LIV
«Piaciuto il tuo ufficio?»
«Era enorme, ma l'ho adorato!»
«Tesa?»
Da morire. «Affatto!» Risposi seguendo Austin lungo il corridoio mentre lui si limitò a sorridermi , certo che neppure io credessi molto a ciò che avessi appena pronunciato. Ovviamente lo ero, inoltre, stavo morendo di paura poiché una volta varcata quella porta giù in fondo al corridoio mi sarei trovata nella sala riunione dove il capo della Wolf Law Group aveva riunito tutto il suo staff. Quella scelta avrebbe portato un cambiamento radicale nella mia vita, e non ero ancora certa se ero pronta a compierla o se ero adatta a quel tipo di lavoro e a tutte quelle responsabilità . Sospirai sonoramente anche se più lo feci e più sentii l'aria mancarmi nei polmoni.
«Fermati un secondo!» Parlò lui accostandomi un attimo e cercando i miei occhi mentre mi voltai non appena avvolse la mia mano nella sua. «Lì dentro ci sono i legali più in gamba della WLG ...» mormorò «...c'è gente che ha lavorato fianco a fianco con mio padre ancor prima che io nascessi. Da qualcuno di loro ho anche appreso vari trucchi di questo mestiere, chiaro?» Attese che annuissi. «Ma voglio che tu varchi quella porta come se fossi il miglior avvocato del mondo. La più brava di tutti loro messi assieme, Liv! Lo sei? Ovviamente non lo sei. Puoi diventarlo? Sì, e lo diventerai. Ma lo diventerai se ogni giorno metterai piede qui con la fame e la tenacia giusta. Sei ambiziosa, ti si legge chiaramente in faccia ma non basta per avere il loro rispetto. Nessuno di loro è qui per insegnarti niente, intesi?»
«E allora come farò-...io-...?»
«Dovrai rubarglielo il mestiere. Formarti da autodidatta. Dovrai osservarli, imitare le loro mosse e pensare come pensano.» Aggiunse spiegandomi con maggior chiarezza. «Loro hanno appreso nel tempo ciò che sono oggi, invece tu sei fortunata, perché in un anno potresti raggiungere i loro livelli, potresti perfino superarli, perciò spogliati delle tue insicurezze e supera la soglia di quella porta...» mi sistemò delicatamente il colletto della camicia bianca di raso che indossavo «...come se fossi la migliore. Io ti affiancherò in ogni istante anche se sbaglierai, ma tu ricordati sempre di metterti in gioco e di non avere paura di niente e nessuno perché avrai me pronto a coprirti le spalle . Prima imparerai sulla carta e poi seguirai me o loro in aula.» Disse abbassando il tono della voce mentre chinai il viso in avanti osservando con quanta cura le sue mani profumate stessero maneggiando il tessuto della camicia. «Incomincia a prendere questo cambiamento come il tuo vero percorso di crescita personale. Sarai stanca, stressata, metteranno alla prova il tuo livello di sopportazione e spesso palperai la solitudine dettata dall'invidia o dal timore che tu possa prendere il loro posto qui dentro. Ma tu ricordati sempre chi sei, che cosa vuoi e soprattutto che la maggior parte della gente che lavora qui, non ha mai avuto il piacere di accomodarsi con me nello stesso tavolo di riunione.» Pensai a Dylan che nonostante lavorasse lì da due anni, non avesse mai neppure stretto la mano ad Austin. «Non sei amica di nessuno, sei loro collega e basta. Rivale a volte, soprattutto quando ci saranno assegnazioni di cause importanti o clienti a suol dire d'oro. Intesi? A nessuno importerà che tu vinca, tutti vorranno che tu faccia mosse sbagliate, quindi, mi sento in dovere di dirti di non fidarti di nessuno. Sei qui per te. Per dimostrare a te quanto vali, non ad altri. Non mollare mai. Agisci sempre con umiltà ma sicurezza, e ti farò diventare la migliore in questo posto e la numero uno in questo campo!» Pizzicò il mio mento affinché sorridessi e poi mi incitò a seguirlo lì dentro, nella tana dei leoni.
***
Facendo un resoconto della prima settimana lavorativa potei benissimo dire che fu un vero e proprio fiasco. In mattinata seguivo una specie di tutor con i nuovi arrivati in azienda, cosicché conoscessimo meglio il luogo, di che cosa si occupassero nei vari piani dell'edificio e le basi burocratiche della WLG. Prendevo appunti, mi beccavo occhiatacce o sussurri ed in men che non si dica nella mia testa si crearono varie paranoie quando origliai un pettegolezzo che mi trovassi lì solo ed esclusivamente perché me la facessi con Austin Wolf. Assurdo, anche se un paio di domandine sul perché quell'uomo avesse puntato così tanto su me me le feci. Alle quindici ritornavo a Galveston per attaccare il turno serale da Joe, ed avrei continuato così fino a quando non avrei terminato il periodo di prova e firmato il contratto alla WLG.
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