Capitolo 15

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Ero nella mia biblioteca, seduta sulla poltrona con un libro in mano che non stavo neanche leggendo.

Qualcuno bussò alla porta "chi è?" chiesi in tono piatto. La testa di Mason sbucò dalla porta, gli diede un calcio e entrò con un vassoio in mano "tuo padre ha detto che devi mangiare qualcosa" disse lui avvicinandosi "e non me lo poteva portare qualcuno del personale?" chiesi io alzando le sopracciglia.

Lui sbuffò e alzò gli occhi al cielo poggiandomi il vassoio sul tavolino. C'era una macedonia e altri piatti, optai per la macedonia. Lui si sedette di fianco a me per terra e prese una sigaretta dal mio pacchetto. Alzò la testa con la sigaretta in bocca e fece sennò di accendergliela. Io sbuffai ma presi l'accendino e gliela accesi.

"Mi vuoi raccontare di Amber?" chiese lui guardando dritto davanti a se "mi vuoi raccontare delle tue cicatrici?" chiesi io guardandolo.

Lui stette in silenzio. "Hai visto tua madre stasera" disse lui "non è mia madre" ribattei "Olivia non serve a niente far finta che non ti importi" disse lui serio "lo dovresti sapere meglio di me che la prima cosa in questo mestiere è il saper fingere" lo sfidai io "si ma c'è un limite Olivia. Non riuscirai più a toglierti la maschera se la renderai il ritratto di te stessa" disse lui incrociando i nostri sguardi .

Per un attimo mi si mozzò il respiro a vederlo. Aveva aperto uno spicchio nei suoi occhi. È come se per un solo secondo avessi visto tutto se stesso. Poi lo richiuse.

"Che emozioni ti riportano le tue cicatrici?" provai con una strada diversa. Lui l'aveva capito, eppure mi assecondò "rabbia, impotenza, dolore, tristezza" disse lui.

"Dolore, malinconia, tristezza, odio" dissi io pensandoci. Lui non capì così io gli spiegai "sono le emozioni che ho provato rivedendo Eloise" dissi io.

"Cosa è successo a Amber Olivia?" mi chiese guardandomi negli occhi riaprendo quello spicchio.

"Lei era la più affezionata a nostra madre. Fin da piccola soffriva di problemi di cuore, Eloise la trovava solo un peso da quel che mi ricordo. Poi quando Eloise se ne andò, Amber si tolse la vita, sparandosi in testa" dissi io.

Eccola la verità.

"Eri legata a lei?" chiese Mason. Guardandolo negli occhi lo vidi senza maschera. Socchiusi la bocca quando mi accorsi della tristezza che vagava nei suoi occhi "si Mason, era tutto per me" dissi io togliendomi la maschera.

Un turbine di emozioni vagava dagli occhi dell'uno e dell'altro, come se le avessimo rinchiuse per troppo tempo per controllarle.

"È stato mio padre" disse lui, io feci una faccia confusa "a procurarmi le cicatrici" dissi lui. Alche io feci una faccia stupita "Da piccolo non ero bravo a scuola, avevo un deficit dell'attenzione e non mi interessava entrare nei suoi giri. Lui mi puniva ogni volta che facevo qualcosa di sbagliato. Fruste e pugni. Mi sono imparato a difendere cosi. Da solo. Vedevo le mosse micidiali di mio padre e da solo le replicavo per provare a fermarlo la volta dopo che lui mi avrebbe punito. Imparai i punti meno dolorosi dove incassare i pugni. Imparai a cucirmi le ferite. Covavo talmente tanta rabbia repressa per lui, che ciò mi ha reso un mostro." disse Mason guardando dritto.

"Com'è morto?" chiesi io già ipotizzando una risposta "l'ho ucciso io Olivia" disse lui guardando per terra. "Quando un paio di anni fa si accorse che mi ero imparato a difendere, usò la violenza psicologica. Quando tre mesi fa toccò un tasto dolente, io presi la sua frusta e lo strangolai" "non me ne pentì neanche per un minuto" sussurrò l'ultima parte.

Io scivolai dalla sedia al pavimento. Mi misi accanto a lui, spalla contro spalla. Lo sguardo rivolto alla città, anche se non stavamo guardando nulla, vedevamo soltanto.

Mi girai verso di lui, capendo già la domanda che gli volessi fare, lui disse "mia madre è morta per un incidente stradale quando io avevo nove anni, da lì mio padre ha iniziato" disse lui contraendo la mascella per non esternare troppe emozioni.

"Perché me lo stai dicendo Mason?" chiesi io non capendo perché si fosse aperto con me "Perché tu Olivia ti tieni in piedi da una maschera, sei a pezzi sotto, ho visto la delusione verso tuo padre, ho visto i sorrisi dolci che riserbavi per Rosie, e i sorrisi colmi di affetto per Adam. Ho visto la tua bontà con George. Olivia tu sei una brava persona, ma l'hai nascosto per troppo tempo per poterti convincere di esserlo. Io ti ho detto queste cose perché ti capisco Olivia, ti capisco e mi fido di te. Mi fido delle tue scelte e dei tuoi giudizi" disse lui sporgendosi di più per toccare la mia spalla. Io lo guardai, lo guardai veramente.

"Ho letto gli appunti del tuo libro. La speranza non è delusione, la speranza a volte è l'unica cosa che ci tiene in vita." continuò dopo che io non gli avevo detto nulla

"Non è concesso sognare a chi non ha possibilità Mason" dissi io abbassando lo sguardo "con i sogni si creano le possibilità Olivia, a te resta solo rincorrerle".

Una piccola scintilla si accese nel mio cuore, non la spensi.

Appoggia la testa alla sua spalla e mi raccolsi le gambe con le braccia "perché non dormi mai?" chiese lui dopo un po' "e tu come fai a saperlo?" lo incalzai io fulminandolo. "Ogni mattina, alle 5 apro la porta di camera tua e non ci sei." disse lui semplicemente "mi sveglio presto per allenarmi" disse lui in sua difesa "Eloise se n'è andata di notte, e penso che per via di un post trauma mi sia venuta l'insonnia" dissi io con un alzata di spalle. Lui annuì semplicemente.

Passarono 10 minuti e eravamo nella stessa posizione di prima, come se non ci volessimo staccare.

Stavo iniziando a conoscere Mason. Stavo iniziando a capire che potevo fidarmi di lui.

"Ero venuto su anche per dirti che domani abbiamo un incarico" disse lui riprendendosi da quel silenzio "in che cosa consiste?" chiesi io in un sussurro visto che ero in dormiveglia praticamente. "Dobbiamo andare fuori città per un incarico. Domani ti spiego tutto" disse lui accorgendosi che mi stavo praticamente addormentando su di lui.

"E meno male che soffrivi di insonnia" ridacchiò lui. Io feci un grugnito di fastidio. Lui si alzò togliendomi l'appoggio e facendomi perdere l'equilibrio del busto.

Lo guardai male e quando stavo per rialzarmi Mason mi prese in braccio e mi portò nel letto "come siamo dolci" lo beffeggiai io "buona notte signora dei ghiacci" disse lui sbuffando e uscì dalla stanza.

E per la prima volta dopo tanto tempo, fu veramente una buona notte.

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