RYDER
Qualcosa sbatté o picchiettò sopra la mia guancia . Mi arrivò un lieve colpetto, poi un secondo ed un terzo. Non mi mossi, bensì aggrottai infastidito la fronte e mugugnai indolenzito non capendo né di che cosa si trattasse e neppure di dove fossi o perché mi sentissi così malconcio ed intorpidito. Mi parve di essere reduce da un blackout totale in stile coma fino a che i ricordi riaffiorarono lentamente nella mia testa come diapositive di un cortometraggio. Anche se ci pensò la vocina di una minuscola creaturella a svegliarmi del tutto quando provò a ficcarmi in bocca qualcosa di gommoso.
Un ciuccio. Il suo...
Riuscii a sollevare solo una palpebra mentre l'altra parve incollata al cuscino dove era poggiata la mia faccia da chissà quante ore o giorni, fino a che l'immagine della marmocchia divenne nitida. «Sky, che ci fai tu qui?» Bisbigliai assonnato e con la schiena a pezzi, come se avessi dormito per giorni su un tappeto di pietre, infine, dopo aver adeguatamente stropicciato gli occhi, gettai uno sguardo attorno rendendomi conto che mi trovassi nella camera da letto di Liv. Lei non c'era ma potei udire la sua voce provenire dal salotto. Era al telefono e parlava animatamente con qualcuno, come se fosse arrabbiata e stesse avendo una discussione . Probabilmente la piccola, con tanto di Dusky e peluche appresso, le era sgattaiolata via riuscendo ad addentrarsi in qualche qui da me. Afferrai quella minuscola pulce e la sollevai di peso facendola sedere sopra il mio addome mentre mi riferì qualcosa che ovviamente non compresi. Eppure, la sua sola presenza, quelle parole incomprensibili o i suoi occhietti circondati da quelle lunghissime e folte ciglia mi fecero stare immediatamente bene. Fu una medicina ed io desiderai tanto abbracciarla a me. Le pizzicai teneramente le cosce paffute lasciate a penzoloni ai lati del mio addome fino a che colta da un'improvvisa esuberanza, si accasciò in avanti appoggiando la sua tempia sopra il mio petto. La abbracciai e le accarezzai teneramente la schiena e la nuca, arrotolandomi alle dita le estremità ondulate dei suoi capelli castani soffici e profumati mentre rimase lì ferma, addosso a me. Sollevò il viso solo quando le stampai un lungo bacio, una vera e propria scia di baci sui capelli in realtà, poi mi guardò. «Posso confidarti un segreto-...hey-...un segr-...?» Si ostinò ad infilarmi di forza in bocca il suo ciuccio dopo esserselo levato dalla sua ed io sorrisi vedendola ridere felicemente. «Io amo tanto la tua mamma.» Mormorai incomprensibilmente con quell'affare in bocca mentre lei ridacchiò, come se sapesse di che cosa stessi parlando. «Ma quando sei nata?» Aggrottai la fronte guardandola attentamente . Non aveva più di un anno e qualche mese, però, lì per lì non ci feci molto caso soprattutto quando quella marmocchia intravide il mio capezzolo, spalancò la sua boccuccia e si gettò su esso mentre mi sentii ...come dire...violentato. Ah, ma che diavolo stavo dicendo? In realtà sorrisi venendo solleticato dal movimento della sua lingua che provò svariate volte a succhiare qualcosa. «Va bene che ho le tette più grosse di quelle di tua madre, ma -....hey, aaah...no, Sky!» Gemetti addolorato quando mordicchiò il mio capezzolo con quei piccoli ed affilati dentini che si ritrovava in bocca, tant'è che non vedendola mollare la presa dovetti tapparle il naso, onde evitare di ritrovarmi con un capezzolo in meno.
Rise e blaterò qualcosa facendo delle espressioni facciali buffe ed indicandomi ogni cosa nella camera. Poi volle scendere ed io la accontentai, seguendola sempre con lo sguardo. Girò attorno raccontandomi tante cose nella sua lingua fino a che si fermò dinanzi al comodino di Liv, quello posto accanto al letto.
«Mamma...» mormorò indicandomelo, come ad incitarmi di aprire i cassetti.
Sorrisi divertito. «Che c'è? Vuoi mostrarmi i vibratori di tua madre?»
Lei rise ed annuì, anche se ovviamente non ci capì nulla di ciò che le chiesi.
«Tu capisci quello che dico, non è così?»
Allungai il braccio e le solleticai il pancino.
Lei annuì di nuovo e si mise a rovistare tra le cose di Liv finché tirò fuori uno smalto rosa brillantinato e me lo mostrò come se si aspettasse una mia qualche esaltata reazione.
«Wow, che bello...» parlai vedendola provare a risalire sul lettone senza gran successo «...vuoi che te lo metta?» Mi tirai su e dopo aver appoggiato la schiena sulla testiera del letto, la portai sopra me facendola sedere di nuovo sul mio addome. «Vediamo-....come si fa-...ecco, dammi qui le manine.» Parlai concentrandomi affine di stenderglielo per bene sulle minuscole unghie, senza macchiarla. Probabilmente Liv non ne sarebbe stata affatto contenta, ma poco importava. Lo ero io. E poi, avrebbe potuto comunque levarglielo con un po' di solvente. «Fallo asciugare per bene, Sky!» Le dissi soffiandole sulle manine mentre lei imitò i miei gesti sputacchiandomi qua e là.
