capitolo 17

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Erano ormai le 5:45 e io mi stavo vestendo. Avevo messo un vestito di velluto rosso accesso, un po' largo ma fatto a tubino, la scollatura era larga così che creasse delle piccole balze che evidenziavano il seno e le spalline erano sottili. Mi feci uno chignon morbido e con qualche ciocca sciolta che mi ricadeva sul viso, rossetto di un rosso rosato e un trucco leggero senza ombretto.

Scarpe con il tacco bianche a cui ci abbinai anche una borsa. Okay ero pronta.

Rosie mi aveva detto di vestirmi il più elegante possibile visto che a detta sua era una mostra importante, con tanto di caviale e champagne. Non so come mi sono fatta convincere.

Scesi giù e trovai una cinquantina di persone vestite di nero, alcune che avevano sguardo triste e malinconico e altre evidentemente venute e presenziare solo per rispetto.

Mio padre mi avrebbe ammazzato.

Scesi la scala con lo sguardo di alcune persone addosso, inutile dire che non era benevolo.

Quando raggiunsi la fine, mio padre seguito da Mason, che mi alnciò uno sguardo di sfida misto a malizia, mi vennero in contro "ma come diavolo ti sei vestita" disse lui sussurrando per non far sentire agli altri il rimprovero.

Sentivo lo sguardo di Mason bruciare addosso al mio corpo. "Non sono mica io quella morta" dissi alzando le spalle. Lui stava per urlarmi addosso qualcosa ma io lo superai andandomene e chiedendo all'accompagnatore di prendere l'audi. Mason mi raggiunse in veranda mentre io aspettavo lo shaperon "sai Olivia noi abbiamo qualcosa in sospeso" disse lui con una scintilla di sfida nello sguardo "non mi piace che qualcuno mi imbrogli" sussurrò lui avvicinandosi a me "e soprattutto mi piace ancor meno lasciare le cose a metà" disse trascinando un dito verso lo spacco del vestito e portandolo delicatamente in alto "e questo vestito mi fa solo confermare le mie parole". Io in tutto quel tempo ero rimasta ferma con sguardo soddisfatto nascondendo i fremiti di eccitazione che quella presenza mi dava. "Tempo al tempo Mason" dissi io prima di scansarlo e andare in macchina.

"Hey bella" disse Rosie abbracciandomi appena mi vide scendere dall'auto. Io ricambiai il saluto e entrammo nel museo.

A fine della mostra mi facevano male i piedi e appena salì in macchina tirai un sospiro di sollievo per esserne uscita. Rosie mi aveva parlato per due ore di artisti contemporanei e neoclassicisti, la mia testa stava scoppiando.

Quando arrivai a casa mentre camminavo sul vialetto mi tolsi i tacchi e chiusi gli occhi per la soddisfazione e la gioia di essermi tolta quei trampoli.

Erano le 9pm e io stavo morendo di fame quando entrai in salotto. A aspettarmi trovai Mason e mio padre seduti sul lungo tavolo, dove stavano mangiando in silenzio. "Olivia, Clara ti ha preparato la valigia. Partite ora" disse mio padre "ma dove?" dissi io non capendo. "dovete andare fuori città per questioni di massima importanza, Mason ti spiegherà tutto" disse lui "io ho fame" protestai "dovevi tornare prima, adesso ti consiglio di andarti a cambiare perché non sarai comoda a viaggiare così, Mason ti aspetterà in macchina" disse mio padre mentre Mason si alzava "sai Nick, ti odio ogni secondo di più" dissi io rivolta a mio padre mentre lo guardavo con disprezzo, lui abbassò lo sguardo sul suo cibo.

Mi misi una tuta rossa e un top nero e se avesse dovuto far freddo, avrei preso una felpa dalla valigia .

Scesi giù sbuffando rumorosamente quando passai davanti a mio padre.

Entrai in macchina sbattendo rumorosamente lo sportello e incrociando le braccia. Mason si girò lentamente verso di me e mi fulminò "Olivia Lois, prova a fare qualcosa alla mia macchina che ti investo" "ma stai zitto che hai i soldi che ti escono dal culo. Puoi comprartene quante ne vuoi di queste fottute macchine" dissi io incazzata. "o ti calmi o esci" disse lui. Io stetti ferma e posai lo sguardo sul finestrino.

Mason partì.

Erano passati dieci minuti e la mia rabbia non era ancora svanita del tutto "non perché non mi piaccia vederti con quello straccio al posto di maglietta Olivia, ma nel posto dove andiamo farà freddo" mi avviso lui "tieni gli occhi sulla strada Mason, e non sulle mie tette. Grazie" dissi io facendo un sorriso ironico "o Olivia fidati che posso fare più cose contemporaneamente" disse lui ghignando.

Io sbuffai, anche se dentro di me si era appena accesa una scintilla di eccitazione.

"Mason ho fame" mi lamentai io dopo mezz'ora di viaggio. Lui alzò gli occhi in aria "appena trovo un fast food ci fermiamo".

Mason accostò davanti a un Mc. Appena misi piede fuori dalla macchina sentì la brezza fredda, così rientrai e stavo per prendere il mio borsone quando trovai una felpa nera appoggiata ai sedili.

La misi, sapeva del profumo di Mason, non mi dispiaceva.

Scesi mentre lui era già all'entrata "ma quella è la mia felpa?" disse lui in maglietta che indicava la cosa che aveva addosso "non è colpa mia se tu sei un fottuto robot di titanio e non sentì freddo. Era lì e lo presa" dissi io alzando le spalle. Lui sbuffò anche se percepì un piccolo sorrisetto sul suo viso.

"un Big Mc, prendi il menu grande e prendi anche sei polletti con la salsa agrodolce, ah e Mason, prendimi i Pancake con il cioccolato" ordinai io a Mason mente io me andavo a sedere, in sua risposta mi urlò dietro "Olivia mi hai scambiato per un cameriere?" lo ignorai.

Quando il mio vassoio arrivò misi a posto il telefono e mi inizia a abbuffare sul cibo "ma io non mi spiego come il tuo stomaco possa contenere tutto sto cibo" disse lui "Io ho fame, io mangio" dissi mordendo il panino, lui sorrise debolmente mentre mi guardava mangiare.

Finito di mangiare, andai in macchina e guardai il telefono. Mason appena accese la macchina disse "non voglio vomito nella mia macchina" prendendomi il telefono dalle mani e lanciandolo nei sedili dietro. "Primo, io non vomito, secondo, adesso ti uccido per aver lanciato il telefono" dissi io sporgendomi dietro per andarlo a prendere.

Lui mi tirò giuro per la vita e mi allacciò la cintura "devo metterti i seggiolini come ai bambini Olivia?" chiese lui sarcastico "No Mason, ma penso che a te servirebbe un ciuccio per tapparti la bocca" dissi con un sorriso palesemente ironico.

Mi misi comoda e appoggiai la testa al finestrino guardando la strada che scorreva, mentre le mie palpebre si facevano pesanti.

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