RYDER«Io, e come avrei fatto a trovarti?» Domandò anche se parve terrorizzata di scoprirne la risposta. Lo capii dal suo respiro affannato e sonoro che riempì il suo ufficio. Riuscii perfino ad udire il battito impazzito del suo cuore, o i brividi che le percorsero la schiena. Liv aveva paura di me, glielo lessi chiaramente negli occhi tristi, gonfi e bagnati da lacrime.
«Tranquilla, non sono qui per te!»
«Certo, come no!»
«Pensa quello che vuoi!» Frugai nella tasca interna della mia giacca e recuperai le sigarette e l'accendino, cosicché me ne fumassi una.
Ne sentii urgenza.
La bloccai tra le labbra e la accesi mentre la ragazzina, che ormai non era più una ragazzina, bensì una giovane e bellissima donna, mi guardò in malo modo.«Ma che fai!» Mi raggiunse a grandi falcate e con aria minacciosa , portandomi via dalle labbra la sigaretta che gettò sul pavimento prima di pestarla mentre per via della distanza ravvicinata, riuscii ad annusarla, permettendo al suo profumo di pulito di penetrarmi le narici e di risvegliarmi tutti i ricordi in una sola botta. «Non si fuma qui!»
Ghignai abbassando lo sguardo sul suo petto dove quell'orribile uniforme di un qualche ristorante, le mostrava le forme abbastanza accentuate. Le erano cresciute le tette?
«Ti sei rifatta il seno?»
«C-..cosa?» Balbettò colta impreparata dalla sfacciataggine della mia domanda mentre abbassò immediatamente il volto per guardaselo. «No!... Certo che no!»
«Non ce le avevi così grandi l'ultima volta!»
«E a te che importa?»
Come faceva a non importarmi di lei? Come poteva anche solo pensare tale assurdità se l'avevo cercata in ogni angolo della terra? Sospirai scrutandola attentamente, cosa che per la prima volta dopo due anni, mi fece sentire incredibilmente vivo ed in pace col mondo e con me stesso. Finalmente l'avevo trovata e l'involucro di ghiaccio nel quale ero rimasto rinchiuso e prigioniero per così tanto tempo, in sua presenza si sciolse piano piano, dando alla luce la parte più vera di me, quella che era rimasta sepolta in fondo al mio cuore dal giorno in cui se ne era andata via da Fall River.
«Come mai eri a New York una decina di giorni fa?»
«E tu come fai a saperlo?» Si accigliò.
«Semplice...» incalzai «...hai alloggiato nel mio hotel.»
Non fiatò.
«Ero lì con Devin e mi stavo annoiando, ma appena prima di andarmene ti ho intravista come un miraggio in mezzo a tutta quella gente. Non ero certo fossi tu ma ho provato ad inseguirti non riuscendo però a trovarti da nessuna parte. Ho chiesto così la lista dei partecipanti ma il tuo nome non era in essa , così, sono risalito a te mediante le telecamere di sicurezza.»
«E per fortuna che non eri qui per me, questo sì che mi rasserena!» Sputò ironica afferrando lo zaino dove ci ficcò alla rinfusa tutte le sue cose, quasi con fretta.
«Già, stai serena, ribadisco che non sono qui per te!» Sorrisi scoprendo che perlomeno riuscissi ancora a mandarla su tutte le furie. Ma ciò che mi compiacque maggiormente, fu il fatto che fosse ancora quella Liv spontanea di cui mi ero innamorato. Colei che non cercava di nascondere le sue emozioni, agendo di pancia. La vidi girovagare confusamente per la stanza davanti i miei occhi mentre desiderai solo prenderla e racchiuderla forte al mio torace, ma nell'istante in cui allungai la mano per afferrare il suo avambraccio qualcuno bussò alla porta e subito dopo fece il suo ingresso.