Capitolo 26

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Lasciai dormire Mason e andai a fare colazione.

Quando abbi finito, decisi di portargli un cornetto alla crema e un cappuccino su in camera mia. Grazie a lui avevo finalmente dormito, mi sembrava il minimo per cui sdebitarmi. Salì di sopra stando attenta a ogni passo visto che il cappuccino era pieno fino all'orlo e con il polso poco stabile era abbastanza difficile.

Aprì la porta con un calcio e lui scattò sul letto prendendo la mia pistola dal comodino e puntandomela. "Sono disarmata" dissi alzando le sopracciaglia e avanzando con il vassoio. Lui si risdraiò e sbuffando si mise sul fianco per ritornare a dormire.

"Eddai sveglia" dissi io buttandomi sopra di lui per svegliarlo, lui mugolò qualcosa se si rimise a dormire.

"Ti ho portato pure la colazione" dissi io rimproverandolo. Lui aprì gli occhi lentamente e si stiracchiò mettendo in mostra i suoi muscoli perfetti.

"Come va il polso?" chiese mentre mangiava il cornetto imbevuto nel cappuccino "Bene, è ancora un po' intorpidito" dissi io toccandomi la fasciatura.

"Stamattina ho chiesto di Adam, si è svegliato. C'era Rosie in stanza" dissi io "hai intenzione di parlarle?" chiese lui guardandomi "ho sbagliato a non farle vedere suo padre però ho pensato che l'avrebbe solo fatta stare peggio vedere Adam che si dissanguava incosciente" dissi io "hai fatto la cosa giusta Olivia. Nonostante Rosie non sia la persona che più mi sta a genio, capisco le sue azioni, sono state fatte per puro dolore." mi rassicurò Mason.

Finì di mangiare tutto e poi disse "abbiamo un lavoro da fare" disse riferendosi alla libreria "ho cambiato idea" dissi svogliata "Alzati" disse lui incrociando le braccia al petto. Io alzai le sopracciglia "ti trascino" disse lui.

Mi venne un idea. Mi avvicinai a lui e mi misi a cavalcioni.

"E se facessi questo vorresti ancora andare a sistemare?" chiesi io avventandomi sulle sue labbra. Quanto mi mancava quella sensazione "per niente" disse sulle mie labbra mentre mi mise le mani sui fianchi per avvicinarmi di più. Le nostre lingue danzava in una lotta di spinte e strusciatine per avere il dominio l'uno nella bocca dell'altro. Amavo quella sensazione, la sensazione di potere che mi assaliva ogni singola volta che Mason toccava il mio corpo. Sorrisi quando sentì la sua eccitazione sui miei glutei.

Proprio in quel momento la porta si spalancò. Io e Mason ci staccammo subito anche se era troppo tardi. Rosie e mio padre ci stavano guardando, mio padre sconcertato e Rosie con sguardo basso.

Mi alzai di scatto da Mason alla vista di mio padre. "Cosa ci fate qui?" chiesi in tono piatto "Olivia io volevo parlare con te, ma a quanto pare dovrò fare due discorsi in una giornata" disse trucidando Mason "e...io...io volevo vedere se stessi bene" disse in un sussurro Rosie non osando incrociare i miei occhi.

"Nick andiamo giù che parliamo" dissi risoluta. Mio padre si incamminò, mimai a Mason un "resta qui, arrivo" e scesi.

Ci sedemmo sul tavolo del salotto "volevi parlare? parla" dissi io guardandolo con disgusto.

Lui alzò il mento e con tono sicuro e piatto iniziò a raccontare.

"Quando io sposai vostra madre ero follemente innamorato, avevo perso la testa per lei. Tua madre veniva da una ricca famiglia benestante, io invece da una che era un miracolo se arrivava a fine mese. Quando lei accettò la mia proposta di matrimonio io le promisi che gli avrei consegnato la luna su un piatto d'argento. Così iniziai a lavorare per ottenerlo. Quando nacqui tu, ero al pieno della mia ricchezza, avevo tutto ciò che un uomo avrebbe potuto desiderare. E davo ogni cosa che c'era di materiale su questo mondo a Eloise. È stato questo il mio errore. Le feci associare la parola amore, al termine potere. Sapeva l'amore che io nutrivo per lei e certe volte ne abusava. Voleva sempre di più. Lei con te non è mai stata una madre presente, non eri stata programmata e lei ha cercato più volte di convincermi a farla abortire, non lo fece senza il mio consenso perché aveva paura che io gli togliessi tutte le ricchezze che gli donavo un tempo. Ma mai, mai l'avrei fatto. Amavo lei come amavo l'idea di avere una figlia. Lei non si occupò mai di te. Ti vedeva come un impedimento. Fortunatamente eri una ragazza forte abbastanza da farcela da sola. So che questo ti ha cambiata Olivia. E se avessi saputo il destino che Eloise ti avrebbe riservato, non avrei mai desiderato concepirti. Il vero problema fu quando nacque Amber. Tua sorella aveva un carattere solare, illuminava ogni cosa che toccava con il suo sorriso. Peccato che Amber non è stata abbastanza forte da stare staccata da Eloise come lo sei stata tu. Amber cercava il meglio nelle persone, e se non ce lo avevano, lei gli donava un po' del suo. A Eloise ha donato tutto quello che aveva però. quando aveva sei anni si scoprì della sua malattia al cuore. La situazione con Eloise non era migliorata a quei tempi, anzi. Non vedevo più la donna che si era innamorata dell'uomo proveniente da una povera famiglia. Io cercai con tutte me stesso di farle passare del tempo con voi, di farle ritrovare la gioia della semplicità. Ma lei ormai era diventata le fredda donna che hai incontrato l'altra sera. Se ne andò di casa, minacciandomi che se non gli avessi fatto avere tutti i confort di cui aveva bisogno, mi avrebbe denunciato e avrebbe preso voi in custodia. Amber cadde in d'espressione e l'anno dopo successe quel che sai. Olivia come potevo mandarla da una donna così? Avrei dato la mia vita pur di salvarvi da lei. Purtroppo non ho fatto abbastanza per salvare quella di tua sorella."

"Perché non me lo hai detto prima?" gli sussurrai sconvolta da quello che mi aveva appena rivelato "perché sapevo che se te l'avessi detto tu ti saresti vendicata con Eloise." disse lui prendermi la mano. Io non la tolsi "Hai fatto tutto questo per proteggerci da lei" constatai io. Lui annuì "l'unico rimpianto che ho è di non essere stato abbastanza presente per tua sorella" disse lui con gli occhi lucidi.

"Papà" sussurrai abbracciandolo. Le sue braccia forti mi strinsero, in un abbraccio paterno. Un abbraccio che odorava di amore, di infanzia. Mi fece sentire così piccola tra le sue grandi braccia. "Ti voglio bene papà " dissi io sulla sua spalla "Anch'io tesoro mio" disse lui accarezzandomi i capelli "ma cosa è successo a Adam?" chiesi dopo un po' staccandomi dall'abbraccio "stavamo andando a vendere le armi che avete recuperato e un uomo ci ha sparato. Non sono sicuro di chi fosse" disse lui pensieroso. Io annuì. "Promettimi che ci diremo tutto d'ora in poi." gli dissi io "te lo prometto" disse lui guardandomi negli occhi.

Poi lui sembrò risvegliarsi e mi fulminò "cosa sta succedendo tra te e Mason?" "sai papà non è che dobbiamo dirci proprio tutto tutto" dissi io cercando di pararmi il culo. Lui mi fulminò di nuovo "Se ti fa del male lo uccido, letteralmente" disse lui serio. Io annuì lentamente.

"Io vado di là" dissi alzandomi e andando in camera. Trovai Mason nella stessa posizione di prima.

"Cazziatone?" chiese lui "neanche più di tanto" dissi io rimettendomi a cavalcioni su di lui "dove eravamo rimasti?" chiesi io iniziando a baciarlo voracemente.

Lui sorrise e mi strinse il sedere. La porta si spalancò, di nuovo. Io sospirai energicamente e mi girai verso la porta dove ci trovai Rosie con la bocca socchiusa "ritorno più tardi" disse guardando in basso e chiudendo la porta. Mi tolsi da sopra Mason e mi affiancai a lui.

"Sistemiamo la libreria?" mi chiese lui "sistemiamo la libreria" confermai io.

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