capitolo 46

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Avevo la testa pesante e anche le altre parti del corpo, aprì gli occhi e sentì un peso sulla schiena che notai essere Mason.

Mi ricordavo tutto, sorrisi quando girai la testa e vidi il suo viso addormentato e tranquillo. Avevo fame, la solita fame chimica dopo il fumo "Mason" sussurrai accarezzandogli i capelli "Mason" dissi ancora.

Lui mugugnò qualcosa "almeno fammi girare" dissi visto che era appoggiato alla mia schiena e non riuscivo a girarmi troppo per paura di farmi male.

Lui alzò la testa, io mi girai e lui riappoggiò la testa sulla mia pancia coperta dal lenzuolo. Io sorrisi e gli incominciai a accarezzare i capelli. Lui sorrise e si strusciò più avanti mettendo la sua testa sui miei seni, anch'essi coperto dal lenzuolo.

Io gli feci dei leggeri ghirigori sulla schiena, guardando con interesse i tatuaggi sul braccio. C'era un girasole bellissimo, con un sole dietro, però il girasole era girato dalla parte contraria del sole. Poi c'era una catena che gli accerchiava il bicipite. Poi c'era una bilancia, su un piatto c'era i soldi e la droga e sull'altro c'era un cuore umano che sanguinava, il primo piatto era quello più alto.

Lui mi fece capire che si era svegliato, quando mi diede dei baci sul collo. "Andiamo a mangiare" mi lamentai io "tra la fame chimica e la fame post sesso, penso che ti potresti mangiare un lupo intero" disse Mason con voce impastata dal sonno.

"Esattamente, quindi andiamo" dissi io togliendomi da sotto di lui e alzandomi dal letto, accorgendomi poi di essere nuda. Presi un boxer di Mason e una maglietta sempre sua.

Andai in bagno, quando mi misi davanti al grande specchio a figura intera, potei vedere che di lividi evidenti alle gambe, ne restavano forse due o tre. Sulle braccia non c'era niente a parte gli ancora evidenti segni sul polsi. C'era la pelle in rilievo, e poi erano anche coperti da un livido circolare. Sulla pancia c'era un livido verso l'ombelico e tre cicatrici non profonde e che sarebbero andate via. Sul viso era sparito tutto. Mi girai di schiena e con la testa guardai.

Non riuscivo a contare i lividi perché sembrava tutto un livido unico, le frustate ancora evidenti erano cinque, di cui di due avrei di sicuro avuto la cicatrice permanente. Mason entrò in bagno mentre io mi toccavo la cicatrice più profonda. "Ti fanno male?" chiese lui, si era messo un boxer addosso, come me.

"No" dissi sorridendo un po' tirata e mettendomi la maglietta. "Olivia" disse lui "mi vuoi dire cose c'è?" chiese alzando le sopracciaglia "no" dissi abbracciandolo.

C'erano alcune cose che non volevo dire a alta voce, altre cose che lui mi avrebbe preso per una stupida. In quel momento, davanti allo specchio, mi stavo chiedendo come piacevo ancora a Mason. Sapevo che era una domanda stupida, lo sapevo. Ma comunque me la sono fatta spesso negli ultimi giorni. È come se adesso, oltre la maschera, il mostro che è in me si sia insinuato anche sulla pelle. Avevo paura di morire prima di vivere.

Fino al quel momento avevo vissuto la normalità a cui era stata abituata, non me ne lamentavo, mi piaceva usare pistole, coltelli e avere tutti i pregi di questa vita. Però ho paura che il mostro che ho dentro mi uccida prima che io riesca a uccidere permanentemente lui. Ho paura che lui mi consumi prima che io possa vivere veramente.

Mi scese una lacrima e Mason mi strinse "sai che per ogni cosa ci sono Olivia" disse lui "lo so" dissi io seria. Amavo il modo in cui Mason mi rispettava, il fatto che non mi mettesse in difficoltà chiedendomi di parlare.

"Andiamo in camera mia che devo vedere Rosie come sta" dissi io prendendogli la mano mentre lui prendeva un pantalone al volo.

Appena aprì la porta, quasi non vomitai. C'erano Jack e Rosie, nudi che dormivano beatamente nel mio letto. "Mason mi trasferisco da te" dissi facendo un conato e girandomi "si meglio che il tuo letto non lo usiamo piu" disse lui guardando la scena disgustato.

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