capitolo 20

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Mi misi in un punto vantaggioso per la visuale e iniziai a prendere la mira.

Quelli che dovevo uccidere io erano 9. Niente che non avevo già fatto. Presi la mira con la Glock 43 e sparai a quello che stava portando il baule alla macchina.

Fuori uno.

Tutti si allarmarono e tirarono fuori le pistole.

Fuori il secondo.
Fuori il terzo.

Uno aveva visto dove ero appostata, non osai guardare quello che stava facendo Mason.

Sparai a unaltro.
Fuori il quarto.

Me ne mancavano cinque, quando uno mi vide, mi indicò e anche gli altri capirono. Sparai a quello che mi aveva indicato.
Fuori il quinto.

Ormai erano troppo vicini per prendere la mira, quindi presi due coltelli.

Uno si avvicinò con la pistola pronto a spararmi e io gli centrai la trachea con un coltello.

Lui iniziò a tenersi la gola con le mani. Gli corsi incontro e con l'altro coltello gli tranciai la gola.
Fuori il sesto.

Presi le pistola di quello che avevo appena ucciso e ne feci fuori un altro.
Fuori il settimo.

L'ottavo mi venne incontro di rincorsa, buttò via la pistola. Voleva sfidarmi corpo a corpo. Mi tirò un gancio sinistro che mi fece rivolgere la faccia. Io gli tirai una ginocchiata sul fianco e un diretto sullo sterno. Lui perdendo l'equilibrio mi diede la possibilità di tirargli tre diretti ben assestati sul naso. Cadde tenendosi il naso e io ne approfittano per spararli in testa.
Fuori l'ottavo.

L'ultimo era davanti a me. Era un gigante di muscolatura. Lanciai uno sguardo a Mason che ne stava affrontando due a mani nude, e sembrava che lui avesse la meglio.

L'uomo mi corse incontro. Io impreparata non mi riuscì a difendere quando mi prese dai capelli e mi sbatte la testa a terra. Sentì un forte fischio alle orecchie quando la mia testa sbattè a terra e per un secondo non sentì più li spari e le urla. Sembrava andasse tutto a rallentatore. Poi mi ripresi

Quando mi alzai avevo i capelli sulla faccia e sentivo un liquido caldo sulla tempia, la testa mi girava.

Mi alzai e gli assestai un calcio in faccia. Lui perse per un secondo il controllo e mi diede la possibilità di dargli alcuni diretti e ganci su mascella e naso.

La sua testa traballava di lato e all'indietro. Sentivo le mie nocche spaccarsi, la testa mi pulsava ma non mi potevo fermare. Dettata dall'adrenalina presi uno slancio per una ginocchiata al fianco che lo fece traballare.

Stava cedendo.

Lui intercettò il secondo calcio e mi prese il ginocchio buttandomi per terra e accasciandosi su di me per darmi diretti in faccia.

Uno mi colpì il naso e vidi nero per un secondo dal dolore che sentivo.

Rotolai via dalla sua presa e cercai di arrivare alla pistola mentre lui mi bloccava da un braccio.

Mi mise sotto di lui e mi puntò la sua pistola alla testa. Io chiusi gli occhi e feci un respiro profondo. Sapevo che sarei potuta morire. Per un secondo pensai che forse l'unico modo per cambiare la mia vita, era lasciarla andare. L'unico modo per poter sognare era chiudere gli occhi per sempre. Per un momento, un singolo momento, l'idea di morire mi sembrava una chiave per le catene che mi tenevano reclusa dalla speranza. Per un momento pensai che forse l'unica soluzione per la vera felicità, era la morte.

Sentì uno sparo e il grosso corpo di quell'uomo mi cadde addosso. Insieme alla sua materia celebrale e insieme a quell'idea sfumata, a quell'illusione che mi aveva fatto credere in una morte di speranze.

Sforzandi lo tolsi via e stetti per un secondo sdraiata per terra. Mi toccai la tempia e quando mi guardai le dita notai che erano macchiati di rosso.

Feci un grugnito di frustrazione e cercai di alzarmi. Mi ritrovai a sostenermi il busto con le braccia, con i capelli davanti al viso per lo sforzo.

"Olivia certo che non le sai mantenere le promesse" mi disse Mason accorendo e me "non ti ho promesso nulla" dissi io tenendomi la testa dal dolore.

Lui mi prese sotto braccio "riesci a camminare?" "si" riuscì a fare i passi necessari per la macchina prima di abbandonarmi sul sedile "aspettami qui, non chiudere gli occhi" mi avvertí Mason anche se era la cosa che più volevo fare.

Lui ritornò con quei due bauli. Notai ora che aveva del sangue sulla camicia, e ero sicura che non fosse suo. Montò i bauli in auto e si mise al posto del guidatore.

Non sentivo le parole che mi diceva, vedevo la sua bocca muoversi ma non sentivo le parole "Non ti sento" lo urlai con tutto il fiato che avevo in corpo, eppure uscì un sussurro.

Lui sbatte un pugno sul volante e partì a tutta velocità.

Sentì una fitta allucinante alla testa e mi piegai in due dal dolore "Olivia resta su" disse Mason in modo ovattato. Io restai su e lui capì che lo potevo sentire.

"Come è successo Olivia" disse lui leggermente agitato mentre cercava di farmi restare svegli facendomi parlare "mi ha preso i capelli e mi ha lanciato a terra" cercai di dire io in frasi sconnesse "li hai uccisi tutti?" chiese lui facendo una curva brusca e tenendomi per la vita per non farmi muovere troppo "uno l'hai ucciso tu" dissi in un sussurro.

Dovevo restare sveglia, cercai di continuare a parlare "i primi sono stati facili" dissi io in modo farfugliato "gli altri un po' meno" sentì un qualcosa di caldo che mi scivolava sul collo.

Sangue.

Mason si strappò al volo un pezzo di camicia e me la diede "fa male, ma devi cercare di fermare il sangue" disse lui mentre guidava e mi lanciava occhiate.

Io lo presi a fatica e me lo misi sulla tempia dove sentivo dolore. Misi la testa all'indietro delicatamente, cercando di far passare quel dolore alla testa "senti male da altre parti?" mi chiese lui lanciando un occhiata "al braccio sinistro, penso che mi verrà un livido, alla schiena e...e alla testa" cercai di dire più faticosamente.

Lui accostò davanti alla locanda "Mason sono stanca" farfuglia io mentre lui mi tirava su. La testa faceva troppo male e il modo migliore che trovavo per alleviare il dolore era dormire, mi convinsi.

"Olivia non chiudere gli occhi" disse lui prendendomi sotto braccio "fallo per me" disse lui.

A un certo punto mi prese in braccio visto che io lo rallentavo.

Sentì una forte nausea alla bocca dello stomaco e le energie strappate via in un secondo. Iniziai a vedere macchie nere che si avvicinavano.

Io buttai la testa all'indietro e chiusi gli occhi, l'ultima voce che sentì fu quella di Mason che mi diceva di non chiudere gli occhi.

Chissà se erano le sue braccia l'ultima cosa che mi avrebbero toccata. Se il suo odore fosse l'ultima cosa che avrei sentito. Se il suo cuore fosse l'ultimo suono che avrei udito. Se i suoi occhi fossero l'ultima cosa in cui mi sarei sentita a casa.

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