61. Maybe we were meant to meet, but not to be

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Will

Smettila di pensarci. Smettila.
Mi ripeto continuamente, mentre scalcio qualsiasi cosa abbia davanti in malo modo. Mi sento un po' come Troy Bolton in questo momento, solo che a mancarmi sono le doti canore. E poi, soprattutto, che in realtà quel film sia tutto frutto di una fantasia.

La sensazione d'angoscia che preme all'altezza del mio petto invece è fin troppo vivida. E fa un male cane.

Vorrei che fosse tutto un incubo, uno di quelli tremendi che ti fanno rilasciare un sospiro di sollievo quando apri gli occhi e ti rendi conto fosse tutta immaginazione. Invece è tutto vero.

Domani mattina Olivia se ne andrà. E chissà se la rivedrò mai.

Io mi sento a pezzi.
Triturato. Penso di non essermi mai sentito così. Non saprei paragonare nessun evento della mia vita a questo momento.
Non saprei descrivere come mi sento. So solo che se questo è quello che devo sopportare, preferivo quando non riuscivo a provare nulla.

Ora sento tutto. Sento pure troppo.
Tutto questo mi sta facendo perdere la testa.

Cammino a passo svelto, senza una meta. Proseguo dritto per la strada che mi si presenta davanti, con un flusso di pensieri imperterrito che aleggia nella mia mente.

Stronza che non sei altro, perché non me l'hai detto prima?
Perché mi hai fatto affezionare così tanto a te?
Perché non mi hai detto di starti lontano?
Perché hai voluto aiutarmi?
Perché mi guardavi in quel modo?

Perché, una volta avermi conosciuto, non te ne sei andata? Perché hai voluto farmi del male? Scavare un coltello all'interno del mio petto e farmi sanguinare adesso che sembrava andare tutto bene? Perché mi hai strappato il cerotto che tu stessa avevi messo e mi hai graffiato?

Mi fidavo di te. Non credevo saresti stata capace di farmi soffrire così tanto. Di spezzarmi il cuore che ti avevo consegnato in mano senza troppe pretese, senza ripensamenti. L'avevo fatto perché volevo, perché sapevo che non me ne sarei pentito.

Forse non avrei dovuto.

«Basta.» mormoro a voce alta. Nello stesso momento il mio telefono prende a squillare e Wanna Be Startin di Micheal Jackson, la parte iconica finale, mi distoglie dai miei pensieri insopportabilmente dolorosi.

È lei. Olivia mi sta chiamando per la quinta volta nel giro di dieci minuti. Sono quasi tentato nel bloccarla, se solo non mi piacesse così tanto la mia suoneria da volerla ascoltare in loop ogni volta. E poi, soprattutto, perché non ne sarei capace.

A dire il vero non so nemmeno come io abbia trovato il coraggio di voltare le spalle e lasciarla lì. Il Will di qualche mese fa, avrebbe fatto un sospiro, forse due, e sarebbe tornato come prima. Non avrebbe battuto ciglio, nonostante fosse molto dispiaciuto.

Ma in quel momento sentivo di dovermi allontanare, tanto che era enorme il dolore che si andava espandendo nel mio petto.

«Ma-ma-se, ma-ma-sa, ma-ma-ko-ssa.» canticchio, cercando di distrarmi in tutti i modi.

Nemmeno la musica riesce a farmi tranquillizzare. Nemmeno questo mi porta a pensare altro che non sia lei.
Come cazzo devo fare a togliermela dalla mente?

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