LIV
Quella sera meritava di essere vissuta
in modo imprudente.«Dai, lancia!» Esclamò divertito prima di sorseggiare il suo Cognac mentre presi la mira per centrare il bersaglio poiché ci eravamo messi in testa di dover ad ogni costo diventare campioni di freccette, cosicché il nostro nome restasse scritto lì, nelle luride piastrelle di quel piccolo pub in periferia di Houston. Paul e Dylan, invece, se n'erano andati. Chiusi un occhio per prendere bene la mira e concentrarmi sul pallino rosso centrale dove avrei voluto infilzare il dardo verde che reggevo in mano, il problema era che a causa dell'alcool che mi stava già dando alla testa, di pallini rossi ne vedevo almeno tre. «Datti una mossa, tanto sei una schiappa!» Mosse la mano su e giù nella traiettoria tra la tabellina e me.
«La pianti?» Sbottai secca non staccando gli occhi dal bersaglio. Chiaramente non l'avrebbe piantata poiché era il re dei rompiscatole. «Ryder!» Lo ammonii facendolo ridere.
«E dai...» sorrise «...tanto lo lancerai contro la parete, come tutti gli altri.»
Sbuffai concentrandomi al massimo, non volendo dare a quell'idiota la soddisfazione di deridermi nuovamente, anche se in realtà aveva ragione. Ero una pippa. Ciononostante non demorsi.
«Tre...due...uno...» fiatò infastidendomi gesticolando e mandando i miei nervi a fior di pelle un attimo prima che lanciassi il piccolo dardo «...tre...due..u-....ahhhh!»
Spalancai gli occhi resami conto che glielo avessi infilzato sul dorso della mano mentre lui scoppiò a ridere ritrovandosi la freccetta a penzoloni.
«Oddio!» Lo raggiunsi preoccupata mentre se lo tolse cosicché constatassi che non si fosse fatto poi così tanto male. Solo un po' di sangue. «Lo vedi? Eh?-» Rise afferrando il mio viso in entrambe le sue mani prima di baciarmi tra una parola e l'altra. «Ti sta bene, testa di cazzo!»
«Testa di cazzo, a me?» Inarcò le sopracciglia mantenendo gli occhi fissi sulle mie labbra con quel ghigno beffardo che tanto amavo di lui.
«Testa di cazzo.» Ribadii a bassa voce percependo l'ardore che la sua bocca scaraventava con furia addosso alla mia, nonostante le nostre labbra si stessero solamente sfiorando. Lo guardai perdendomi il più a fondo possibile nei suoi occhi ambrati non potendo negare a me stessa che seppur i vari problemi, avevamo un'intesa ed una complicità ineguagliabili, da far invidia al mondo. L'atmosfera, la musica, le luci di scena che si abbassavano e si risollevavano velocemente accarezzavano la sua pelle mostrandomi il suo volto mentre ci avvinghiammo e ballammo incollati nel nostro angoletto lontani da tutto il resto. Nessuno di noi due era intenzionato a misurare la forza dei propri abbracci, anzi, se potessimo fonderci nella carne di l'un l'altra l'avremmo fatto. Posò la sua bocca umida e calda sulla mia fronte ed io chiusi gli occhi a quel gesto così tenero ed intimo che tanto amavo quando faceva. I suoi baci non erano mai solo semplici baci ; c'era altro dietro.
Sempre.
Passione, trasporto, un miscuglio di mille differenti emozioni che donavano vita al mio cuore. C'era esclusività. Lo percepivo. Poteva baciare altre donne, ma quei tipi di baci erano dedicati sempre e soltanto a me.Sentii il suo respiro scivolare candidamente sulla mia cute. Baciò i miei occhi con una delicatezza disarmante, prima uno e poi l'altro mentre sorrisi e mi strinsi maggiormente a lui quando la barba del suo mento solleticò la punta del mio naso. Si allontanò di poco per guardarmi meglio e con la mano libera sollevò il suo bicchiere di Cognac portandolo vicino alla mia bocca. Senza che neanche mi invitasse a bere lo feci sorseggiandone un po' ma appena prima che l'alcolico inondasse la mia cavità orale, le sue labbra si gettarono sopra le mie come se non ci fosse un domani, divorandomele e succhiandomele focosamente fino a che l'alcool si riversò dentro la sua bocca assieme alla mia saliva, così come un mio ansimo disperato.
