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RYDER

«Vieni, vuoi che andiamo a giocare con papà? Ti va?» Domandai alla piccola mentre lo sguardo di Liv perforò la pelle della mia schiena, certa che la bambina non sarebbe venuta. La afferrai in braccio non appena sollevò in aria le sue manine e lanciai un'occhiataccia alla ragazza ferma impalata in mezzo alla sala, prima di intrufolarmi nella stanza di Sky per vestirla, legarle i capelli e raccogliere un po' delle sue cosine.

La sentii raggiungerci mentre mi impegnai a pettinare i capelli alla piccolina riuscendo a farle un paio di codini cosicché la frangia non la infastidisse cadendole sugli occhi.

«Che cosa fai?» Osò domandare alle mie spalle.

«Mia figlia...» sottolineai per bene quella parola mostrando un atteggiamento severo nei suoi riguardi «... passerà la giornata con me.» Scelsi un vestitino bianco e leggero e la vestii piano piano provando a non slogarle qualche braccio. Alla sua tenerezza, però, cedetti, le baciai e le morsicai giocosamente la pancia mentre sghignazzò allacciando le sue braccia attorno alla mia testa cosa che mi riempì il cuore di vita. La annusai profondamente e a lungo memorizzando il suo dolcissimo profumo d'amore, poi, avendo fatto scorta di lei continuai a rivestirla. «Voglio dimostrare a te e a questa bambina che la mia presenza non è poi così irrilevante come tu pensi che sia e poiché è anche mia figlia, è giusto che anche io mi goda la sua compagnia. Non credi anche tu?»

«Ryder, Skyler non è un giocattolo e tu sei...» si fermò quasi a cercare le parole adatte mentre afferrai il suo solito borsone contenente i pannolini e tutto il necessario per la piccola «...ecco, tu sei ancora troppo impreparato. Io so quando mangia o che cosa vuole mangiare. Conosco gli alimenti a cui è allergica, gli orari in cui vuole fare la nanna e se piange so come calmarla!» Provò a smuovermi dalla mia decisione.

«Di che ti preoccupi? Me la caverò!»

«Verrò con voi!» Insistette vedendomi prendere la piccola in braccio ed il suo borsone nella mano libera. «Mi cambio e ci metto-...»

«No.» Tagliai corto abbassando la maniglia. «Se avrò bisogno di te, ti chiamerò. Ma ne dubito!»

Mi sorpassò e chiuse la porta guardandomi come una belva in attesa di sbranarmi. «Mi chiamerai ogni ora. Le dovrai cambiare il pannolino ogni due ore, al massimo tre. Se le cade il ciuccio glielo dovrai disinfettare e non solamente lavare ...» mi passò un aggeggio «...è uno sterilizzatore portatile, usalo mi raccomando! Non farle mangiare nulla che contenga mandorle e controlla sempre che non si infili niente in bocca poiché ha l'abitudine di farlo.» Minacciò dall'alto dei suoi, quanti? Centosessantacinque centimetri? «Sii prudente e non staccarle mai gli occhi di dosso per nessun motivo, Ryder...» ripetè fino a farmi venire l'emicrania dando un bacio alla piccola mentre ricordai dovessi prendere il suo seggiolino «...mi auguro per te che non succeda niente a mia figlia!»

«Mamma....»

«Nostra.» La corressi riaprendo la porta e rivolgendole un lunghissimo sguardo di sfida mentre la bambina la salutò con la sua manina. «Goditi la giornata libera, ne hai bisogno...» le feci l'occhiolino «...non so, invita Austin e passa un po' di tempo con lui. Tra simili vi capite meglio!»

Non rispose ed io mi morsi la lingua nell'attimo esatto in cui qualcosa si ruppe nel suo sguardo, eppure, era più forte di me. Non riuscivo proprio a digerire quella questione e mi ci sarebbe voluto molto tempo prima di riuscire a guardarla negli occhi come una volta.

Passai la mattinata alla scoperta di mia figlia. Perfino pulirle gli angoli della bocca quando mangiava il suo gelato colato fino ai gomiti mi sembrava la cosa più bella ed appagante del mondo. «Tu sei mia figlia. Sangue del mio sangue, ed io ancora non posso credere di essere riuscito a mettere al mondo una creatura tanto perfetta.» Le dissi piegandomi in avanti verso di lei facendola ridere fino a che le sue guance paffute mostrarono le fossette. «Sei il regalo più bello che la vita mi abbia mai potuto fare, ed io non potevo scegliere bambina più bella, dolce ed adorabile di te. Grazie per avermi reso padre, Sky.» La guardai e la studiai non stancandomi mai perché più continuavo a farlo, più ne restavo ammaliato. Desiderai fermare così ardentemente quel tempo che le scattai un mucchio di fotografie, come quei papà pronti a vantarsi delle loro creature ovunque andassero.

Liv - L'ultimo Re 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora