capitolo 29

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Una fitta alla testa mi svegliò. Posai una mano su un qualcosa di caldo che si muoveva su e giù. Aprì piano gli occhi e mi alzai di scatto sentendo l'acido che mi risaliva su per la gola. Corsi in bagno e mi piegai in due sul water rigettando tutto.

Una persona mi prese i capelli "bello il dopo sbronza" disse quello che capì essere Mason mentre faceva su e giù con la mano sulla mia schiena. Io non gli risposi perché un altro conato mi fece riscuotere e rigettai di nuovo.

Misi il braccio sul water e appoggiai la fronte. "mmmmh" dissi dal dolore alla testa "non mi ricordo nulla" biascicai. Rigettai di nuovo e poi appoggiai la schiena contro il muro accanto al Water mentre Mason bagnava un panno per pulirimi la faccia e bagnarmi la fronte "che ho fatto?" chiesi con gli occhi chiusi. "Be oltre a riempirmi di lividi, esserti buttata in piscina, avermi urlato contro che dovevo lasciarti stare perché volevi Mason, e aver distrutto tutte le cose di vetro in giardino incimapandoci sopra, direi nulla" disse Mason ridacchiando "perché ti ho rimpeoto di lividi?" chiesi io aprendo gli occhi e richiudendogli per la luce "dopo che ti sei buttata in piscina per aver fatto cadere la scarpa che hai provato a lanciarmi, io ti ho recuperato prima che anneghassi e tu mi hai dato pugni e calci per far sì che ti lasciassi perché volevi andare da Mason" disse lui alzando le sopracciglia.

"Ma se hai detto che mi hai preso tu dalla piscina, perché ho detto che volevo andare da mason?" chiesi io confusa mentre mi alzavo con una sua mano. "Già mi sento molto offeso per non essere stato riconosciuto" disse lui scherzandoci sopra "scusa" dissi io mentre mi sciacquavo la faccia "e Rosie?" chiesi "Rosie non mi sta poi tanto antipatica dopo aver detto a tutti che eri lesbica pur di non farti toccare" disse lui appoggiandosi allo stipite della porta e incrociando le braccia "tipico di Rosie" dissi io andando a ributtarmi sul letto.

"Vado a prenderti un'aspirina" disse lui uscendo.

Era pomeriggio e io mi ero ripresa anche se non avevo voglia di fare nulla. Stavo giocando a scala 40 con Mason e lo stavo battendo a ogni mano "fai proprio schifo a giocare Mason" dissi io beffeggiandolo "a quindi adesso mi riconosci" mi prese in giro lui "ero ubriaca" dissi io incrociando le braccia.

"Quindi se adesso ti baciassi non mi tireresti un calcio?" chiese lui alzando le sopracciglia "mmmh no" dissi sorridendo e avvicinandomi. Lui mi allontanò "no io voglio baciare Olivia, non te" disse Mason continuando a prendermi in giro, io lo fulminai e lui scoppiò a ridere. Sorrisi sentendo quel suono che avevo imparato a amare.

"Vieni qui" disse indicando il posto vicino a lui.

Io mi misi imbraccio a lui e finalmente feci unire le nostre labbra. "Mason" dissi quando mi staccai senza fiato. "Olivia?" disse guardandomi.

Stavo per fargli una domanda seria quando La porta della mia camera si aprì e mio padre fece la sua entrata con la mano che gli copriva gli occhi "siete presentabili?" chiese lui "si papa" dissi sbuffando, staccandomi da Mason.

"Bene, stasera verrà una ragazza, figlia del Signor Rossi. Olivia ti prego non fare casini, questa cena segnerà una futura alleanza." disse mio padre guardandomi "va bene" dissi io alzando gli occhi al cielo.

"Perché pensa che farai casini?" chiese Mason appena mio padre fu uscito. "Non mi stanno simpatiche le ragazze figlie di persone come noi. Spocchiose e egoiste. Bleah" dissi io facendo un verso di disgusto "magari lei ti sorprenderà" disse Mason facendomi avvicinare e mettere le gambe sopra le sue "non voglio parlare di questo" dissi io avvicinandomi per baciarlo.

"Di che cosa vuoi parlare?" chiese Mason mentre assecondava il mio bacio "non voglio parlare" dissi mettendogli le mani tra i capelli "per quanto mi piaccia l'idea di scoparti Olivia. Dopo la sbronza di ieri stasera sarai distrutta, quindi evitiamo" mi sussurrò sensuale Mason mentre io gli toglievo la maglietta.

"va bene" dissi io alzando le mani in segno di difesa. "Resti qua però?" chiesi io baciandolo stavolta con più calma "mh mh" disse lui in segno di affermazione.

Era arrivata sera. Io mi misi il mio solito vestito da sera nero con lo spacco laterale, mi truccai e ero pronta.

Avevo il sorriso in viso. Oggi io e Mason abbiamo passato il giorno a guardare film e a giocare a carte. Quando scappavano dei baci sembravamo i ragazzini di terza media che si nasconodevano dai genitori per baciarsi. Un piccolo assaggio di vita normale.

Scesi di sotto dove trovai già pronti Mason e mio padre. Erano nelle solite vesti formali. Mason mi fece un sorrisetto e mi prese delicatamente la mano all'ultimo gradino. Io sorrisi incontrando il suo sguardo.

"Signori Lois e Signor William, la Signorina Rossi è qui" disse George. Poco dopo entrò una ragazza.

Ragazza era dire tanto. C'era un termine sinonimo. Per non essere troppo scortese non lo dissi a alta voce.

Aveva tipo il vestito che indossavo io in discoteca, solo più scollato e corto. I capelli biondi ossigenati, il rossetto rosso come il vestito e i tacchi alti due metri. "Salve, io sono Emma" disse con la sua voce squillante a Mason.

Io la squadrai. Stranamente mancò di salutarmi.

Ci sedemmo a tavola e lei si sedette vicino a Mason spostando la sedia attacata alla sua. Io mi misi difronte a lui con mio padre di fianco.

La cena passo molto lentamente. Tra quella gallina che ogni volta che rideva posava la mano sulla spalla di Mason e la pistola sulla mia coscia che mi chiamava, è stato molto difficile non sparargli in testa.

"Ma tu non parli?" mi chiese alla fine della cena davanti a tutti visto che non avevo spiccicato parola. Mio padre mi strinse il polso da sotto al tavolo. "Si parlo, semplicemente non mi piace molto conversare" dissi io facendogli un sorriso tirato. "Mason che ne dici di andare a fare un giro in giardino?" chiese la gallina con gli occhi che sbattevano, con le sue ciglia finte immaginai che avesse potuto far volare un aereo da quanta aria facevano.

Io mi schiarì la gola "tutto a posto Aurelia?" chiese la gallina "Olivia" la corressi prendendo in mano la mia pistola stringendo la canna da sotto al tavolo. Mio padre me la strappò di mano mentre io lo fulminai con lo sguardo. "Andiamo fuori Signorina Rossi" disse Mason con un sorriso che riconobbi falso.

Lei lo seguì sculettando. "Olivia mantieni la calma" disse mio padre "Io. La. Uccido." dissi ringhiando "Olivia tu non la uccidi" disse mio padre con tono supplicante "ho bisogno di sparargli un proiettile in testa" dissi io chiudendo gli occhi per la rabbia "fai respiri profondi" tentò mio padre. "Se mi cerchi sono in stanza insonorizzata, immaginerò che il manichino sia la sua faccia" dissi facendo un sorriso che pareva più a una smorfia "dio mio" sussurrò mio padre scuotendo la testa.

Dovevo scaricare la rabbia prima di scaricare il caricatore addosso a quella specie di gallina sanguisuga.

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