Capitolo 59

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Scesi di sotto, vidi dalla finestra che era sera. Il camino era acceso e la tavola più o meno apparecchiata.

"Mason?" chiamai, la casa era deserta. La porta principale era socchiusa. Guardandomi intorno raggiunsi l'ingresso e presi la mia pistola.

Il cuore mi batteva.

Sentì dei colpi secchi, mi girai di scatto verso la porta d'entrata. Andai difronte a essa caricando la pistola.

L'ultima volta che aveva sparato, era per uccidere Eloise.

Cercai di trattenere il respiro e fermare il tremolio delle mani. Tutto inutile.

Aprì di scatto la porta e puntai la pistola davanti al mio viso. Non c'era nessuno.

I colpi venivano dalle stalle.

Andai verso le stalle stando attenta a ogni singolo rumore.

Arrivai e con la coda dell'occhio vidi una sagoma con un ascia in mano.

Il respiro mi si mozzò e misi la schiena su una corteccia d'albero per capire la mia prossima mossa.

Mi ero messa una tuta nera, però la felpa era rossa, non potevo mimetizzarmi.

Lui aveva un'ascia, io una pistola. C'è la potevo fare.

Chiusi gli occhi. Ero stanca, totalmente stanca di tutto questo.

Un pensiero mi attanagliò lo stomaco mentre andavo verso la sagoma scura, dove erano Mason e Liam?

Non potevo farmi accecare dalla preoccupazione, non ora.

Ero arrivata al retro delle stalle. Notai Lola mangiare tranquilla. Doveva essere a sinistra.

Andai velocemente a sinistra e puntai la pistola sulla sagoma che mi si presentava davanti.

"Olivia ma cosa fai?" mi chiese Mason stranito. Abbassai la pistola con ancora il fiato pesante.

Era la sua la sagoma, stava tagliando la legna con un ascia "dov'è Liam" chiesi girandomi intorno tenendo le mani sulla pistola "è a farsi la doccia" disse lui conficcando lascia nel legno e venendo verso di me preoccupato e confuso.

"La porta era aperta... Non c'era nessuno... La sagoma con l'ascia" iniziai a dire frasi sconnesse cercando di calmarmi. "Olivia ferma" disse Mason venendo davanti a me mentre io mi ravvivavo i capelli confusa e ansiosa.

Il respiro non voleva fermarsi.

Perché avevo così paura di ogni movimento strano? Perché ero sempre in guardia? Perché non potevo rilassarmi neanche un secondo?

"Olivia guardami" disse Mason in tono duro mettendomi le mani sul viso.

Chiusi gli occhi.

Calmati Olivia. Basta, calmati.

Calmati Olivia. Basta, calmati.

"Olivia se non ti calmi avrai un attacco di panico" disse Mason sorreggendomi dalle braccia.

La vista era offuscata.

Era stanca, così stanca. Dovevo calmarmi. Il respiro, il respiro andava troppo in fretta, non riuscivo a stare al suo passo.

Gli occhi si muovevano, la sagoma, la vedevo ancora. La sagoma era Eloise.

Vidi Eloise venire verso di me con un buco infronte.

No Olivia non è la realtà. Calmati Olivia. Basta, calmati.

Gli occhi aperti privi di vita, la goccia di sangue che li sgorgava sulla fronte.

Tua, Tua, Tua è la Colpa Olivia.

"Olivia" sentì la voce di Mason urlarmi contro. Uno scossone della testa mi fece incontrare i suoi occhi.

Quegli occhi erano di Mason, non di Eloise. Mason.

"Sto bene" dissi ritornando alla realtà.

Perché proprio ora mi ritornava in mente? Perché proprio adesso?

"Olivia guardami" disse Mason. Io chiusi gli occhi e puntai lo sguardo in quel verde smeraldo. Mi persi in quel posto da me amato e sicuro.

Il respiro mi si allentò quando mi concentrai su quelle piccole carezze che Mason mi stava facendo sul viso con il pollice. "Olivia devi parlarmi" disse lui serio "non so cosa provo in questo momento" dissi io seria "non ti ho chiesto di dirmi cosa provi, ti ho chiesto di dirmi cosa c'è nella tua testa" disse lui serio.

Io abbassai lo sguardo "andiamo a mangiare e mi spieghi ogni cosa va bene?" chiese lui "Mason non lo so" dissi io.

Manifestando i miei incubi, avevo paura che si materializzassero nella mia vita.

"Olivia io non ti sto obbligando. Però se non so cosa ti succede, non so come aiutarti" disse lui in un sussurro pieno di dolore.

Lo guardai di nuovo, più a fondo. Nel suo passato Mason era stato impotente, impotente di proteggere se stesso.

Io li ero crollata addosso più di una volta. E lui si sentiva impotente. Lui non sapeva che era l'unico che mi aveva fatto uscire dal baratro.

"Va bene" dissi io annuendo "va bene" ripetè lui con tono dolce.

Mi stavo girando per rientrare in casa. Lui mi tirò dal braccio e mi abbracciò.

Mi strinse forte. Mi sentivo così piccola tra le sue braccia. Come se lui mi potesse proteggere da ogni cosa solo stando lì. Il suo profumo al gusto di menta mi inebriava le narici. Il suo tocco forte e caldo mi faceva sentire a casa.

"Non farlo più" disse lui riferendosi alla scena di prima. Si vedeva che aveva rialzato le sue maschere per non far uscire le lacrime che spingevano per scivolare sulle sue guance.

Io lo strinsi di più a me senza dirlo niente. Non servivano parole.

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