capitolo 43

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Avevo passato la notte insonne, tra mezz'ora mi sarei dovuta preparare per l'incontro con il Signor Rossi.

"Olivia secondo me dovresti usare la pena come arma" disse mio padre "gioca sul fatto che hai paura di essere ancora rapita e torturata" disse mio padre "no papa, non è il metodo giusto" dissi io pensando "a Rossi non gliene frega nulla" dissi io sbuffando.

"Cambiando discorso" disse lui guardando se ci fosse qualcuno in giro "so che non sono Rosie, però puoi fidarti. Come va con Mason?" chiese lui venendo a sedersi accanto a me.

Io sorrisi malinconica "abbiamo litigato, pensa che io non mi fidi di lui" dissi "allora io non me ne intendo molto di relazioni" disse mio padre facendo un sorriso buffo "però penso che tu gli debba dimostrare quello che provi. Con le parole noi siamo molto bravi Olivia, con questo mestiere soprattutto. Mason è troppo pieno di orgoglio per farsi prendere in giro. Deve vedere le cose con i suoi occhi" disse mio padre.

Io sorrisi "grazie papà" gli dissi sporgendomi per abbracciarlo. In quel momento entrarono Jack e Mason "ritorniamo dopo?" mi chiese Mason senza guardarmi neanche "no, Olivia si stava andando a preparare" disse mio padre staccandosi e faciendomi l'occhiolino "si giusto, George fai preparare Glock." dissi riferendomi a George.

Uscendo incrociai lo sguardo di Mason. Aveva rialzato tutte le maschere. Abbassai lo sguardo non sapendo sopportare la sua più profonda indifferenza.

Indossai un completo con pantaloni eleganti larghi neri, sopra un Blazer nero con sotto un corsetto nero di pizzo, tacchi neri e un collie di diamanti.

Misi gli occhiali da sole che avevo usato ieri e mi feci una coda alta con i capelli stirati. Feci un bel respiro e scesi.

Passai dal salotto dove trovai Jack Mason e papa. "posso prendere la tua porche nera?"chiesi a papa "è in autolavaggio" disse lui dispiaciuto.

Mason senza guardarmi disse "prendi la mia Ferrari se vuoi" nel suo tono non traspariva niente. "Grazie" dissi in un sussurro cercando i suoi occhi, lui posò lo sguardo su di me per un secondo e poi lo distolse contraendo la mascella. Presi Glock e uscì.

Stavo salendo sulla sua macchina quando Mason mi raggiunse, si mise davanti a me e io sperai con tutta me stessa che mi perdonò, che mi disse che andava tutto bene.

"Sta attenta" disse guardando tutto tranne che me "non riesco e andarmene senza che tu mi baci" dissi in un sussurro "non posso Olivia" disse lui guardandomi con la sua finta indifferenza negli occhi. Io lo abbracciai, lui non si scansò, ma non ricambiò, anche se sentì che si rilassò sotto il mio tocco.

"Ti amo Mason, ti amo e te lo dimostrerò" sussurrai sul suo petto. Lui resistette a malapena a non stringermi.

Mi sedetti sulla sua macchina senza lasciargli l'ultimo sguardo, sapevo che se l'avessi fatto non sarei andata a quell'incontro. Chiusi lo sportello con Glock di fianco e alzai la mia maschera.

"Ciao Olivia". Io e il signor Rossi ci eravamo seduti su un tavolino in un bar al centro di New York.

Era un posto lussuoso, dentro era di marmo nero e c'era un grande bancone con il muro dietro pieno di alcolici costosi.

Io avevo preso un martini, lui invece un wiski liscio. "Perché ha voluto me?" chiesi andando dritta al punto "Cosa provi verso Eloise Olivia?" mi chiese Rossi mettendo il busto sullo schienale della sedia "rabbia, la vorrei morta" dissi io sincera "ecco perché." disse lui "tuo padre mi avrebbe solo detto che era preoccupato che tu potessi rivederla. Ma tu lo vuoi, tu vuoi rivedere Eloise per ucciderla" disse lui facendo un sorriso furbo "e dimmi perché i miei uomini dovrebbero morire in una battaglia che non ci gioverebbe neanche?" chiese "perché se non lo fate cadreste in rovina" dissi io indifferente, lui alzò le sopracciglia per farsi spiegare "ho visto Emma l'altro giorno" dissi. Lui per un attimo trasalì, ma poi si rimise la sua maschera "Sa io penso che lei la faccia spacciare per sua figlia perché lei signor Rossi non ha eredi" dissi io sorridendo furba.

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