LIV«Mi sta guardando?»
Sollevai lo sguardo dal bicchiere che avevo dinanzi e col quale stavo giocherellando noiosamente da un bel po'. Precisamente, da quando Dylan aveva incominciato a parlarmi da ore e ore del manager del locale dove eravamo andati, e per il quale, guarda caso, aveva una bella cotta . «Chi?»
Sgranò gli occhi e si schiarì la voce. «Come chi, Liv?» Mi rimproverò buffamente avvicinandosi a me, come se con quella musica rimbombante ed in quei trecento metri quadri qualcuno potesse udire le nostre conversazioni. «Paul. È due ore che ti parlo di lui!» Appena lo nominò, buttai lo sguardo sul moro.
E che moro...Non appena anche lui che fino ad un secondo prima era occupato a chiacchierare con qualcuno mi vide e mi sorrise, girai il collo con fare teatrale per guardare Dylan in faccia. «Quello...è...Paul?» Chiesi giusto per esserne certa. «...Woooow.» Mimai con la bocca finché scoppiammo a ridere come due pettegoli. «Da quanto tempo vi frequentate e perché io non ne so nulla?»
«Beh, tu hai già troppi problemi a cui pensare...» incalzò facendo una smorfia di dispiacere «...inoltre, è successo dopo il tuo incidente e per me la tua salute contava più di ogni altra cosa. Paul poteva anche attendere.»
Appoggiai la mia mano sopra la sua e lui la portò alla sua bocca affine di stamparmi un bacio sul dorso. «Ora sto bene e voglio che mi racconti tutto quanto!»
Sorrise arrossendo, segno che gli piacesse davvero quel ragazzo. « Ecco, non è una vera e propria frequentazione. Ci siamo conosciuti qui un paio di settimane fa e abbiamo flirtato un po' ma non siamo mai usciti insieme. In compenso però, ci siamo sentiti spesso per telefono, è carino non è così?» Attese che annuissi mentre studiai da lontano quell'uomo. Alto, bello e davvero affascinante. «Questa mattina mi ha scritto chiedendomi di passare poiché avrebbe staccato prima cosicché potessimo stare un po' insieme.»
Ah, bello scoprire che sarei diventata un terzo incomodo. Insomma, chi non vorrebbe esserlo?
«Ma gli ho detto che ero con te e che avremmo dovuto spostare il nostro appuntamento-...»
«No, no e poi no!» Lo fermai. «Scrivigli immediatamente e digli che saresti felice di poterlo incontrare al termine del suo turno!»
«Ma Liv-...»
«Fallo o lo farò io!» Lo minacciai afferrando il suo cellulare e Dylan sapeva che ne sarei stata capace.
«E tu? Tu che farai nel frattempo?»
«Beh, potrei fare un giro...» mormorai elencandogli con le dita tutte quelle interessanti attività. Certo....interessanti...come no! «...potrei sedermi al bancone spiandovi da lontan-....ehm, no, meglio di no. Sembrerei una stalker! » Scossi la testa facendolo ridere. «O potrei andare a casa tanto mi stavo annoiando.» In realtà, avevo la testa a Ryder e non mi stavo godendo minimamente quella serata. Sbatté le palpebre con fare incredulo e capii bene il perché. «Cioè, non è che mi sto annoiando. Non ci si annoia mai con te!» Mi corressi o quel permaloso avrebbe tenuto il muso per giorni. In fondo, era grazie alla sua tenacia e alla sua insistenza se ero riuscita ad uscire da casa mia per godermi una serata in città, circondata da gente giovane, euforica e piena di vita.
«Questa è da parte del capo.» Disse un giovane ragazzo mettendoci in mezzo al tavolino una bottiglia ed un paio di Red Bull prima di allontanarsi nella mischia di gente, occupata a ballare, strusciarsi o a limonare come se non ci fosse un domani.
«È anche gentile!» Sogghignai. «Alla nostra salute e a quella di Paul!» Sollevai il bicchiere di vodka che il mio amico mi riempì e dopo averlo scontrato col suo me lo sgolai tutto d'un fiato. Non bevevo così da secoli, difatti, mi mandò a fuoco tutto il cervello in un'istante. Me ne pentii, ma ciononostante, continuai a bere con Dylan tra una risata e l'altra fino a che ci rendemmo conto che avessimo finito la bottiglia che ci aveva offerto gentilmente Paul.
