39. Don't blame me love made me crazy (1)

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Ci saranno 2 parti
una oggi, una domani sera💅🏻
(non ce la faccio per oggi devo andarmi a fare la ceretta.☠️)

Evan

Sospiro pesantemente mentre guardo i miei amici e i Raiders raggiungere le loro auto velocemente.
Ho la tachicardia da quando Dean ha accennato a quella chiamata.

Non sarei stato d'aiuto in mezzo a loro. Sono un tipo piuttosto ansioso e mando in palla chiunque mi sia vicino. È più forte di me.

Se mi fermassi a pensare, anche solo per un momento, immaginerei soltanto Will in pericolo. E questo rischia di compromettere la mia salute mentale.

Per cui, Evan pensa positivo.
10 minuti e avrai solo buone notizie.

«Alza la musica, DJ!» chiudo gli occhi, quando sento Tom urlare ad un DJ che non esiste.

Mi volto nella sua direzione.
Cerca disperatamente di convincere il barman ad alzare il volume e solo in quel momento faccio attenzione alla melodia che si propaga per il locale.
Si tratta di note che mi risultano conosciute.
Fin troppo conosciute.

Taylor Swift.
Shake it off.

Scuoto la testa ridendo, avvicinandomi finalmente a lui. «E così ti batti per Taylor Swift...» lo rimbecco.
Il suo capo scatta come una molla verso di me, quasi come se non se lo aspettasse di vedermi lì.

Mi guarda di sottecchi, prima di evitarmi completamente.
Stringe la mascella, fissando un punto dinnanzi a sé. Non mi vuole qui.

Orgoglioso del cazzo.

«Non so nemmeno chi cazzo sia.» brontola, mettendo su il broncio.

Mi sembra un bambino.

Volto il capo verso ciò che mi sta intorno quando un improvvisa sensazione di inquietudine mi attraversa il petto.

Mi sento osservato.

Ma qui mi sembra che ci sia solo gente a posto, quindi scaccio via i miei pensieri dovuti alla preoccupazione del momento.

«Alza il culo, avanti.» lo prendo per le spalle, ma in tempo zero si libera dalla mia presa quasi come se avesse preso la scossa.

«No.» si alza velocemente, rischiando di perdere l'equilibrio e quindi cadere a terra ma fortunatamente lo sorreggo.

I suoi occhi di ghiaccio mi investono, portandomi a trattenere il respiro per qualche secondo. Sono leggermente lucidi.

Quasi non mi ricordavo quanto fossero belli visti così da vicino.

Quasi non mi ricordavo il profumo che emana la sua pelle.

I nostri nasi si sfiorano appena, e una scarica di brividi coglie il corpo di entrambi.

«Toglimi le mani di dosso, figlio di puttana.» mi spintona malamente, per poi guardarsi intorno per accettarsi che nessuno ci abbia visto.

Come se stessimo facendo qualcosa di male.

«Vaffanculo, Tom. Ed io che volevo anche aiutarti.» sputo avanzando verso l'uscita, intenzionato a lasciarlo lì. Non me ne frega un cazzo se rimane da solo.

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