capitolo 4

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Era arrivata la sera.

Rosie mi stava aiutando a scegliere cosa indossare.
Alla fine optammo per un pantalone di pelle con una maglietta nera e una giacca di pelle per l'aria fredda di New york, anche se era agosto il freddo si sentiva la sera.

Non misi il giubbotto anti proiettile perché sarei rimasta nascosta e in disparte quindi nel migliore dei casi non mi sarebbe servito. Non osai neanche pensare a un 'peggiore dei casi', l'incontro sarebbe andato bene e non avrei dovuto neanche concentrarmi a prendere la mira.

Era quello che mi stavo dicendo per convincere me stessa.

"sei in ansia?" chiese Rosie mentre mi passava la scarpa da ginnastica nera. Non potevo mettere i tacchi perché non sarebbero stati pratici. "si" dissi io sicura e con un alzata di spalle. Era la verità, ero sempre in ansia prima di questi incarichi. Però non mi facevo mai fermare da essa.

Ero spaventata, ansiosa e anche impaziente. Ma di certo non avrei lasciato che l'emozioni mi condizionassero.

"dai andiamo giù che sta arrivando Adam" dissi io a Rosie. Adam era il padre di Rosie. Alto, capelli grigi, muscoloso e magro, occhi scuri quasi neri. Aveva sempre un aspetto autoritario e freddo, ma sapevo che sotto sotto aveva un cuore grande.

Quando arrivammo di sotto trovai a aspettarci, Mason con altre sei persone, erano tutte in giacca e cravatta nera, a parte Mason che al posto della cravatta aveva il papillon. Alla loro destra c'era mio padre affiancato da Adam che mi fece un sorriso che un padre riserva a sua figlia. Io ricambia. Adesso che li vedevo bene notai che mio padre e lui erano molto simili. Stessi capelli, stessa corporatura anche se mio padre forse aveva una massa muscolare più ampia, gli occhi erano diversi, mio padre ce li aveva uguali ai miei, di un verde scuro. Il naso anche era diverso, mio padre ce l'aveva alla greca e Adam aveva un naso leggermente aquilino. I lineamenti del viso erano marcati e segnati da leggere rughe per tutti e due.

Glock era ai miei piedi seduto, stava scrutando le persone davanti a lui. Incontrai lo sguardo di Mason che mi stava studiando da capo a piedi, poi un uomo di servizio portò un carrello con le armi.

Io presi l'arma che avevo provato prima con Mason e mio padre sul tetto. Mi misi un coltellino nella tasca nascosta della giacca, un altro che nascosi tra la caviglia e i pantaloni e mi misi una fondina dove misi una glock 43. Era più un arma porta fortuna ormai.

"okay tutti alle macchine" disse mio padre.
Cosi tutti uscirono.

Rosie c'avrebbe aspettato qua. Prima che io e Adam uscissimo mio padre disse "Adam l'affido a te, Olivia ricordati cosa ci siamo detti ieri" disse lui riferendosi al fatto che dovevo coprire Adam in ogni modo.

Annuimmo e uscimmo raggiungendo gli altri. Io ero in macchina con Mason e Adam "allora Ol pronta?" chiese Adam, aveva preso il vizio di chiamarmi così dalla figlia "come sempre" dissi io sorridendogli.

Mi lasciarono all'edificio dove sarei dovuta salire e posizionarmi per tenere sotto controllo la situazione. "aspetta il mio cenno, questo è per tenerci in contatto." disse Mason dandomi un auricolare.

Io non lo degnai neanche di una risposta e loro sgommarono al luogo dell'incontro.

Mi guardai in torno e salì all'ottavo piano.

Era un edificio abbandonato, aveva le finestre rotte e i soffitti che quasi crollavano.

Il mio cuore batteva forte, non distinsi se per le scale o per l'ansia. Feci un respiro profondo e arrivai al piano.

Mi sistemai a una finestra che non avesse della luce puntata, per far sì che non si vedesse il riflesso del mirino.

Facendo il meno rumore possibile lo caricai e posizionai il cavalletto.

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