RYDERAccentuai la stretta sul suo avambraccio, innervosendomi, e lo fissai per qualche secondo in attesa di una sua reazione.
«Prego?» Aggrottò la fronte, come spiazzato, imprecando tra i denti.
«Hai sentito bene!»
«Ho sentito...» sorrise provando a slacciarsi dalla mia morsa «....ma non capisco dove stia il tuo problema! Cos'è? Non ti fidi di Liv?»
«Non mi fido di te!»
Non era lì a caso, o perlomeno, il compleanno della bambina non era l'unico motivo per cui si trovava lì. Lo avevo studiato attentamente captando quali reazioni avrebbe suscitato in Liv la sua presenza. Imbarazzo, ambiguità e disagio, segno che ci fosse qualcosa che la angosciasse. Insomma, era evidente e probabilmente lui ne era la causa. Sicuramente le aveva fatto o detto qualcosa che ovviamente lei non mi avrebbe rivelato poiché temesse per la sua incolumità. La conoscevo fin troppo bene.«A, non ti fidi di me, eh? Bene, in tal caso, non credi che se ci fosse stato qualche problema lei te ne avrebbe parlato? È così che funziona nelle relazioni, o mi sbaglio? Evidentemente, se Liv non ti ha detto niente è perché non ha nulla da nasconderti.»
Si slacciò dalla presa. «Ed io che pensavo mi avessi invitato qui in buona fede, pronto a riallacciare un rapporto per via anche del matrimonio tra tua madre e mio padre. Mi sbagliavo! Ancora tanti auguri a tua figlia, Ryder, ne avrà bisogno con un padre come te.»Se ne andò.
Rientrai anche io alle sue spalle e mi fermai sulla soglia della porta dell'enorme sala mentre salutò educatamente tutti quanti. Forse avevo esagerato ad accusarlo così, forse stavo diventando anche un po' paranoico, eppure, sentivo che c'era qualche tassello mancante in tutta quella faccenda. Guardai lei da lontano, intenta a farsi inseguire nella sala dalla nostra bambina che le correva dietro sghignazzando e riempiendo di vita tutt'attorno, riuscendo a far divertire tutti gli altri. In quel momento il cellulare nella mia tasca squillò ed era proprio la telefonata che aspettavo.
"Dimmi tutto." - Parlai ascoltando attentamente poiché si trattava di qualcosa di vitale importanza. "Bene, non aspettavo altro che questa telefonata, dopodomani rientrerò a New York per un incontro importante. Vediamoci così mi spieghi come procedere....[...]"
***
Era la mattina di una bella giornata di sole quando mi recai presso la sede di Eric e Richard Warner, nel centro storico di Austin. Notai mancassero due persone all'appello ; il primo era il figlio Eric, il secondo, Austin Wolf. Dopo le varie strette di mano di rito ed il vecchio che continuava a domandare di Liv e Skyler , ci accomodammo in sala riunioni in attesa che anche gli altri ci raggiungessero. Con noi era presente l'amministratore delegato ma si allontanò per prendere delle scartoffie inerenti al contratto che avremmo firmato in presenza di tutti gli altri, in modo da lasciarci chiacchierare da soli. Richard si alzò in piedi e mi offrì dello Scotch che ad un'altra qualsiasi ora della giornata avrei anche accettato, ma alle nove del mattino mi parve alquanto esagerato perfino per me. «E dai, che vuoi che siano due dita di Scotch per un ragazzo come te?!» Mi ammonì.
Strano, ma percepii vibrazioni paterne da parte sua e non mi era mai capitato prima. «E poi, sembra che tu ne abbia davvero bisogno! O mi sbaglio? Problemi di cuore?» Chiese versando comunque l'alcolico in un bicchiere che poco dopo mi passò. Si accomodò nuovamente dinanzi a me ed iniziò a goderselo mentre per quanto riguardò me, tentennai un po'. «La mia famiglia è sul mercato da più di centocianquanta anni. Prima il mio bisnonno, poi mio nonno, mio padre, ora io...» parlò non citando il figlio «... sperando che quando morirò io Eric si faccia carico dell'azienda-...» emise uno sbuffo di rassegnazione, come se si aspettasse tutt'altro che quello «-...ma se così non fosse, spero di aver chiuso gli occhi fino ad allora.» Ridacchiò allungandosi per scontrare i nostri bicchieri. «Dai, bevi!» Mi incitò a farlo. «Qui subentri tu. So bene quanto tu sia esigente con la tua multinazionale e anche tu sai bene quanto io sono meticoloso con la mia compagnia. Questo patto, questo affare ci renderà invincibili sul mercato. Noi Warner per anni siamo stati i leader incontrastati nel settore dell'edilizia, almeno negli States, poi ci siamo espansi fino a raggiungere, fornire e coprire con materie prime tutta l'Asia, L'Europa dell'ovest ed il Sudafrica. Poi è arrivato questo maledetto Internet e in poco tempo sono sbucate fuori migliaia di società sconosciute che ogni giorno credono o sperano di toglierci i clienti. La concorrenza!»