Capitolo 62

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Mi sveglia e vidi la porta del bagno aperta con Mason che si lavava i denti in mutande "buongiorno" dissi io sorridendo. Lui si girò e mi sorrise.

Io mi stiracchiai e mi alzai. Andai da lui e lo abbracciai da dietro. "Ho già preparato tutto per partire. Se vuoi colazione la facciamo in autogrill" disse lui mettendo a posto lo spazzolino "va bene" dissi stringendolo più forte che potevo "Olivia ti ricordo che non sei senza muscoli" disse lui con il respiro bloccato. Io risi stringendolo un altro po e poi lo lasciai.

Eravamo in macchina, avevamo fatto colazione e eravamo in viaggio da mezzora circa.

Avevo rubato gli occhiali da sole a Mason, avevo la canotta nera, i jeans neri e le scarpe da ginnastica. Alzai il volume dello stereo quando partì 'Follow me', non ascoltavo molta musica ma quella canzone mi metteva di buon umore.

Misi la mano sopra quella di Mason che era appoggiata al bracciolo destro della macchina visto che aveva solo una mano sul volante. Lui mi sorrise e me la strinse.

Ero felice, in quel momento. Con lui, ero felice.

Arrivammo davanti a casa e i i ricordi mi investirono come un onda.

"Olivia entriamo?" chiese Mason. Non mi ero accorta che ero rimasta ferma. "Si" dissi io prendendo un bel respiro.

Scesi dalla macchina e Glock mi venne subito in contro. Mi saltò sulle ginocchia scodinzolando "ciao amore mio" dissi inginocchiandomi per abbracciarlo "non chiami me amore mio, però Glock si" borbottò Mason. Io sorrisi leggermente "lui è il mio amore più grande" dissi mentre Glock mi leccava la faccia "a okay, sposati con lui allora" disse Mason alzando le mani "finché non mi chiedi di sposarti io sono libera" dissi rialzandomi. Glock andò anche da Mason e lui si sciolse un po'.

"Chissà, magari domani ti ritrovi un sentiero di rose rosse con candele e l'anello più grande del mondo" disse Mason "non mi piacciono queste cose" dissi facendo una smorfia "lo so amore mio" disse lui beffeggiandosi di me e facendomi l'occhiolino "stronzo" dissi io ridendo.

Mi ricomposi e aprì il grande portone di casa.

"Ben tornata Olivia" disse George venendo all'ingresso abbracciandomi "mi sei mancato George" dissi stringendolo "riguardo a suo padre..." disse incupendosi "va tutto bene. Non c'è bisogno di dire nulla" dissi io cercando di farmi forza. Lui annuì con sguardo emozionato e si spostò per farmi passare.

"Ma che è successo" dissi sbalordita.

Tutte le sedie erano ribaltate, c'erano vetri ovunque, il divano aveva buchi di proiettile come i muri e il soffitto, c'erano fogli sparsi ovunque, era pieno di cuscini rotti e piume che formavano quasi un tappeto . Era un vero casino.

"Ciao Olivia" disse tranquillo Jack passando per il corridoio. Io avevo la bocca spalancata e le braccia a mezz'aria.

Mi girai verso Mason che si stava grattando la nuca cercando di non incontrare il mio sguardo "mi sono sfogato un po', non ti trovavo e ho perso un secondo il controllo" disse lui con tono innocente e da cane bastonato.

Io lo fulminai e lui venne davanti a me "amore mio" disse al mio orecchio mettendomi le mani sui fianchi. Io ero ancora sconvolta "amore mio io ti amo lo sai" disse lui per pararsi il culo "giuro che se non ti stacchi il prossimo proiettile della glock ti amputerà le palle" dissi io chiudendo gli occhi "so che non lo faresti mai, poi come facciamo a scopare?" chiese lui alzando le sopracciglia "ci sono tanti uomini al mondo Mason" dissi io sbuffando in una risata "allora sterminerò parte della popolazione" disse lui facendo un sorrisetto ironico. "Ci sono anche le donne" ammiccai io facendoli l'occhiolino "sei fottutamente eccitante" mi disse all'orecchio lasciandomi un bacio umido.

"Dov'è Ice?" chiesi io staccandomi da lui "da Rosie" disse Jack rispondendo al posto di Mason.

"Devo andare nello studio di mio padre, George chiama Adam" dissi io "e per l'amor di dio sistemate tutto" dissi.

Stavo andando all'ufficio e notai Mason seguirmi "tu rimani qua a sistemare" dissi. Lui sbuffò ma non obbiettò "Glock vai in giardino" li dissi per paura che si tagliasse con un vetro.

Mi incamminai per lo studio di mio padre. Aprì la porta.

Era proprio come me lo ricordavo. Grande finestra che dava su central park, muri in marmo nero, tavolo in pietra nera, pavimenti con un parchet nero, diverse mensole e armadi e un imponente poltrona nera.

Cercai tutti i fascicoli degli ultimi 19 anni, iniziai con quelli che riguardavano famiglie minori per vedere se c'era qualcosa di significante che non sapevo.

"Signorina Olivia c'è Adam, e Rosie" disse il maggiordomo che stava davanti allo studio di mio padre, non mi ricordavo come si chiamasse "fai entrare solo Adam per il momento" dissi io, lui annuì e dopo due minuti Adam entrò.

Mi guardò con gli occhi lucidi e con un grande dispiacere e affetto. "Non ti ho fatto entrare per farmi piangere Adam quindi concentriamoci" dissi mentre lui mi abbracciava. Non volendo staccarsi anch'io ricambiai la stretta. Il mio secondo papà.

"Olivia sai cosa sei per me. E sai che noi ci siamo" disse solamente "lo so" dissi io stringendolo ancora un po'.

"Adam mi devi aiutare, ci sono cose che papà non mi ha detto. Non so dove andare a cercare" dissi io sedendomi sulla sedia e spostando quei fascicoli inutili.

"Olivia in questo ufficio c'è tutto il lavoro di tuo padre negli anni, catalogato e sistemato. Ci sono informazioni utili per il passato, ma quello che tu vuoi veramente sapere sta qua dentro." disse Adam porgendomi una cartelletta.

"c'è anche il testamento di tuo padre, e invece questi sono i fascicoli con più informazioni utili dei Kinsu e dei Rossi" disse Adam porgendomi un'altra cartelletta.

Aprì la meno dolorosa.

A proposito dei Rossi non trovai molto di interessante, solo alcuni scivoloni che avevano fatto economicamente, a quanto pare uno dei punti deboli di Rossi è il gioco d'azzardo.

Sui Kinsu non trovai niente di così eclatante, c'erano foto della pistola che in questo momento era in stanza insonorizzata e altre informazioni sugli estratti bancari.

"Non capisco come questo mi possa essere utile" dissi a Adam che si era seduto sulle sedie davanti alla scrivania "in effetti non lo è, non cercare di manipolarli con qualcosa, piuttosto spaventali" disse Adam. Io annuì pensierosa.

"Ti lascio sola" disse mentre stavo prendendo in mano la cartelletta con il testamento e alcune cose che mio padre mi aveva lasciato "aspetta" dissi io "tu sai cosa c'è dentro?" chiesi sperando in un indizio di cosa mi aspettasse "so che c'è il testamento, ma le altre cose voleva che le sapessi tu per prima" disse Adam. Io annuì.

Adam uscì.

Aprì la cartelletta facendo un respiro profondo.

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