi destò dai miei pensieri "ora sarà meglio che tu Olivia ti vada a riposare, la cameriera ti porterà il cibo in stanza" disse mio padre finendo la frase con un sorriso dolce.

"Non ho fame" dissi io alzandomi e raggiungendo la porta per uscire.

Prima di girare l'angolo, guardai nella direzione del ragazzo che mi aveva ricucito il braccio.

Mason stava ancora seduto mentre con un coltello si toglieva il mio sangue incrostato dalle unghie.

Notando che lo stavo guardando, alzò il suo sguardo verso di me. Mi guardò con così tanta indifferenza che mi parve di capire che gli c'erano voluti anni per montare quel muro di roccia dietro i suoi occhi.

E mi convinsi che ciò che ci potrebbe essere stato dietro a quel muro, era anche peggio del vuoto che si scorgeva nei suoi occhi.

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