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LIV

I nostri sguardi fecero scintille nella sala non appena si incrociarono ed improvvisamente, la voce di Dylan si ovattò, scomparendo poco a poco . L'immagine di mia figlia, addormentata tra le braccia di suo padre cancellò tutto il resto. Mi fissò impassibile e le accarezzò la testolina mentre deglutii un grosso groppo che mi strinse la gola, timorosa del fatto che fosse lì perché avesse scoperto la verità. D'un tratto, le parole di mio padre rimbombarono nella mia testa confondendomi i pensieri finché Dylan mi fece ritornare alla realtà.

«Allora? Liv...mi ascolti?»

Mi girai a guardarlo

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Mi girai a guardarlo. «Come?»

«Dato che domani hai il giorno libero, ti va di fare colazione insieme? Insomma, non dovrò essere a lavoro prima delle undici, così mi chiedevo se tu e la bambina voleste trascorrere un po' di tempo insieme a me. Inoltre mio padre ed Anne non fanno altro che chiedere di voi! Non so, potremmo domandare loro di unirsi a noi. Che ne pensi?»

Schiusi le labbra un paio di volte nel tentativo di proferire parola ma il mio cervello parve troppo annebbiato per concentrarsi su lui o ciò che chiese, segno che la presenza di Ryder mi aveva destabilizzata.

«Liv ha da fare domani...» parlò quest'ultimo «...con me.»

Tesi la mascella detestando il fatto che parlasse a nome mio o si permettesse di decidere i piani della mia giornata, mentre Dylan guardò prima me e poi il ragazzo accomodato sul divano, non capendo tutto il mistero che ci circondava. Non fiatai, evitando di dare adito al mio amico di pensare male o di mettersi strane idee in testa.

«Ma sono certo che avrete modo di vedervi nei prossimi giorni.»

«Ma certo , signor King, non c'è alcun problema!» Il mio amico non fece storie, anzi, parve alquanto entusiasta del fatto che lo avesse incontrato di persona poiché alla WLG parlassero di lui come se fosse Dio sceso in terra. «Bene, io ora vado. Vi auguro una piacevole serata!» Mormorò il ragazzo andando a stringergli la mano mentre posai sul mobile affianco a me la mia borsetta, osservandoli da lontano e pensando a come affrontare quel famoso discorso, anche se, colta impreparata, fui incapace di trovare le parole adatte per incominciare.

«Grazie per esserti preso cura di Sky.»

«È un piacere, ci sentiamo domani!» Dylan mi stampò un bacio sulla guancia ed infine chiuse la porta alle sue spalle, lasciandomi lì con lui. Con la resa dei miei conti.

«Come stai?» Mi squadrò da cima a fondo con fare malizioso mentre gli camminai incontro affine di portargli via la piccola, cosicché la portassi in camera sua.

«Che ci fai qui, Ryder?»
Chiesi pacata, prendendo la piccolina in braccio, la quale si avvinghiò subito al mio collo mentre lui scattò in piedi e mi seguì standomi alle calcagna.

«Volevo vederti.»
Mormorò osservando quasi ammaliato o incuriosito, ogni gesto di cura che mostrai nei riguardi di mia figlia.

«E perché volevi vedermi?» Acchiappai il baby monitor affine di portarlo di là in cucina con me, per controllarla in ogni istante. Incominciai a sistemare qua e là levando di mezzo tutti i suoi giochi mentre lui mi seguì ovunque, aiutandomi a riempire le varie ceste con i suoi piccoli peluche.

Liv - L'ultimo Re 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora