AUSTIN'S POV«Signor Wolf!» La signora Willson scattò in piedi dalla sua sedia vedendomi camminare velocemente verso l'ufficio di mio padre. «Dove sta andando? Suo padre non può riceverla, è occupato con una riunione importante.» Mi seguì a passo spedito mentre i suoi tacchi rimbombarono sul pavimento di marmo pregiato, alle mie spalle. «Signor Wolf, aspetti...signor Wolf! Austin!»
Spalancai la porta dell'ufficio dell'uomo che a neppure una settimana dal suo matrimonio si stava facendo spompinare a dovere dalla sua giovane sguattera dietro la sua scrivania. La solita russa che aveva assunto per via di alcune doti speciali ; ovvero il davanzale prorompente e la gola profonda. Mi guardò con un'occhiata languida ed il volto stravolto di piacere e lei non smise di leccargli le palle.
«Austin...» parlò con voce spezzata «...non mi aspettavo di vederti qui!»
«Inana, fuori!» Dissi secco mentre la ragazza si fermò estraendo di bocca il pene dell'uomo affine di chiedere il suo consenso. «Puoi continuare dopo.»
«No! Continua pure, tesoro.» La invitò l'uomo accarezzando il viso della giovane biondina mentre ebbi la nausea alla scena e cercai di scacciarla via di mente dirigendomi verso il mini bar, dove mi versai da bere. «Non è un po' troppo presto per bere?» Chiese, al che, non replicai. «Lo dico per te, prendilo come un consiglio. Per il tuo bene!»
Mi sgolai l'intero bicchierino di scotch. «Tu sei l'ultima persona a questo mondo da cui accetterei un consiglio.»
Ridacchiò premendo la nuca della ragazza che iniziò ad avere dei conati sonori per via della profondità che raggiunse l'uccello di Kevin.
Che schifo!«Come siamo acidi oggi!» Mi punzecchiò mentre mi fermai a guardare tramite la parete vetrata il panorama di Houston. La città dov'ero nato e cresciuto.
«Tua moglie dov'è? A casa? A fare shopping? Ad ammazzare qualcuno?» Scherzai lasciandolo di stucco mentre mi rivolse un'occhiataccia. «Chissà, se scoprisse delle tue scappatelle potresti essere tu la sua prossima vittima. Ha almeno idea di quali porcate accadono in questo ufficio?»
D'un tratto lo sentii sbuffare sonoramente invitando la ragazza a sollevarsi dalle ginocchia. «Dai, tesoro, sarà per la prossima volta.» Mormorò dandole uno schiaffo sul sedere e mentre lei si allontanò lui si riabbottonò i pantaloni. «Qualcuno mi ha fatto ammosciare il pisello!»
Attesi si risistemasse prima di parlare con lui di una questione importante. Precisamente, quella inerente alle copie del dossier che mi ero portato con me.
«Come va il tuo viso? Ryder ti ha conciato proprio per le feste! Anzi, non ti ho ancora ringraziato per aver rovinato la cerimonia del mio matrimonio.» Si appoggiò sul lato frontale della sua scrivania accendendosi un sigaro mentre rimasi fermo ad osservarlo giocherellare con la sua fede al dito. Ridicolo! Notò che non replicai, perciò, la sua espressione facciale si indurì, quasi come se la mia presenza lo stesse infastidendo. «Che vuoi? Perché sei qui?»
«Devo parlarti di una questione molto delicata.»
«Sigaro?» Mi porse la sua confezione pregiata mentre declinai l'offerta con un cenno di capo. «Allora? Di che si tratta?»
«Tua moglie.»
Abbozzò un ghigno mentre mi avvicinai a lui con le carte strette in mano. «A proposito, devo ammettere che sei stato davvero sgarbato per la battuta di poco fa. Charlotte potrà anche non piacerti, ma è pur sempre la tua matrigna.»
Gli gettai le scartoffie sulla scrivania. «E un'assassina!» Esclamai secco e deciso. Non ero in vena di scherzi. «Qualche settimana fa, una certa Teresa White in qualche modo è riuscita a trovare Liv...» raccontai quando le prese in mano, incuriosito «...era la moglie dell'ex legale della famiglia Jones, morto in circostanze alquanto misteriose. Le ha consegnato questo dossier che mi sono impegnato a fotocopiare cosicché da studiarlo attentamente e pensa un po', dopo anni dalla tragedia dell'esplosione della fabbrica dei King, forse abbiamo un colpevole.» Lui aggrottò la fronte ed un'aria di attonita incredulità si disegnò sul suo volto. Rimase addirittura senza parole sfogliando quelle pagine. «Non serve che ti dica il nome, vero?»