capitolo 49

4.5K 104 1
                                    

Chiamai Rosie "Rosie io e Mason non scendiamo a mangiare" dissi io "Olivia sapete che non potete scopare sempre?" chiese lei e io sentì la risata di Jack "No Ros è che a Mason gli è venuta la febbre, non sta bene e dice di non avere fame. Preferisco restare con lui" dissi assumendo un tono preoccupato mentre Mason continuava a baciarmi il collo "Ah, poi se dopo hai fame se vuoi ti riscaldo la pizza" disse lei in aria comprensiva e dispiaciuta "va bene grazie Rosie" dissi attaccando.

"Sei una cattiva amica" disse Mason facendo il finto rimprovero "se vuoi la chiamo e gli dico che scendo a mangiare" dissi io salendogli in braccio.

"No, senti scotto tantissimo" disse lui portando una mia mano alla sua fronte. Io risi sulle sue labbra.

Lui ci fece stendere sul letto. "Mi soddisfi ogni secondo di più e allo stesso tempo non riesco a staccarmi da te per più di un secondo" disse lui sulle mie labbra facendomi sorridere "ti voglio ogni giorno di più Olivia" disse lui "anch'io Mason non mi stancherò mai di te" dissi baciandolo e andando sopra di lui. Ci guardammo negli occhi, i miei capelli che ci facevano da tenda, noi nudi sopra un letto. Il posto che amavo.

Finimmò di rotolarci tra le coperte un ora dopo, eravamo come calamite, ogni volta che ci staccavamo, ritornavamo sempre allo stesso punto.

"Sei stanca?" chiese lui con il respiro affannoso, uscendo da me. Io annuì sbadigliando sul suo petto.

"La tua pillola reggerà tutto questo movimento?" chiese lui scherzando e alludendo al sesso "sei tu il medico qui" dissi io sorridendo. "Cosa vorrai fare tra qualche anno?" chiese lui "penso che farò sempre questo mestiere" dissi io facendo cerchi immaginari sul suo addome "non ti ho chiesto cosa farai, ti ho chiesto cosa vorresti fare" disse lui giocando con una ciocca dei miei capelli. "Girare il mondo" dissi io sincera "conoscere nuove persone e vivere nuove vite" continuai "a quindi non sono incluso?" chiese lui con un finto broncio. Io mi avvicinai con la testa e lo baciai "ovvio che sei incluso" dissi io sorridendo.

"Tu?" chiesi a lui "il medico ti piace" constatai "si mi piace ma non lo farei. Sono troppi gli studi e la costanza che ci dovrei mettere, voglio fare qualcosa che mi renda libero" disse lui perdendosi nei pensieri. "Strano come nessuno dei due vuole continuare a fare questo mestiere" dissi io sbuffando in una risata finta. "Si strano" sussurrò lui baciandomi la nuca.

Mi svegliai avvolta tra quelle soffici coperte e le forti braccia di Mason. Lui stava ancora dormendo, così mi alzai senza far rumore. Mi misi una sua maglietta e dei suoi boxer.

Scesi giù in cucina dove trovai Liam, Jack e Rosie "come sta Mason?" chiese Jack "bene perché?" chiesi io confusa. Liam fece una risatina. "Perché ieri, a quanto hai detto, aveva la febbre" disse Rosie trattenendo un sorrisetto "o si giusto, infatti adesso è su perché è stanco" dissi io inventandomi una scusa su due piedi. "Hai sempre fatto schifo a mentire" mi urlò dietro Liam quando entrai in cucina.

Non c'era nulla che io sapevo cucinare, quindi pensai proprio che saremmo andati fuori a far colazione.

Ritornai su da Mason che nel frattempo si era svegliato e mi stava cercando con lo sguardo. Io mi sdraiai sul letto e gli diedi un bacio. "Io non so cucinare e non c'è cibo pronto, quindi ti va se andiamo fuori a far colazione?" chiesi io "va bene" disse lui strusciando la faccia sulla mia pancia.

Ci vestimmo e preparammo. Lui aveva i suoi soliti pantaloni neri e la camicia slacciata sui primi due bottoni. Scarpe da ginnastica nere e occhiali da sole per la giornata luminosa. Io misi dei pantaloni neri larghi, un top a fascia nero e un blazer, mi feci la coda alta e mi misi degli occhiali da sole.

"Sei stupenda" disse lui "anche tu" dissi baciandolo. Scesi e mi misi le mie scarpe da ginnastica nere "noi andiamo a fare colazione fuori" dissi ai ragazzi "va bene, noi ci siamo ordinato qualcosa" mi rispose Rosie.

"Vero che viene anche Glock?" chiesi io pregandolo con lo sguardo quando Glock mi raggiunse appena uscita di casa "certo che può venire anche Glock" disse Mason.

Io lo feci salire nel bagagliaio e poi mi misi davanti, di fianco a Mason. Lui si era arrotolato le maniche sugli avambracci mettendo in mostra le sue vene sporgenti e le sue grandi mani.

La mascella contratta mentre guidava e il viso indifferente. Gli occhi coperti dagli occhiali da sole e i capelli spettinati. Non avevo mai visto immagine più bella e eccitante.

"Dove andiamo?" chiesi io incrociando le gambe sul sedile "aspetta e vedrai" mi canzonò lui.

Mason parcheggiò nel centro di New York, mi fece scendere e prese Glock al posto mio. "Vieni" disse prendendomi la mano. Io lo seguì in un vicolo vuoto e non conosciuto, dove si apriva una vecchia insegna di legno con scritta oro che citava "caffè vecchio"

Mason aprì la porta e scendemmo degli scalini. Scostò una tenda e davanti a noi si aprì un vecchio bar. Con massimo sei tavolino. Temperatura giusta e accoglienza perfetta.

Era arredato in vecchio stile, ma allo stesso tempo era uno dei posti più eleganti e semplici che avessi mai visto.

L'odore di caffè mi invase subito le narici "che posto è?" chiesi girandomi intorno "adesso vedrai" disse Mason scendendo gli ultimi scalini e andando
difronte al bancone "Erik" chiamò Mason dal bancone.

"Per l'amor del cielo" disse un signore che avrà avuto circa sessant'anni che sbucò dalla porta della cucina "figliolo fatti abbracciare" disse felice mentre usciva dal cancelletto del bancone "quanto tempo" disse quello che capì chiamarsi Erik. Aveva uno strano accento, non sapevo definirlo.

"Erik ti presento Olivia" disse Mason facendomi avvicinare visto che ero stata per tutto il tempo ferma a guardare la scena. Portai con me Glock "piacere" dissi sorridendo e stringendo la mano che Erik mi aveva porto "non sai quanto mi fa piacere vederti vivo Mason" disse Erik emozionandosi "per anni ho pregato che tuo padre non ti uccidesse, poi quando non ho avuto più tue notizie, ho pensato al peggio" disse lui riabbracciandolo "sono vivo e sto bene" disse Mason dandogli alcune pacche sulle spalle.

Io ero al quanto confusa. "Sedetevi ragazzi, intanto cosa volete che vi porti?" chiese Erik "per lei un caffè colombiano senza zucchero e uno di quei cornetti che fai tu, al cioccolato" ordinò per me Mason. "E per te Mason, un caffè Americano con tanto, tanto zucchero, e anche i cannoncini alla crema se non ricordo male" disse Erik "giusto" disse Mason sorridendo.

Non l'avevo mai visto sorridere così, era felice, quella era un sorriso di chi era a casa.

mafia in love Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora