Ero in stanza. Mason mi avrebbe raggiunta da lì a poco.
Presi coraggio e uscì dalla stanza. Raggiunsi la porta della camera di mio padre.
Prima o poi lo dovevo fare.
Toccai la maniglia. Il ricordo del suo corpo in cenere mi invase la testa. Ce la puoi fare Olivia.
Aprì la porta e accesi la luce.
Il letto era rifatto. Come se lui non ci fosse mai stato.
La camera era vuota, impersonale. C'era solo una foto sul suo comodino.
Mi avvicinai cauta, come se fosse un posto troppo fragile persino per respirare.
Mi sedetti sul letto e presi la foto.
Me la ricordavo. C'ero io che facevo un selfie a tutti e due. Lui faceva una smorfia contraria mentre io facevo la linguaccia e sorridevo.
Gliel'avevo regalata io due anni fa. L'avevo fatto incorniciare per la festa del papà.
"Mi manchi" sussurrai a quell'immagine come se lui fosse racchiuso in quel momento e mi potesse sentire.
Riappoggiai la cornice mentre le prime lacrime scendevano. Andai nel suo armadio e lo aprì.
Presi uno dei suoi tanti maglioni grigi e aspirai il suo odore. Quanto mi mancava.
Le mie lacrime creavano puntini più scuri sul maglione.
"Hey" disse Adam entrando. Non avevo la forza di nascondoere le lacrime "mi manca" dissi io semplicemente.
"Anche a me Ol" disse lui lasciandomi un bacio sulla nuca e sedendosi accanto a me "sai la prima volta che l'ho conosciuto, eravamo al liceo. Lui non se la cavava bene economicamente. Mi ricordo ancora lo stupore nei suoi occhi quando li parlai" disse Adam guardando per la stanza e tirando su con il naso.
Io lo abbracciai non facendocela più a tenere tutto dentro. Quanto avrei voluto che quelle braccia fossero le sue...
"Passerà Ol, passerà" mi rassicurò lui. Passammo ancora un po' di tempo li, a guardarci in giro e a parlarci.
Uscì dalla stanza e andai in camera. Notai la porta chiusa del bagno, Mason evidentemente si stava preparando per andare a letto.
Accesi una sigaretta e mi sedetti sul letto a guardare il cielo scuro. Non c'erano stelle quella sera.
Mi persi tra i miei pensieri per un attimo, mi concessi di immaginare che papà fosse al mio fianco.
La porta del bagno si aprì.
"Dove sei stata?" chiese Mason sdraiandosi mentre io tenevo lo sguardo sulla città e stavo attenta a non bruciarlo con la sigaretta "con Adam, in camera di papà" dissi semplicemente.
"Non devi dire nulla" dissi io "so quello che c'è da fare. Mi serve tempo" dissi semplicemente "infatti non stavo dicendo nulla" disse lui togliendosi la maglia e prendendo la mia sigaretta "dai Mason" piagnucolai io "non fa bene fumare" disse lui aspirando e espirando il fumo sul mio viso "se sono sopravvissuta a un rapimento, a colpi di pistola, un esplosione e la morte di mio padre, le sigarette mi fanno solo che bene" dissi io sdraiandomi sopra di lui guardandolo.
"Domani vuoi venire anche tu?" chiesi io riferendomi all'incontro con i capi delle famiglie "certo che no" disse Mason. Io lo guardai confusa. Lui appoggiò la testa al cuscino e aspirò.
Io guardai il suo collo, la sua mascella pronunciata, il modo in cui teneva la sigaretta e quello in cui aspirava. Era perfetto.
"Perché non dovresti venire?" chiesi io iniziando a baciarli il collo "perché" incominciò lui accarezzandomi la schiena con un dito.
"È il tuo nome che devi mantenere." continuò chiudendo gli occhi e beandosi dei miei baci "non posso venire perché sembrerebbe un alleanza visto che non ci sono più forze e protezioni per la famiglia" disse Mason con calma e con un tono seducente.
"Non mi aspettavo che fossi così intelligente" li dissi ridendo all'orecchio e scendendo da lui.
Mason lanciò il mozzicone per terra. Mi mise una mano sul fianco e mi baciò "mmmh non faremo sesso" dissi io sulle sue labbra "e perché no?" chiese Mason mettendosi sopra di me "perché tra due giorni partiamo per LA, più starai in astinenza, più avrai fame" dissi io provocandolo.
"Domani finisci quel fottuto caso e dopodomani il tuo bel culo sarà a Los Angeles, in una delle suite più belle del mondo" disse scendendo da me.
Io li sorrisi. Poi mi venne in mente una cosa "io non salgo su un aereo" gli dissi scuotendo la testa "infatti c'è il jet privato" disse lui come se fosse normale "no Mason non salgo proprio su un aereo" dissi io risoluta "hai paura di volare?" chiese Mason ridendo "non sto scherzando. Non ho paura di nulla, ma gli aerei, posti dove non hai il controllo della situazione, no non ci salirò mai" dissi scuotendo la testa.
"Vieni con me" disse lui prendendo la mano "va bene che ti amo ma non è che se ci sei tu tutte le mie paure scompariscono" dissi stranita "allora ti do talmente tanti calmanti da stendere un elefante" disse lui con un sorriso ironico "avrò un attacco di panico Mason" dissi io seria "fidati di me. Renderò il volo perfetto" disse lui con un sorriso malizioso. Io lo fulminai con lo sguardo capendo cosa intendesse.
"Adesso dormi" disse Mason "se proprio devo" dissi sbuffando e girandomi da un lato, verso di lui. Chiusi gli occhi "sei proprio una bambina" disse lui abbracciandomi "si ma mi ami" dissi io sorridendo "purtroppo" disse lui sbuffando in una risata.
Gli allacciai le braccia al collo e feci incrociare le nostre gambe.
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mafia in love
ActionIN REVISIONE Olivia Anabel Rubin Lois figlia di uno dei mafiosi più grandi d'America, vive nella grande New York con suo padre. Cresciuta per combattere, per prendere il posto un giorno nell'attività del padre. Ha 19 anni, finito il liceo si trova...