LIV
Rientrai in casa con le lacrime che punsero voracemente gli angoli dei miei occhi. Mi appoggiai alla porta immersa in un'incontrollabile agonia e con lo sguardo perso nel vuoto piansi silenziosamente nonostante riuscii ad udire le voci di papà ed Austin in cucina, a qualche metro di distanza da me. Piansi tanto. A lungo. Percepii quel lacerante dolore diritto nel cuore ; era una mano invisibile che me lo stringeva forte in una morsa immaginaria. Stringeva e rilasciava fino a volermelo spappolare. Chiusi gli occhi gonfi e dolorosi per riuscire in qualche modo a liberarmi delle radici di lui presenti in me ed invece me lo ritrovai di nuovo lì, più nitido che mai. Il suo meraviglioso viso mi apparve all'istante come un angelo. Rammentai i suoi occhi pentiti, le sue dolcissime iridi ambrate e velate di pesanti lacrime. Ripercorsi nella mia mente le immagini del mento di un uomo che tremava come quello di un bambino, o della sua voce rotta e delle sue strazianti suppliche....Dio...mi sedetti a terra con le spalle al muro e piansi così tanto che sentii gli occhi seccarsi, come se le lacrime fossero finite. Ma non sarebbero mai finite. Prima ancora che qualcuno potesse accorgersi del mio stato, andai via dirigendomi in bagno, certa che mio padre si sarebbe preso cura al meglio della piccolina. Austin, invece, rispettò il mio momento e se ne andò non venendo a disturbarmi. Solitamente, dopo i nostri innumerevoli attacchi di rabbia, o le nostre terribili liti, nonostante ci implorassimo di allontanarci da l'un l'altra, rimaneva dentro me un barlume di speranza incapace di spegnersi, segno che nonostante quanto veleno ci riversassimo addosso noi due ci saremmo sempre ritrovati. Saremmo sempre ritornati tra le braccia di l'un l'altra un giorno...Sempre...
Stavolta però no. Stavolta non sentivo niente nella pancia. Quella piccola fiamma di speranza si era spenta dentro me....dovevo esserne felice, no? Dopotutto, era proprio quello che volevo. Che lui mi lasciasse in pace e che mi stesse alla larga! Ma allora, perché non mi sentivo alleggerita come pensavo sarei stata una volta che lo avrei mandato via? Perché?
Sentii l'acqua gelida accarezzarmi il corpo bollente e a rinfrescarmi i pensieri tormentanti . Provai a non serrare gli occhi a lungo per paura di vederlo comparire ma nonostante cercai di lottare con tutte le mie forze, le palpebre erano così pesanti e stanche che si chiusero. Cercai comunque di tenere la mente a bada ; pensai a mia figlia. Alla ferita che bruciava ancora, ma neppure quel male riuscì a superare la soglia della sofferenza creatasi come un vortice incolmabile al centro del mio petto. Che cosa avevo sbagliato stavolta? Stavo solo cercando di rispettarmi. Era vero, lo amavo. Non avevo smesso di farlo nel momento più buio e solo della mia vita e di sicuro non sarei riuscita a smettere neanche ora. Ma Ryder non faceva altro che ferirmi di continuo ed io stavo letteralmente impazzendo.
Sospirai ed il mio corpo sussultò quando visualizzai nella mia mente gli attimi di tutte le ragioni che mi avevano spinta a prendere quella decisione. Era colpa sua se eravamo arrivati fino a quel punto di rottura, ed era colpa mia che lo riaccoglievo nella mia vita nonostante tutto...Doveva andare così, pensai tra me e me, lasciandomi avvolgere dal getto dell'acqua che resi più tiepida una volta ritornata lucida. Faceva male da morire ma era l'unica maniera di non farci più male a vicenda in futuro. Mio padre diceva sempre "meglio una fine dolorosa, che un dolore senza fine." Come dargli torto? L'amore c'era, ne ero certa, ma non bastava solo quello per essere felici. Ed io avevo davvero voglia di essere serena. Quella pausa ci avrebbe dato una mano a scoprire ciò che necessitavamo. Quando tornai di là papà era impegnato a mettere a nanna la bambina. Mi preparai una tisana e rientrai in camera mia dopo averlo ringraziato del suo aiuto. Ma solo pochi attimi dopo lui bussò alla mia porta.
«Posso entrare?» Non volevo vedere nessuno in quel momento ma quella voce paterna, soave e così gentile scaldò il mio cuore ed un misero granello di spensieratezza si posò sul mio volto. Risposi e gli permisi di raggiungermi anche se me ne restai accovacciata su me stessa, col viso premuto sul cuscino ormai zuppo di lacrime. Maledette !