LIV
Ero coricata a letto. Ryder era di ritorno a Galveston sul suo jet privato. Tempo un paio d'ore o poco più e sarebbe stato da me. Gettai uno sguardo nella direzione della poltrona dove avevo appoggiato il trolley già pronto per il weekend che avremmo trascorso a Riverside, ospiti di Kevin Wolf e Charlotte. Il matrimonio di due serpi, la disgrazia più assurda ed abnorme della storia. Ciò che catturò come calamita i miei occhi fu la cartella di Ryder poggiata sopra il tavolino accanto alla vetrata che dava sul giardino. Provai e riprovai a spostare gli occhi sul cielo o a pensare a qualsiasi altra cosa, eppure, fu più forte di me. Ormai il dossier di Teresa ritrovato tra le sue cose era diventato il mio chiodo fisso.
«Ryder, perché l'hai fatto?» Mormorai tra i denti mantenendo gli occhi puntati rigorosamente lì. «Perché? Cazzo...Perché?» Mi chiesi incessantemente voltandomi nel letto affine di dare le spalle a quei documenti.
Non volli neanche vederli.
Desiderai solamente non fossero mai esistiti oppure non aver ficcato il naso in quella faccenda ormai morta e sepolta anni prima. Balzai giù dal letto non riuscendo a non pensarci. Volendo distrarmi ad ogni costo. Avevo dormito a malapena, e non ero neppure riuscita a mangiare niente. Ero confusa ed estremamente sconvolta. Entrai ed uscii dalla cameretta di Skyler un paio di volte e gironzolai per casa in continuazione fino a che la sala, tramite le alte finestre, venne illuminata dai fari di un'automobile.
Che Ryder fosse già arrivato?Era lui. Abbandonò il veicolo e dopo aver aperto il cancello si addentrò in giardino sollevando il suo trolley affine di non fare rumore, ma appena un attimo prima che infilasse la chiave nella serratura, certo che dormissi, lo anticipai spalancando la porta d'entrata.
«Ciao...» un tenero sorriso illuminò il suo volto «...non dirmi che ti ho svegliata!»
Scossi la testa e mi lasciai avvolgere dal calore della stretta del suo abbraccio. Puro ossigeno per me. Serrai le palpebre e me lo godetti tutto, fino all'ultimo respiro. «Mi sei mancato!»
«Tu di più, piccola.» Chiuse la porta alle sue spalle e mi sollevò di peso portandomi con sé in camera da letto dove solo allora riaprii gli occhi. Accarezzò il mio viso sfiorandolo con delicatezza e specchiandosi nei miei occhi decise di darmi un bacio che però non approfondii, seppur lui tentò. Qualcosa mi bloccò dal farlo. «La bimba?»
«Dorme in camera sua.»
Sorrise e gettò lo sguardo sulla valigia con le nostre cose. «L'hai già preparata?»
Annuii. O la va oppure la spacca, pensai tra me e me!
«Austin ha portato la tua cartella dei documenti. L'avevi lasciata negli uffici degli Warner!» Gliela indicai col cuore in gola, seppur in apnea, pronta a studiare qualsiasi sua reazione.
«Ah, bene.» Mormorò.
«Non vuoi dare un'occhiata per scoprire se manca o meno qualcosa?»
Ad esempio il dossier di Teresa che ovviamente avevo preso io?Mi scrutò per un po', attentamente. Infine, decise di accontentarmi non capendo tutta quella mia ambigua premura. Afferrò in mano il portadocumenti e con l'altra controllò che al suo interno non mancasse nessuna scartoffia. Restai ferma inerme a fissarlo fino a che si voltò a guardarmi impassibile.
«Non mi pare che manchi nulla!» Esclamò abbozzando un sorriso prima di spogliarsi dei vestiti dicendomi che si sarebbe fatto una doccia e poi mi avrebbe raggiunto a letto, dove nuovamente mi coricai in attesa che giungesse. Stava fingendo? Che avesse capito qualcosa? Mantenni gli occhi fissi nella direzione del bagno dal quale filtrava un po' di luce per via della porta socchiusa ma lui parve metterci un'eternità. Stanca e con le palpebre pesanti pronte a chiudersi, attesi, attesi e poi attesi finché seppur l'acqua della cabina doccia stesse scorrendo e la potessi ben udire in sottofondo, incominciai a sentire respiri profondi nell'aria. Terrorizzata dalla sua ombra quando si avvicinò in punta di piedi alla testiera del letto, sobbalzai e restai a guardarlo non capendo che diamine stesse combinando mentre alcune gocce d'acqua scivolate lungo il suo viso si schiantarono sulla mia guancia.