RYDEREro felice.
Lei non ne aveva la minima idea.
La strinsi così forte a me che quasi sicuramente le feci male o le impedii di respirare, eppure, mi fu necessario perché mi parve tutto così bello. Tanto bello da poter sfiorare il cielo con un dito.
Appagante, colmo ed indescrivibile.
Già, perché come si poteva descrivere qualcosa di così meraviglioso? Ce l'avevo lì ma non poteva che trattarsi di un sogno, pensai tra me e me. Un paradiso nel quale desiderai rifugiarmi e dal quale non allontanarmi mai più. Arrotolai strettamente le braccia attorno al suo corpo ed annientai ogni misero centimetro di distanza tra noi, prima di affondare il viso nel suo collo affine di inspirare la sua essenza a pieni polmoni.
La mia piccola Liv.
Sempre e soltanto lei.
Gettai fuori dal petto un ansimo strapieno di sofferenza poiché fino a qualche giorno prima, mi ero convinto che non l'avrei mai più rivista, ed invece era proprio lì e riempiva perfettamente lo spazio vuoto tra mie braccia.
Riunita a me , incollata a me, esattamente come doveva essere. Le mancavo, lo sentii dai battiti incessanti del suo cuore che si scaraventò forte addosso al mio addome , seppur fece di tutto per non lasciarsi andare completamente preferendo mostrarmi distacco .
Il timore di poter soffrire di nuovo la destabilizzava ancora . Non sapeva se fidarsi o no, eppure, era pienamente consapevole che mi appartenesse come io appartenessi a lei.
Sin dalla prima volta.
Il suo odore mi penetrò nelle narici ed io ne feci scorta più che mi fu possibile, rendendolo indelebile nella mia memoria come le note più belle della mia canzone preferita oppure le pagine sottolineate dei libri a me più cari.
La custodii gelosamente a me per un po' , poi mi scansai di poco e le afferrai il viso tra le mani, accarezzandola come qualcosa di infinitamente prezioso. Qualcosa di unico ed insostituibile, e lo era. Nessuna aveva mai preso il suo posto e con gran certezza, nessuna ci sarebbe mai riuscita.
Né in passato, né ora e né mai.
Esisteva solo Liv.Mi persi nel mare verde dei suoi occhi dolci ma tanto tristi e stanchi, pronti ad esplodere da un momento all'altro fino a travolgermi come un'onda di nostalgia che si fece prepotentemente spazio in me. Infine, riguardai per un'ennesimo istante il suo viso non riuscendo a stancarmene mai . Nascondeva la sua tenerezza ancora per bene dietro a quell'espressione dura , nonostante fosse solo un piccolo angelo dal cuore ferito e sanguinante ed io lo sapevo bene, avendola vissuta in ogni modo possibile ed inimmaginabile . Le sfiorai quella candida e morbida pelle pensando a quanto la vita fosse stata ingiusta con lei sin dal primo giorno in cui avesse messo piede a questo mondo. Come avesse giocato con il suo cuore puro, affondandoci armi affilate e recandole tanto male. Troppo.
«Sei più bella di quanto ricordassi.» Le dissi, fermo immobile assieme a tutti i miei sensi pronti ad ammirare la sua straripante bellezza. «Perché te ne sei andata, Liv?»
Sospirò e scosse la testa. Segno che fossi andato a toccare un tasto dolente o che non fosse ancora pronta ad affrontare quell'argomento.
«Devi andare, Ryder.»
Sussurrò premendo delicatamente i palmi delle sue mani sul mio petto poco prima di abbassare gli occhi come se si stesse trattenendo dal mandare tutto a puttane e ritornare ad essere mia, mentre desiderai così ardentemente baciarla. Morii dalla voglia di farlo. Conoscendola meglio di chiunque altro non lo feci non volendo bruciare le tappe, rischiando così di farla chiudere a riccio. Una cosa era certa, però, se solo me lo avesse concesso, avrei trascorso il resto della mia vita a lenire le sue ferite, a consolare i suoi turbamenti e ad alleggerire il peso delle sue sofferenze perché la amavo. Cazzo, la amavo da impazzire, ancora e ancora e ancora e tremendamente. In modo incontrollabile, imparagonabile ed insaziabile. Il mio petto era così gonfio d'amore che sentivo sarebbe scoppiato da un momento all'altro, ma poco importava perché la mia anima aveva trovato finalmente la pace riunendosi alla sua nonostante le immense inclemenze della vita.