Capitolo 53

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Arrivai al luogo indicato. Un parcheggio vuoto e spazioso leggermente fuori città.

C'erano già delle macchina, erano tesla bianche.

Io andai a dieci metri da loro e le sentinelle si misero dietro di me in una fila orizzontale.

Aspettai che qualcuno scendesse dalle tesla bianche.

Scese un uomo, avrà avuto circa quarant'anni, capelli scuri e un po' di barba, viso pulito e occhi quasi neri. Mi ricordai che papà c'aveva già avuto a che fare.

Scesi dalla macchina e così fecero le sentinelle, sempre stando dietro di me "Buonasera Olivia" disse facendo un passo in avanti "io sono John" disse lui. Io annuì delicatamente mentre lo ispezionavo con descrizione. Io mi allontanai dalla macchina con la valigetta di metallo che mi aveva dato George "avete qualcosa per me da quel che ho sentito" dissi io con tono indifferente e calmo "si, e voi avete qualcosa per me" disse lui. Lui fece venire una sentinella verso di me.

Io andai di persona.

Presi la busta che mi diede e io gli diedi la valigetta. Lui la portò a John che la ispezionò da cima a fondo "non aprite la busta?" chiese lui con sguardo guardingo "c'è qualcosa che non va nell'accordo?" chiesi io girandomi la busta tra le mani "no è solo che mi sembrate indifferente alle informazioni che ci sono dentro" disse lui "Oh certo che no, ma so che nel caso mancasse qualcosa, ve lo solleciteremo" dissi io "a modo nostro" continuai mettendo una minaccia sottointesa "allora sarà felice di vedere che non c'è niente di mancante" disse lui facendo un sorriso tirato "mi saluti suo padre" disse lui "certamente" dissi rientrando in macchina.

Uscì dal parcheggio per prima, poi seguita dalle sentinelle. Tutto questo bel vestito sprecato e questo trucco... Quasi mi dispiaceva che le cose fossero andate nel verso giusto.

"Papà ho fatto" dissi mettendo il telefono in viva voce e guidando per andare a casa "sei stata impeccabile Olivia, ho visto dalla telecamera nelle BMW" disse lui con tono fiero "quando arrivi a casa richiamami" disse lui riattaccando.

Io arrivai a casa, mi tolsi i tacchi e andai in salotto. A aspettarmi c'erano Liam, Jack e Mason "Rosie?" chiesi io entrando scalza e con la busta in mano "è andata a dormire" disse Jack "George portami la cartelletta di documenti di papà" dissi io "vado a prendere del vino e arrivo" dissi io andando al bancone della stanza da gioco.

Ritornai con una bottiglia e un calice visto che loro avevano il loro wiski davanti. Chiamai mio padre "Papà ci sono" dissi io "Okay, Liam esamina la busta e controlla che non ci siano cimici ne nulla" disse mio padre per prima cosa.

Liam prese in mano la busta, la piegò delicatamente e la ispezionò con attenzione "la apro per vedere dentro" disse serio. Sfilò dei fogli, sembravano quelli per i conti bancari o robe simili. "Pulita" disse Liam passando a Mason i documenti "Mason, quelli che hai davanti sono le uscite e le entrate della carta di Eloise. Lei non sa che ogni informazione passa a me da sotto banco. Alla banca ho amici fidati che me le mandano" disse mio padre.

Mason prese dalla cartelletta che George aveva portato, documenti simili "ogni settimana preleva 50000 dollari, è un uscita che fa quotidianamente, sta pagando qualcuno di sicuro" disse Mason. Io mi sporsi più verso di lui per guardare.

"Poi ci sono diversi prelievi da diverse banche, niente di nuovo dall'ultimo mese, solo una cosa però è diversa" disse lui guardando attentamente il foglio "ha avuto un entrata di 100.000 dollari e un uscita di 250.000" disse Mason "Okay, Jack controlla gli ultimi movimenti sul mercato nero, voglio vendite di grossa cifra, tipo armi, case, droga, ogni cosa riconducibile a questa cifra" disse mio padre. "c'è altro?" chiesi io prendendo un sorso dal calice "no, io e Adam domani torniamo. Olivia se per stasera riesci, rifammi il conto dei proiettili, armi, coltelli. Voglio tutto l'inventario completo" disse lui "te lo faccio domani mattina" dissi io "perfetto, buonanotte ragazzi" disse lui attaccando.

"Io vado a dormire" dissi buttando giù l'ultimo sorso di vino "ti raggiungo tra poco" disse Mason.

Io salì le scale e lasciai i ragazzi a parlare di questioni di lavoro. Mi tolsi il vestito e mi misi una felpa di Mason visto che faceva particolarmente freddo. Mi struccai e mi misi sotto le coperte a giocare con Ice.

Dopo circa mezzoretta che stavo guardando un film mentre Ice giocava sul mio petto con un mio dito, Mason entrò "ho bisogno di dormire" disse "hey ma fai male tu con questi dentini" dissi quando Ice mi morse un dito.

Mason si cambiò e si mise a letto in Boxer. "Posso spegnere?" chiese riferito a Friends che stava andando in tv. Io gli feci un verso di assenso e continuai a giocare con Ice.

Lui guardò ogni mio movimento. Risi quando Ice ruzzolò giù dal mio petto e finì sul materasso. "non mi piacciono i gatti" disse Mason mentre avvicinava un dito e Ice glielo artigliava con le zampette minuscole "papà è allergico, voglio vedere quando saprà che in casa c'è un gatto" dissi io sorridendo vedendo la gattina giocare con Mason "mi fai male" si lamentò lui quando si stava arrampicando sul suo petto usando gli artigli. Io risi a quella scena.

Questo era la normalità, una normalità dove non c'erano pistole ne sangue. La cosa che più mi spaventa è che ormai la vita in cui vivevo, quella fatta di omicidi e crudeltà, era la mia quotidianità e non so se mi piaceva per obbligo o per scelta.

"Dormiamo" dissi io quando Ice saltò giù dal letto e andò sulla coperta che gli avevo preparato come cuccia. Poggiai la testa sul petto di Mason e feci incrociare le mia gambe con le sue, lui con un dito mi accarezzava la schiena con ancora le cicatrici fresche e con l'altra mano, mi accarezzava la testa.

Io gli cinsi la vita con le braccia "ti sei dimenticata di dirmi ti amo" disse lui riferendosi a quando ero andata via e gli avevo promesso che glielo avrei detto una volta ritornata "ti amo" sussurrai io sul suo petto.

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