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LIV

Rientrai in cucina ancora sconvolta dinanzi a quella telefonata. Che quei fascicoli nascondessero la verità o qualche altra testimonianza che seppur magari non potesse scagionare mio padre, poiché ci aveva già pensato la legge a farlo, poteva darci il nome del reale colpevole di quella strage. Perché la signora White mi aveva cercata e chiamata con tale urgenza? Soprattutto, dopo che la causa fosse ormai chiusa e sepolta da più di due anni. Forse per rendere onore e giustizia davvero a suo marito, oppure perché il nome del reale assassino avrebbe sconvolto tutti...

Fissai la finestra che dava sul giardino ; Dusky giocava rotolando sull'erba, eppure, nonostante i miei occhi fossero puntati su di lui, la mia mente girovagò altrove . Ovunque .
Su qualsiasi plausibile sospettato anche se l'insistenza di quella donna portò nella mia mente un solo ed unico nome.

Quel pensiero atroce mi accapponò la pelle. Eppure, ne era capace...Era capace di commettere qualsiasi crimine pur di-...no, stavo delirando. Sospirai sonoramente gettando fuori dal petto quel macigno pesante che mi oppresse fino a recarmi male. Ma com'era possibile? Sicuramente lei e Brody Thompson c'entravano con l'omicidio del signor White, ma c'era qualcosa che non tornava... Qualcosa che rimbombò forte nella mia mente, confondendomi i pensieri. Per un attimo ebbi un flash ed i ricordi di quel giorno tragico e degli anni a venire si fecero spazio in me, esattamente come quella gelida sensazione che mi perforò il petto. Il battito del mio cuore accelerò, suonò a vuoto o così parve poiché sembrò quasi che le mie orecchie si fossero totalmente tappate come quando si infilava la testa sott'acqua. Quelli erano di certo stati gli anni più brutali e sofferti della mia esistenza, per cui, volevo davvero ritornare in quella parte del mio passato che tanto cercavo di dimenticare? Di sradicare da me?

Trasalii e tornai alla realtà spaventandomi quando un paio di braccia mi avvolsero , legandosi strette sul mio addome. Sentii la necessità del suo tocco e della sua vicinanza ed effettivamente, il calore che emanò il suo corpo mi rassicurò quasi subito scacciando via quei brutti pensieri che tanto mi scossero. Lasciai il telefono sul banco della cucina e mi aggrappai alle sue braccia. Lui accentuò la presa su me e mi baciò la testa svariate volte restando lì in silenzio.

«Che cosa c'è?» Sussurrò infilando il muso tra la mia clavicola ed il mio collo mentre desiderai potesse rimanere lì in eterno. Sollevai la mano ed accarezzai la sua nuca prima di girare il collo e guardarlo negli occhi.

«Niente, va tutto bene.» Abbozzai un lieve sorriso che però non lo convinse tanto poiché restò fermo a studiarmi. Ryder mi capiva più di quanto io riuscissi a capire me stessa.
Baciò a lungo la mia guancia, amorevolmente.

«Ne sei certa?» Domandò volendo esserne sicuro. «Eri al telefono, non è così?»

«Sì.» Replicai timorosa che avesse potuto ascoltare la conversazione. Insomma, di che mi preoccupavo? Anche se ne avessi parlato con lui non sarebbe stato un problema, no? Eppure, per qualche strana ragione non lo feci. Sorrise ed annuii, iniziando a baciare il mio collo in modo seducente, colmandomi di piacevoli lusinghe delle quali ero succube.

«Qualcosa di importante?» Bisbigliò mordicchiandomi il lobo dell'orecchio mentre provai a scansarmi sapendo bene dove quelle provocazioni ci avrebbero condotto.

«No-...avevano...sbagliato numero-...»

Le nostre labbra si unirono ma io mi irrigidii. Perché gli mentii? Per quale motivo? Perché temei si sarebbe arrabbiato? Perché prima preferii aspettare di vedere di che cosa volesse esattamente parlarmi la signora White? Perché era una sciocchezza priva di senso?
Perché?
Faticai ancora a credere che lo avessi fatto soprattutto dopo che ci fossimo ripromessi che non ci saremmo più nascosti niente.

Liv - L'ultimo Re 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora