47. Teenage 𝓓ream

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Evelyn

«Dean?» richiamo la sua attenzione in corridoio. Indossa un completo sportivo da basket, con la palla sottobraccio e un ghigno malizioso stampato in faccia, mentre parla con una ragazza che non fa altro che starnazzare ad ogni sua parola.

Il suo capo scatta come una molla nella mia direzione e come ogni volta che mi vede nei paraggi, fa uno scanner completo della mia figura che mi fa sentire in soggezione in tempo 0.

Le sue iridi blu sono così intense da farti tremare.

«Dimmi.» non si schioda da quella posizione.

I suoi muscoli flettono visibilmente, mentre inizia a palleggiare. Lo schianto col pavimento si propaga ad eco per tutta la scuola.

«Qui?» chiedo io di rimando.

«Non c'è problema.» scrolla le spalle mentre fa un occhiolino alla tizia con il completo da cheerleader che si gode la scena.

«Mio padre ha bisogno di una mano in officina. Mi ha chiesto di chiedere ad uno di voi. Quindi? Ti interessa?» spiego brevemente, divenendo rigida.
Ho le braccia incrociate al petto e un espressione seria in volto.

«Perché non hai chiesto a Jake?» bofonchia stizzito. «Non è una scusa plausibile per fare i piccioncini più spesso?» inarca un sopracciglio fissandomi curioso di una possibile risposta mia risposta.

«So che sei l'unico della tua famiglia momentaneamente senza lavoro, quindi pensavo facesse al caso tuo. Ma tranquillo, se non ti va chiederò a qualcun altro. Scusa il disturbo.» ribatto acida, girando immediatamente i tacchi per andarmene più velocemente possibile lontano da lui.

Due secondi dopo, sento i suoi passi pesanti dietro di me.

«Va bene.» dice alzando un po' troppo la voce per fermarmi. «Quando inizio?»

«Anche oggi pomeriggio sul presto.» non mi volto, continuo a camminare lungo la mia strada con passo svelto.

«Tu verrai?» riesce ad acchiapparmi, stringendomi il braccio in modo da fermarmi.

«No. Rimarrò a casa.» mi strattono dalla sua presa, incrociando i suoi occhi speranzosi. «Per quanto riguarda la paga e tutto il resto, ti dirà lui tutto oggi.» lo avviso.

Lui annuisce e basta, aspettandosi forse qualche altra parola da parte mia che però non arriva.

«Vado a lezione.» borbotto frettolosamente.

«Ci vediamo dopo.» mi saluta, prima che le nostre strade si dividano definitivamente, camminando su due versanti opposti.

Letteralmente e figuratamente.







permettimi di spiegarti

Rileggo il messaggio di Jake per la milionesima volta da oggi pomeriggio.
L'ho visualizzato qualche minuto dopo e a distanza di 5 ore non gli ho ancora dato una risposta.

Se io non l'avessi evitato completamente stamattina in palestra, probabilmente avrebbe continuato a non rispondere ai miei messaggi e a non degnarmi di risposta. L'ha fatto per 2 giorni interi.

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