capitolo 35

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Ero rimasta lì tutta la giornata, fissavo il soffitto come facevo in quella sottospecie di prigione. Quando Mason era entrato in stanza con il cibo avevo fatto finta di dormire. Le bende alla schiena le avevo tolte. Avevo messo un reggiseno sportivo mettendo il cotone tra la mia schiena e il tessuto nelle parti dove si toccavano.

Erano circa le tre di notte. E dopo tutto il giorno a digiuno, a parte la macedonia, mi venne fame. Mi alzai dal letto appoggiandomi al muro. Avevo dei pantaloncini corti che mettevano in mostra tutti i miei lividi, contando il top sportivo ero sicura che se Rosie mi avesse visto si sarebbe messa a piangere. E anch'io l'avrei fatto se mi fossi vista.

Sentì dei rumori. Presi là pistola nel cassetto in salotto. Non avevo appoggi adesso. Zoppicai tenendo alta la pistola con il cuore in gola, sapendo che se mi avessero aggredita non avrei avuto la meglio.

Andai verso la seconda stanza del salotto. Quella dove cera il bigliardo e la grande tv dove di solito mio padre guardava le partite.

Vidi un uomo. Stava sistemando alcune carte sul tavolino. Mi nascosi nel buio "Chi sei" dissi facendo sì che mi sentisse ma non mi vedesse. Lui si girò in torno e nascose i fogli. Io gli sparai a una spalla e accesi la luce. Gli andai incontro zoppicando. Era un ragazzo avrà avuto l'età di Mason. Era molto muscoloso, Capelli chiari e occhi scuri. Si tenne la spalla digrignando i denti.

Poi dolorante mi guardò. Vedendo i miei lividi socchiuse la bocca e spalancò gli occhi. Io mi avvicinai e gli misi le canna della pistola sul petto "Dammi una buona ragione per non spararti" ringhiai io mentre sentivo che mio padre e gli altri stavano scendendo "sei Olivia, Sono un amico di Mason. Tuo padre mi ha assunto sotto consiglio di Mason" disse lui tutto d'un fiato.

Io lo guardai diffidente, poi un ginocchio mi crollò per lo sforzo. Il tipo che diceva di essere amico di Mason mi prese tenendomi stretta dal braccio, l'unico posto dove non avevo quasi lividi.

"Olivia" disse mio padre seguito da Mason. "Penso che questa sia tua Mason e penso anche che tu mi debba mettere due punti alla spalla" disse lui toccandosi la spalla.

Mason sorrise quando vide il ragazzo "Jack" disse venendolo a abbracciare mentre quello ancora mi teneva "Mi spiegate che cazzo sta succedendo?" dissi io "mi hai appena sparato senza motivo" mi spiegò quello che capí chiamarsi Jack "Non devi intrufolarti in casa mia, fare rumore e pensare che io non ti senta e non ti spari" dissi io fulminandolo "poi ti bastava rispondere alla mia prima domanda" dissi "e non mi avresti sparato?" chiesi lui spingendo il punto della ferita per non far uscire sangue "si ma a un piede, a un braccio. Sparo alla spalla quando poi devo uccidere" disse facendo un sorrisetto ironico.

"Olivia la persona che stavi per uccidere è il mio migliore amico, Jack lei è Olivia" disse Mason. Si vedeva dallo sguardo che c'era intesa e affetto tra loro. "Sono sorpreso che tu non gli abbia sparato alla testa" disse mio padre guardandomi "non avevo voglia di prendere la mira" dissi alzando le spalle "comunque lui adesso lavora con noi. Preferirei se non gli sparassi più" disse mio padre con un sorriso incoraggiante "vado in cucina" dissi solamente staccandomi dalla presa di Jack e riprendendo a zoppicare.

"Aspetta ti accompagno" disse Mason mentre sentivo Jack che chiedeva a mio padre cosa mi fosse successo "la prima cosa da fare per farti tollerare è che ti fai i cazzi tuoi Jack" gli dissi girata di spalle.

"Non mi hai detto di avere un migliore amico" dissi a Mason "non me lo hai chiesto?" disse lui mentre mi faceva sedere sulla piano cottura di marmo "Olivia non so cucinare quindi o svegliamo il personale o se vuoi provo a scaldarti il Mc che ti ho preso per oggi pomeriggio" disse lui "mi avevi preso il Mc oggi pomeriggio?" chiesi io "si e tu hai fatto palesemente finta di dormire" disse lui "Vieni qui" dissi io.

Lui si mise tra le mie gambe, io gli presi il volto tra le mani e lo baciai. Lui si avvicinò a me. Teneva le mani sul tavolo per non farmi male "Mason. Sul culo non ho lividi" gli sussurrai io sorridendo. Lui sorrise e mi mise la mano sul sedere avvicinandomi e baciandomi.

Amavo le sue fottute labbra.

Sentivo già la sua erezione che mi pulsava sull'entrata. Sapevo che lui si sarebbe fermato prima.

"Olivia" mugugnò lui quando io strinsi le gambe attorno alla sua vita. Io lo strinsi di più e gli misi le mani tra i capelli, lui mi strinse più il sedere "Olivia non possiamo" disse lui, non volendo staccarsi però.
"Lo so" dissi io non staccandomi. Lui passò delicatamente le dita sulla mia pancia fino a trovare ai seni. Ne stuzzicò uno da sopra il tessuto che subito reagì.

"Dobbiamo fermarci Olivia" disse lui aumentando la presa sul mio seno "e allora perché non lo fai?" chiesi io sorridendo sulle sue labbra. Lui riportò le mani sul mio sedere e spinse più verso di se per avvicinarmi a lui. "Sono offeso che tu non mi abbia parlato di lei" Jack fece la sua entrata. Mason si staccò da me girando la testa ma non spostando il mio bacino. "Non me l'hai mai chiesto" disse Mason alzando le sopracciglia. Piano piano tolse le mani dal mio sedere. Io scesi dal piano con l'aiuto di Mason. "Ti medico la spalla" disse Mason a Jack.

Presi uno yogurt dal frigorifero e un cucchiaino "Domani non mettermi più antidolorifici" dissi a Mason prima di andarmene.

Andai in camera mia, mangiai e fissai il soffitto aspettando il sole.
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