capitolo 25

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Mi risvegliai quando due forti braccia mi presero in braccio. Aprì gli occhi e vidi i pettorali di Mason e il suo volto che guardava dritto.

"Che stai facendo?" chiesi con voce assonnata guardandomi intorno "ti eri addormentata in libreria" disse lui posandomi delicatamente sul letto.

Aveva in mano delle bende e del ghiaccio, nelle sue unghie c'era ancora incrostato il sangue, e riguardo alle mie erano ancora completamente ricoperte di sangue secco "come sta Adam?" chiesi di scatto a Mason senza guardarlo negli occhi. "Bene, un medico starà con lui tutta la notte, ma sta bene" disse Mason cercando il mio sguardo.

"Vado a prendere l'acqua" disse lui "no, faccio io. Puoi uscire adesso" dissi io mentre andavo in bagno. Lui mi seguì, io scaricai l'acqua del water dove c'era ancora il mio vomito. Notai dalla finestra che si era fatta sera. Sciacquai freneticamente le mani. Il sangue non si toglieva.

Sbuffai più volte per trattenere le lacrime che il nervoso mi stava facendo venire. "Olivia" mi disse Mason serio. Io non mi fermai, non lo guardai, ne gli diedi retta. "Olivia guardami" disse prendonomi il viso con le mani. Io chiusi gli occhi "Olivia" mi sussurrò lui.

Mi staccai bruscamente e andai in libreria. "Devo mettere a posto, esci" dissi risoluta. Quando cercai di mettere a posto la poltrona, il polso sinistro mi mandò una fitta di dolore.

Uscì dalla libreria freneticamente mentre mason mi guardava "esci" dissi io anche se pensavo tutt'altro "no" disse lui sedendosi sul letto.

"Esci" gli ringhiai in faccia. Lui si rialzò e dall'alto mi disse "no" "fanculo, fanculo, fanculo" dissi riempiendogli di pugni il petto. Lui mi fermò i polsi facendo attenzione a quello a sinistra e mi abbracciò.

"Levati" dissi dimenandomi e piangendo. Lui rinforzò la presa. Io crollai.

Mi aggrappai alla sue spalle e piansi in silenzio. Lui mi strinse senza dire una parola.

"Olivia va bene crollare" disse lui dopo un po'. "Va bene crollare" continuò, e quasi mi convinse. Mi staccai "perché sei qui se mi hai reputato stupida?" chiesi io standogli a una distanza di sicurezza. L'unica cosa che avrei voluto era ritornare in quell'abbraccio, ma non ce l'avrei fatta a incassare un altro colpo.

Lui a quella frase contrasse la mascella "Olivia ho visto persone esplodere grazie a proiettili simili. Quando ti ho vista correre, con il proiettile in mano ho capito. Quando ho sentito l'esplosione era a poco da lasciare Adam su quel tavolo e venire da te. Ho urlato il tuo nome non so quante volte. E in quel momento, quando non sentivo la tua risposta, non saprei neanche che cosa avrei potuto fare sapendo che tu fossi morta per salvare noi. Ho detto quelle cose perché ero arrabbiato con me stesso. Ho pensato che non avessi saputo proteggerti. Perché Olivia io voglio solo questo per te." mi sussurrò lui avvicinandosi ogni parola più a me.

Io annuì. "Che ne dici se ti medico il polso?" chiese lui indicando il mio polso che ormai era viola. Io annuì e mi sedetti sul letto porgendogli il polso. "Hai fame? Ho visto che hai rigettato tutto" disse facendo un cenno al bagno "no non ho fame" dissi "dobbiamo medicarti pure la guancia" disse Mason mentre mi spostava il viso con un dito. Io annuì "mi vuoi raccontare cosa è successo con Rosie?" chiese lui in tono deciso, io scossi la testa.

Lui mi fasciò il polso e mi mise il ghiaccio sia li che sul viso. "Se vuoi ora vado" disse Mason guardano per l'ultima volta il polso. Oggi aveva medicato metà casa, si vedeva che era stravolto, e anch'io.

"Resta" dissi solamente facendogli più spazio per sdraiarsi "almeno per stanotte voglio dormire" gli dissi con un alzata di spalle. Lui annuì e si sdraiò.

"Olivia, Nick è un uomo buono, domani ti dirà tutto. Lo capirai anche tu" disse. Io appoggiai la testa sul suo petto "domani mi aiuti a sistemare il casino?" chiesi riferendomi alla libreria "Clara sistemerà la camera, ma la libreria voglio farla io" dissi "va bene" sussurrò Mason già con gli occhi chiusi.

Io mi avvicinai a lui e lo abbracciai cingendogli il collo con le braccia e accarezzandogli i capelli. Lui mi strinse per la vita. Le nostre gambe erano incrociate. E in quell'attimo mi sentì a casa.

Mason era la mia cura. Mason era la mia ancora. Mason era il mio posto sicuro. Mason tirava fuori la parte di me che nascondevo a tutti. Lui e i suoi occhi smeraldo, il suo fisico scolpito e il suo raro sorriso.

Come definirlo? Sapevo come doveva essere definito. Lo sapevo. E non dirlo lo rese come se fosse una parola troppo fragile da pronunciare. Come se fosse solo una scintilla di inizio che con un po' di vento si sarebbe consumata fino a sparire.

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