66. This is a wild game of survival (1)

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anche in questo, soprattutto in questo, se non ve la sentite...andate avanti. Vorrei poter mettere un avviso a inizio e fine scena, ma gli elementi forti saranno presenti in tutto il capitolo.
Vi lascio alla lettura.
Vi ricordo che oggi pubblicherò 2 parti. Per cui, ce ne sarà una seconda.


PARTE UNO

Alexander
la sera prima
mercoledì, ore 19:32.

Mi giro e mi rigiro nel letto.
Non dormo da giorni.
Da quando Kai è stato rinchiuso in carcere, non faccio altro che pensare e pensare. Nessuno di noi sa come aiutarlo.
Penso solo a quanto sia colpa mia, per aver fatto entrare quella stronza di Juliet nelle nostre vite. Per averle permesso di manipolarmi dal primo momento, per averle dato il potere di fare tutto questo.

Ora tutti ne stavano pagando le conseguenze, chi più di altri.

Provo a chiudere gli occhi e addormentarmi, ma qualcosa continua a perseguitare il mio sonno.
In questo periodo specialmente.

Guardo dall'occhiello della porta, prima di aprire e accogliere la persona dietro di essa all'interno della casa.

Con mia grande sorpresa, è proprio Amanda.

Non dovrebbe essere qui.

Giro la chiave nella serratura, prima di abbassare la maniglia e spalancare la porta.

«Ciao, Alex», sussurra, visibilmente agitata.
«Ciao, tesoro. Come mai qui?», le domando, indicandole di entrare.
Lei però scuote la testa.

«Devo dirti una cosa.... e voglio metterci meno tempo possibile. Non voglio in alcun modo che tu infierisca su questa mia decisione, per quello devo limitare il più possibile il tempo che passiamo insieme. Non posso permettere che tu mi manipoli come sempre. Per cui, resterò qui. Davanti alla porta», inizia a dire, con tono sicuro.

Mi irrigidisco, conoscendo già cosa sta per dirmi.
D'altronde l'avevo capito da settimane.
Amanda era stata strana per tutto questo tempo.
E poi era difficile che qualcosa sfuggisse dal mio sguardo.

«Okay, parla».

«Non voglio più stare con te, Alexander», rivela.

Lo sapevo.

«Non posso più continuare a fare quello che mi chiedi. Non posso più annullarmi. Non posso mettere te prima dei miei bisogni e fare finta che sia giusto così, che non sia profondamente sbagliato per me. Non posso più portarmi così poco rispetto. È stato divertente all'inizio, ma poi hai cominciato a pretendere sempre di più, fino a spaventarmi e a farmi capire quanto sia serio e grave quello che stiamo facendo. Io non posso essere soltanto l'oggetto delle tue perversioni. E non posso nemmeno fare questo a Jake.»

Assesto i colpi, provando a concentrarmi di più sulla rabbia.

«Non parlare come se non avessi ancora fatto niente. Hai preso per il culo Jake dal primo momento e ti è sempre andato bene.»

«Lo so. Ma non posso più prenderlo in giro, okay?», alza la voce.
Nel frattempo ci troviamo ancora davanti la porta. Lei non ha osato fare un passo in avanti, fermandosi proprio sul pianerottolo.

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