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LIV

Charlotte King.

Charlotte King era lì dinanzi a me e no, non stavo affatto sognando. Deglutii a vuoto con la bocca secca poiché la saliva si era asciutta tutta nella mia cavità orale. Le mani, però, quelle sì che incominciarono a sudare.

Quella megera osò abbozzarmi un misero e falso sorriso dopo avermi uccisa almeno una sessantina di volte con quei suoi occhi di ghiaccio . Lo avrebbe potuto fare poiché quel suo lurido amico , Kevin Wolf, non si sarebbe di certo considerato testimone oculare.
Probabilmente anche a lui ero scomoda.

«Riprenditi! Sembra tu abbia appena visto un fantasma, mia cara.»

Un fantasma? Charlotte King era peggio di qualsiasi fantasma.

Per un istante ammutolii mentre la donna affiancò il suo caro amico . Dio, quanto era piccolo il mondo! Quanto a fondo aveva scavato quell'uomo per giungere a Charlotte? Probabilmente sapeva tutto sul mio conto e se in passato ero in qualche modo riuscita a scollarmi di dosso lei riuscendo a scappare, stavolta, con Wolf, uno dei migliori e più spietati legali di tutto il paese, difficilmente mi sarei potuta allontanare senza che mi trovassero nel giro di poche ore. Smisi completamente di respirare e la gola si strinse e bruciò per il cuore che mi salì lì, impedendomi di farlo ; pensai a mia figlia e poi a mio padre. Pensai se rivedere Ryder e riaccoglierlo nella mia vita fosse stata la scelta migliore da fare. Dopotutto, sino a quel momento eravamo sempre stati al sicuro da quella vipera. Cristo Santo, ma come mi veniva in mente di domandarmi qualcosa del genere quando sapevo di amare e di poter contare su lui più di chiunque altro al mondo? Era anche vero, però, che il nostro ritrovarci aveva portato Charlotte da me e tanti grattacapi con i Wolf.

Temei il peggio ed immediatamente mi venne un attacco di panico con i fiocchi. Cominciai a sudare, ebbi le vertigini, i tremori, la tachicardia ed il mal di stomaco mentre il terrore si impadronì man mano del mio corpo, divorandomi tutta. Soffrivo in continuazione di attacchi di panico. Ci avevo avuto a che fare per un bel po' di tempo mentre ero incinta di Skyler tant'è che in quel periodo, non potendo assumere alcun farmaco, mi trovavo a vedere di nascosto una psicologa.
L'unica amica che avevo. Una signora alla mano.

«Non saluti tua suocera?» Domandò l'uomo dagli occhi piccoli con una leggera nota d'ironia tant'è che Charlotte si voltò a guadarlo quasi in cagnesco. «Oh, mia cara, non prendertela! Dopotutto, Liv non ha sposato tuo figlio?»

«Raggirandolo ci è riuscita.»

«Io non ho raggirato un bel niente!» Incalzai ammonendola mentre mi scrutò da cima a fondo come se fossi una pezzente.

«Certo, certo.»

«Beh...» intervenne il padre di Austin guardando prima me e poi la madre di Ryder «...comunque sia mi auguro possiate mettere da parte l'astio, almeno per il bene della bambina.»

Lei fece un giramento di testa improvviso come a chiedere spiegazioni a Kevin mentre il mio cuore smise letteralmente di battere e più mi sforzai a non lasciar trapelare il tumulto di emozioni che mi investirono, più la paura, l'affanno e l'angoscia che si agitavano spietate in me, ebbero la meglio e riaffiorarono in superficie invalidandomi.

«Quale...bambina?» Chiese sorridendo nervosamente fino a che vidi lui aggrottare la fronte. Ebbi un forte senso di disagio che poi mi accompagnò per il resto della giornata. Lei non sapeva niente dell'esistenza di mia figlia e quel coglione le aveva appena messo una pulce nell'orecchio. Io e la donna ci rivolgemmo uno sguardo ; lei provava a scavare nel mio, io a reggere l'intensità del suo , per quanto mi fu possibile. «È sua-...figlia? ...Questa bambina, è...mia nipote-...?» Bofonchiò non sicura di volerlo sapere o meno mentre l'ansia che percepii addosso fu immobilizzante.

Liv - L'ultimo Re 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora