LIVRestai ad osservare la mia felicità.
Momenti indispensabili per me.
Era impossibile vedere la felicità, ma io ce l'avevo davanti agli occhi e potevo annusarla o sfiorarla con le dita. Aveva insistito tanto cosicché prendesse la bambina nel nostro letto e dormissimo tutti e tre, uniti. Li avevo guardati riposare beatamente per tutto il resto della notte senza mai stancarmi. Io, però, non avevo chiuso occhio nonostante lui fosse lì e stesse bene. Avevo come lo stomaco chiuso, sottosopra. Quella strana e nauseante sensazione che quei momenti con lui non sarebbero durati per sempre. Avvicinai la bocca sul dorso della sua mano rilassata, poggiata sul cuscino e ci stampai un piccolo e quasi impercettibile bacio mentre l'angoscia sovrastò la mia ...felicità. Stanca di quell'assillante pensiero corrosivo, coprii bene la piccolina e mi alzai per andare in bagno. Una volta terminate le mie faccende corsi in cucina a prepararmi del caffè e la colazione anche se quei due dormiglioni non si sarebbero svegliati prima delle otto, ed erano solamente le sette. Girovagando qua e là affine di tenere la mente occupata, incominciai a scrivere sul taccuino degli appunti tutto ciò che mancasse in casa cosicché da completare la lista della spesa fino a quando il mio sguardo cadde sul calendario. Mancavano due giorni all'otto di ottobre e Skyler avrebbe compiuto due anni. Sorrisi con nostalgia pensando a quanto fosse cresciuta o a quanto fosse trascorso velocemente il tempo poiché mi sembrava l'avessi partorita il giorno prima. Dovevo organizzarle una bella festa poiché sarebbe stato il primo compleanno anche con Ryder.Sognai ad occhi aperti per un po' fino a che udii vibrare il mio cellulare sul marmo del banco della cucina e corsi a spegnere la sveglia, solo che non si trattava della sveglia. Afferrai l'aggeggio in mano e smisi di respirare leggendo sullo schermo il nome di Austin ,chiaramente intenzionata a non rispondere. Che diavolo voleva ancora? Rifiutai la chiamata in entrata ma quella strana sensazione alla bocca dello stomaco non svanì. Al che, sollevai lo sguardo puntando la finestra fino a che intravidi il ragazzo al di fuori del cancello, in piedi, accanto al suo veicolo.
«Merda.» Dissi tra i denti, soprattutto non appena i nostri sguardi si incrociarono e di sicuro, conoscendolo un poco, non sarebbe andato via senza che lo avessi incontrato. Così, ancora in pigiama, indossai il cappotto , afferrai le chiavi della sua macchina ed uscii intrecciando le mani al petto per quanto facesse freddo. Dannazione, più gli andavo incontro e più le ginocchia tremavano. Dovevo essere furiosa con lui, ed invece, non riuscii proprio a detestarlo. Io stessa lo avevo illuso e baciato per ingelosire Ryder. Avevo sbagliato, sì, ma lui sapeva bene ciò che provavo per Ryder. Sapeva che ci eravamo riuniti e che amavo solo lui, e non avrebbe dovuto baciarmi. Non avrebbe dovuto farmi quel torto di cui portavo il peso come un macigno al centro del petto.
«Tieni!» Gli allungai la mano con la chiave senza neanche guardarlo in faccia. Volevo bene ad Austin, ma in quel momento, non riuscivo proprio a guardarlo. Ero schifata. C'era in ballo la mia famiglia e davanti alla mia famiglia tutto il resto si azzerava. Inizialmente esitò, poi si diede una mossa, ma non afferrò solamente la chiave del veicolo bensì anche la mia mano. Trasalii. Per qualche motivo fui travolta da un'ondata di ripugnanza. Forse troppa, ma in parte giustificata.
«Liv-...» parlò non mollando la mia mano mentre cercai di liberarmi dalla possente presa. Solo in quell'istante sollevai lo sguardo incrociando quello del ragazzo di Houston.
«Liv niente, Austin!! Sei stato tu, non è così? Sapevi fosse lì, non è così?» Mi riferii severamente al fatto che Ryder fosse rinchiuso da due giorni in stazione di polizia.
«Ma perché mi accusi così? Secondo te farei una cosa simile? Ovvio che non lo sapevo!» Si giustificò.
«Certo, come no!» Tirai la mano di nuovo per liberarmi dalla morsa e stavolta ci riuscii. «Beh, dovevi tenerlo alla larga per poter mettere in atto i tuoi piani, no? Come ho fatto a non pensarci?»