RYDERQuanto tempo avevo atteso prima di poter passare di nuovo un momento come quello insieme a lei?
Troppo istanti.
Tanti respiri.
Fu un sogno svegliarmi il mattino seguente con ancora Liv che giaceva al mio fianco. Il letto era tiepido , la ragazza dormiva serenamente e non volevo svegliarla per nessun motivo al mondo. Inizialmente mi appoggiai sulla sua schiena ed incominciai a farle le coccole, poi, mi ressi su un gomito e mi persi ad osservarla per non so quanto tempo.
Sicuramente non abbastanza da saziarmi l'anima.
I suoi lunghissimi capelli ondulati erano sparsi sul cuscino, le sue labbra erano rosse e gonfie ed aveva l'espressione beata di una bambina felice.
Sospirai tenendo più che potei a bada quell'ineguagliabile e morboso desiderio di baciarla, come accadeva ogni sacrosanta volta che era lì accanto a me. Non lo feci, resistetti, ma in compenso, con l'indice partii dal centro della sua fronte e scesi giù scorrendo sulla pelle liscia del suo piccolo naso tracciandone il profilo perfetto , proseguendo infine verso la bocca che si schiuse leggermente invitandomi stavolta a divorarla ardentemente.«Ti amo.» Sussurrai sperando potesse udirmi, mentre giocherellai con quelle lunghe ciocche color cioccolato, rendendomi conto che l'amore o la passione che nutrivo nei suoi riguardi fossero rimaste immutate. «Io non ho mai smesso di amarti e di aspettarti, Liv. Da più di due anni a questa parte non ho fatto altro che sopravvivere nell'attesa che tu ritornassi un giorno da me. Ho passato tanti di quei momenti ad incolparmi, a logorarmi e a desiderarti, ossessionato dal ricordo di te e di noi. Desidero solo il tuo meglio, Liv, ed una parte di me vuole lasciarti libera di trovare ciò che meriti di ricevere. Ma l'altra, quella più egoista, insicura e spaventata ha tanto bisogno di te. Ho bisogno di te di ogni altra cosa a questo mondo. Possono togliermi tutto ma non te, piccola!» Mi chinai di poco affine di annusarla come amavo tanto fare, finché i miei occhi si posarono sulla sua bocca quando compiette un'impercettibile spostamento, piazzandomela ad un misero palmo dalla mia.
Troppo invitante per riuscire a resistere.
Mi avvicinai alle sue labbra e le racchiusi teneramente tra le mie, in un leggero bacio a stampo, riuscendo ad assaporare il nettare che mi era mancato per più di due settimane nella speranza di placare quel fuoco che sentivo dentro ogni volta che la vedevo.
Ai miei occhi, lei era ancora mia moglie e lo sarebbe stata fino alla fine dei miei giorni. Era insostituibile ed era la donna della mia vita, senza ombra di dubbio.
Desiderai fortemente che schiudesse gli occhi, ricambiasse ed approfondisse quel bacio e facesse l'amore con me fino allo stremo, ma non accadde.
Sembrò così stanca che pensai fosse meglio lasciarla riposare un altro po' , approfittando del fatto che avesse il giorno libero. Fissai il soffitto fino a che mi ricordai di un piccolo particolare, anzi, una piccola personcina che, da ciò che parve , a differenza della madre si era già svegliata.Tolse il ciuccio cosicché ci sorridemmo a vicenda non appena ci guardammo. Era una bambina eccezionale e davvero tanto dolce e brava. Insomma, si era svegliata di già e non aveva mai fatto alcun rumore, standosene lì a giocare in silenzio con le sue bambole. Aveva i capelli arruffati e provava a toglierseli via dal viso mentre allungai la mano nella direzione del suo lettone bianco, infilando l'indice tra le sbarre, dove lei si affrettò a prenderlo con le sue manine, guardandomi curiosamente con i suoi occhioni espressivi. Dopodiché, la piccola peste spalancò la sua bocca pronta a mordicchiarmelo ma prima che lo facesse, lo allontanai facendola ridere.
Si stava divertendo ed io ancor di più.«Hai fame?» Le sussurrai mentre smise di fare ciò che stesse facendo e si sollevò in piedi reggendosi alla sbarra, attendendo che la prendessi in braccio. Prima la lavai e la cambiai, poi mi impegnai a pettinarle i capelli e a farle un paio di codini mentre la portai con me in cucina controllando sul motore di ricerca del mio telefono ciò che potessi preparare da mangiare ad una bambina così piccola. «Vediamo.... Latte.... miele.... Uhm, yogurt.» Lasciai perdere l'aggeggio ed andai alla ricerca di qualche omogenizzato alla frutta. La infilai nel suo seggiolino posto accanto al frigorifero e dopo averla imbavagliata, incominciai ad imboccarla con cautela non sapendo precisamente come fare. «Ti piace?» Le pulii la bocca con un tovagliolo mentre annuì con la testa, afferrando il cucchiaino di gomma affine di mordicchiarlo.
Sorrisi sciogliendomi alla sua tenerezza e lei ricambiò mostrandomi le sue profonde fossette.