53

2.9K 148 27
                                    

LIV


Ero in costante pensiero per lui. Sentivo gli fosse accaduto qualcosa e passai la notte a piangere attendendo con ansia le prime ore del mattino fino a che la bambina si sarebbe svegliata, riuscendo a distrarmi almeno un po' da quel chiodo fisso.
Ryder.
Deglutii amareggiata quando le immagini del bacio di Austin mi tornarono spavaldamente in mente, quasi a ricordarmi che ora avevo un altro problema da risolvere e Ryder non ne sarebbe affatto stato felice nell'apprendere dell'accaduto. Sentii la mano prudere, chinai il viso per guardarla e mi resi conto che quello schiaffo non mi aveva dato la soddisfazione che speravo mi desse. Forse un calcio nelle palle sì, ma quello schiaffo no. Piagnucolai disperata sapendo per certo che se gli avessi detto che non sarei più andata a lavorare con Austin si sarebbe insospettito e non appena avrebbe appreso il reale motivo che si celava dietro alla mia decisione, probabilmente il nostro rapporto avrebbe corso un grosso rischio. Inoltre, come minimo sarebbe stato capace di spezzare l'osso del collo ad Austin. Ero confusa e sprofondai nella disperazione non sapendo più che fare o come agire. Io non volevo perderlo, ma non potevo neppure convivere con quell'enorme peso sulla coscienza. Dovevo liberarmene immediatamente. Seduta sul divano con le gambe incrociate posai il viso sullo schienale e fissai per ore e ore quella finestra dove un pezzo della strada era illuminata da un lampione. Ero stanca, ma ciononostante continuai ad attenderlo, nella speranza che sarebbe comparso lì da un momento all'altro. Il mio cuore bramava la sua presenza, la mia pelle desiderava ardentemente fondersi alla sua, il mio animo voleva solo annusarlo e tornare a vivere mentre la mia bocca non aspettava altro che unirsi alla sua fino a diventare stessa carne.
Mi mancava da morire.
Era impossibile spiegarlo a parole.
Non erano ancora state inventate parole degne di descrivere Ryder King. Era unico. Di una purezza rara, inimmaginabile per anime qualunque.

Serrai gli occhi cedendo alla stanchezza che aveva assalito il mio corpo poiché non dormivo da ben due giorni ormai fino a che un bagliore mi infastidì, facendo sì che li riaprissi lentamente. Li stropicciai con la mano e fissai la strada tramite il cancello ma non vidi niente. La siepe mi copriva il resto della via. Attesi un po', ma niente e così, mi rassegnai e decisi di andare a coricarmi in camera. Il mio cuore, però, iniziò per qualche strana ragione a battere come un cavallo imbizzarrito percependo forse il suo nelle vicinanze. Senza alcun motivo sentii l'urgenza di aprire la porta d'entrata, consapevole però che probabilmente lui non era lì. Pensai di essere impazzita, diventata a dir poco ridicola, ma lo feci comunque perché era ciò che in quel momento sentivo. Ciò che il mio cuore mi sussurrava e supplicava di fare. Afferrai la maniglia gelida e la strinsi nel palmo della mano prima di abbassarla non esitando minimamente, anche se ero preparata al fatto che sicuramente lui non c'era.

«Liv.»

Non appena riconobbi la sua voce, tutto il resto non ebbe più importanza.

Sgranai gli occhi incrociando immediatamente i suoi, a qualche metro di distanza mentre aprì il cancelletto pronto ad addentrarsi in giardino. Teneva un braccio teso sull'addome come se fosse addolorato. Indossava gli stessi vestiti dell'ultima volta che lo avevo visto , aveva l'aria trasandata e sembrava non avesse riposato da giorni.

«Ryder!» Gli camminai velocemente incontro fino a che trovai pace solo nell'attimo in cui saltai e mi gettai tra le sue braccia, lasciandomi stringere così forte che se mi avesse frantumato tutte le ossa della gabbia toracica non me ne sarebbe importato nulla perché solo in quell'esatto istante ritornai a respirare. Solo quando respirai lui. Mi resse di peso e mi annusò ficcando e premendo voracemente il suo volto contro il mio collo mentre gli accarezzai la nuca e piansi, ma stavolta, furono lacrime di sollievo. Lui stava bene e finalmente era con me. «Ho temuto-...che ti fosse successo-...» tirai su col naso «-...qualcosa di brutto! Io ho avuto così tanta paura.» Pronunciai con voce rotta dallo sconforto mentre i nostri petti si schiantarono a più non posso. «Dove sei stato? Stai bene?» Mi scostai di poco affine di controllare personalmente le sue condizioni mentre lui non replicò, mi baciò e basta, cancellando finalmente il sapore delle labbra di Austin. Deglutii e rasserenata, lo riabbracciai allacciando le gambe dietro la sua schiena mentre il mio sguardo cadde accidentalmente sul veicolo. Non era la sua auto, bensì quella di ...Austin. Aggrottai la fronte e non fiatai fino a che mi fece scendere dopo aver gettato fuori un gemito di sofferenza. «Che cos'hai?»

Liv - L'ultimo Re 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora