EPILOGO

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LIV


«Come procedono i preparativi per la festa di compleanno di Ryder? Quell'ometto compierà trent'anni. È un bel traguardo!»

«Bene, domani, prima che voi giungiate qui credo che tutto sarà pronto.» Replicai contenta. «La bambina sta bene?» Domandai a mio padre in videochiamata mentre l'aria fresca entrò tramite la vetrata sulla parete che dava sul panorama del mare di Somerset. Laddove ci eravamo trasferiti definitivamente qualche mese prima.

«Ora sta riposando . Tra poco lei e Bessie andranno al parco con Poppy mentre io ed Alex ci berremo una bella birra in riva al mare. Bonnie non è ancora rientrata da Atlanta perché purtroppo sua zia sta ancora poco bene.»

Tesi le labbra guardando mio padre. Lui mi rivolse un piccolo sorriso. C'era la svolta di un nuovo capitolo di vita nei suoi occhi stanchi, seppur felici. La nostra meritata vittoria. Anche lui qualche mese fa era ritornato a Fall River, accolto stavolta, da tanto amore e rispetto. Quello che ci avevano strappato via per più di un decennio. Ryder gli aveva regalato un negozio che gestiva con Bessie, la quale per amore, lo aveva seguito dall'altra parte degli States. Inoltre, non voleva stare lontano da me per nessuna ragione al mondo, soprattutto ora, in questo momento delicato della mia vita.

«Ryder ti tratta bene? O devo prendere la macchina e venire lì a-...» disse con tono tanto minaccioso quanto scherzoso, mentre il diretto interessato mi raggiunse in camera da letto, a torso nudo e bello come il sole. Aveva preparato un piatto stracolmo di fragole, piccoli pancakes con tanto di una ciotola straripante di crema di pistacchio. Mi portò via il telefono di mano.

«Vecchio-...» Gli replicò facendomi sorridere e scuotere la testa.

«Vecchio ci sarai tu!» Borbottò. «Tratta bene mia figlia.»

«E tu tratta bene la mia.» Lo interruppe mio marito, stuzzicandolo . «E poi, tua figlia ormai è mia, mettiti l'anima in pace. Intesi?» 

«Mia figlia è un po' mia e un po' tua.» Rispose papà mentre Ryder, scherzosamente ruotò gli occhi al cielo e mi lanciò un'occhiata.

«Liv, ti ho mai detto che tuo padre è un brontolone?» Mi sussurrò facendo in modo che Abraham lo udisse.

«Guarda che ti sento!» Lo ammonì.

«Beh, in tal caso, se non ti spiace...» parlò il mio uomo mostrandogli il piatto con le prelibatezze che aveva preparato per me «...io e tua figlia avremmo un po' da fare!» Lo salutò con un cenno di mano e spense la videochiamata mentre sghignazzai divertita portandogli via di mano il piatto ed inzuppando una fragola all'interno della crema di pistacchio.

«Ahhh...» sospirò sdraiandosi sul lettone con il torso tra le mie gambe «...eccola qui la soglia del mio paradiso.»

«Smettila.» Risi pensando quanto fosse scemo mentre legò le sue braccia attorno alle mie cosce e baciò instancabilmente il mio pancione dove appoggiai il piatto a mo di tavolo . Ebbene sì, ero incinta del nostro secondo bambino di cui non sapevamo il sesso nonostante fossi quasi al nono mese. Non c'importava. La scoperta dell'arrivo di un altro gnomo in casa aveva spostato i preparativi del nostro vero e proprio matrimonio, ma anche di quello, in realtà, ci importava ben poco. Eravamo felici e sereni e questo era ciò che contava.  Preparai una fragola anche per lui che mi guardò estasiato addentandola.  «Che c'è?»

«Sei bellissima.» Rispose accarezzando il mio pancione e gettando una fugace occhiata alla valigia già pronta da quando ero entrata nel terzo trimestre. «Non ci credo ancora che tra qualche giorno saremo in quattro. Sono così felice che non immagini, piccola.» Si sollevò affine di sedersi accanto a me, con le spalle appoggiate alla testiera del letto mentre posai il piatto sul comodino e mi lasciai coccolare da lui. Da quella dolce rugiada posata delicatamente sulla mia pelle mentre le luci del tramonto e l'odore della salsedine fecero da testimoni al nostro amore.

Liv - L'ultimo Re 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora