capitolo 13

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Girai la testa di scatto e Mason si allontanò emettendo un basso ringhio.

Rosie era davanti a noi con le braccia incrociate che si stava trattenendo dal ridere "Ciao Rosie che ci fai qui?" chiesi io cercando di riprendermi dal caos che si era creato in me a causa delle labbra di Mason.

Mason intanto aveva ripreso i suoi pantaloni e era entrato in casa lanciando uno sguardo fulmineo a Rosie "beh cara Olivia ero venuta a trovarti ma ho notato che eri già una buona compagnia" disse lei scoppiando a ridere.

"fottiti" dissi io alzando gli occhi al cielo "allora mi dovresti dire qualcosa?" chiese lei amicando a ciò che era appena successo "penso sia stata solo attrazione fisica" dissi io con un alzata di spalle, lei non molto convinta sorvolò sull'argomento. Io nel mentre uscì dalla piscina per raggiungerla.

"Allora dov'è tuo padre?" chiese lei non vedendolo in giro "stanotte è dovuto andare a un incarico quindi starà ancora dormendo" dissi io tranquillamente.

Mi misi la vestaglia nera e l'accompagnai dentro ancora gocciolante. "aspettami qui, provo a vedere se sta ancora dormendo" dissi io lasciando Rosie in salotto.

Salì in camera sua e aprì la sua stanza. Il letto era in toccato e non c'era traccia di lui.

Aveva detto che sarebbe tornato all'alba, e in casa non c'è. Cominciai a farmi paranoie, così decisi di chiedere a George se l'avesse visto.

Scesi in salotto "George hai visto papà?" "no signorina, è andato via ieri sera e non è più ritornato" erano già le 11am, dov'era finito?

Rosie mi stava guardando con aria interrogativa "Mason" urlai io per la casa. Lui scese con una maglietta e dei pantaloni asciutti.

La maschera di indifferenza era riapparsa "hai visto mio padre?" chiesi io cercando di non far trasparire la preoccupazione "no, aveva detto che sarebbe tornato all'alba" disse lui alzando le sopracciglia.

"si lo so" dissi io in tono frustato "george fammi vedere i gps dei SUV" dissi io.

Ogni macchina che possedevano aveva un gps per tracciarlo in caso di necessità.

George tornò con un tablet "Il signor Luis aveva preso il SUV numero 7" mi riferì George.

Feci l'acceso nel mentre che Mason si era avvicinato a me e mi stava alle spalle, Rosi al fianco e George un po' più lontano per lasciare la giusta privacy "Dice che è stato scollegato" dissi io aprendo e chiudendo la pagina per vedere se cambiasse qualcosa "l'ultimo aggiornamento è stato qua in vialetto" notò Mason.

"L'ha tolto lui, non voleva che io sapessi dove fosse diretto" constatai io "signorina Lois se mi permette la cosa migliore sarebbe aspettare, il signor Lois è qualificato e scommetto che ogni sua azione sia ragionata" disse George calmo cercando di rassicurarmi.

"Rosie va a casa e chiama Adam" dissi io. La mia migliore amica annuì e uscì di casa. "George metti in allerta le sentinelle." dissi io pensierosa.

George annuì e uscì "Olivia George ha ragione. Nick è furbo. Non farebbe nulla che potrebbe metterlo in pericolo" disse Mason in tono piatto.

"ti sbagli" dissi io girandomi verso di lui seria "mio padre farebbe di tutto per proteggermi. Ho paura che sia collegato con la sera dove mi hanno sparato al braccio. Ecco perché non mi ha spiegato l'incarico" ragionai io iniziando a torturarmi le unghie.

Mason abbassò lo sguardo su di me, non riuscendo a sopportare la pressione dissi "vado di sopra a farmi una doccia, se scopri qualcosa dimmelo" dissi io sollevando la maschera di indifferenza guardandolo serio. Lui annuì e sembrò stare per dire qualcosa ma si bloccò. Alche mi girai e andai di sopra.

Erano le 9pm e mio padre non era ancora tornato. Ero in veranda con la decima sigaretta in bocca mentre lo aspettavo.

Non ero andata a cena e nonostante da fuori sembravo indifferente, dentro ero colma di preoccupazione. Sapevo che era il rischio di questo mestiere. Ma pensare che potrebbe essergli successo qualcosa mi distruggeva.

Adam e Rosie erano dentro casa. Appena era arrivato mi aveva detto di stare calma che mio padre sapeva sempre cosa faceva. Si certo anche con un proiettile in testa?

Mi accesi l'ennesima sigaretta "non credi di star esagerando?" mi chiese da dietro le spalle la voce roca di Mason "cosa vuoi Mason?" dissi in tono piatto non girandomi "Adam ti chiama per mangiare qualcosa" disse lui "non ho fame" dissi io espirando il fumo.

Vedendoci da fuori sembravamo due pezzi di ghiaccio, non traspariva emozione dai nostri occhi.

"devi andare di là comunque" disse Mason. Io mi alzai lentamente e buttai la sigaretta. Senza nenache guardarlo entrai in casa a testa alta.

"volevi vedermi?" chiesi a Adam "Abbiamo rintracciato tuo padre" disse lui. "sta bene?" chiesi subito "si neanche un graffio, si era dovuto trattenere di più per una questione importante" disse in tono piatto.

Non mi convinceva per niente, e Adam l'aveva
capito.

"quando ritornerà?" chiesi io "tra 20 minuti è qui" disse Adam

"Bene vado a letto allora" dissi io congedandomi "Olivia" mi bloccò Adam, io lo guardai da sopra la spalla "deduco che non farai niente di sconsiderato" disse lui serio in un avvertimento sottinteso "O Adam, mi sopravvaluti" dissi io semplicemente.

Salì di sopra e mi preparai.

Presi la mia glock 43, mi misi dei leggins, un top bianco e una giacchetta di pelle nera.

Avrei scoperto dov'era andato mio padre. Ero sicura che lui non me lo avrebbe mai detto, così l'avrei scoperto da sola.

Aspettai che il suo Suv entrasse dal cancello, e quando lo fece, presi la scala antincendio e senza farmi vedere andai verso il SUV.

Aspettai che lui uscì e entrasse in casa e poi entrai nel SUV lasciato aperto.

Le telecamere mi avrebbero vista ne ero sicura. Avevo due minuti di tempo prima che la guardia della sicurezza andasse a riferire a mio padre che io avevo preso il SUV, così sgommai via.

In ogni SUV c'era un registro delle strade percorse. Andai a vedere quelle recenti e trovai linidirizzo che era stato usato nelle ultime 12 ore. Ecco dove sarei andata.

Il mio telefono iniziò a squillare, lo spensi e continuai per la mia strada.

Ero appena arrivata e tre minuti da quel posto, parcheggiai nell'ombra per non farmi notare e andai al civico 33.

Il posto era abbastanza fuori città, sembrava una locanda abbandonato, vidi che all'ultimo piano c'era una luce accesa.

presi la pistola tra le mani e mi feci strada.

Ogni porta era aperta, stavo andando incontro una trappola, lo sapevo, ma non mi sarei tirata indietro.

Se le porte erano aperte vuol dire che mi stavano aspettando, e se avrebbero voluto mi avrebbero già uccisa, quindi c'era qualcosa dietro.

Misi nel punto posteriore dei Jeans la pistola e iniziai a salire le scale.

Arrivai alla stanza illuminata. La porta era spalancata e c'erano due uomini vestiti di nero che mi attendevano ai lati delle porte.

Io li guardai sospettosa e loro non mi degnarono neanche di uno sguardo. Nel mezzo di quella stanza vuota c'era un lungo tavolo di mogano, dove c'erano quattro sedie.

3 erano occupate anche se di una non riuscivo a riconoscere la persona visto che era girata. gli uomini che le stavamo al fianco erano uomini alti e grossi, le solite guardie del corpo addestrate e ottuse.

Mi sedetti sulla sedia davanti a loro anche se la persona in mezzo continuava a darmi le spalle "perché mi avete fatta venire qui?" chiesi io stanca di quella messa in scena "sei sempre stata intelligente Olivia, una ragazza curiosa, forte e testarda, forse anche troppo testarda. Volevi sempre avere il controllo su tutto. Ti ho osservata in questo tempo. Ti ho osservato e ho capito in che cosa il tempo ti ha plasmato, in una fredda assassina. Con una buona base di combattimento, ottima mira e zero rimpianti e emozioni. Pensare che tutto questo è merito mio, mi rende quasi orgogliosa"

Avevo già capito di chi si trattasse, e avevo anche capito che gli avrei sparato un colpo in testa alla prima occasione.

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