37. Car's outside

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Kai

Le accarezzo con estrema dolcezza la guancia destra, godendomi la vista del suo volto angelico dormire beatamente. Ha la bocca socchiusa dal quale fuoriesce un leggero russare e per quanto adorabile sia in questo momento, non ho resistito dal farle un video.

È così bella.
Così tanto che starei tutta la notte a guardarla, così come facevo un tempo.

Mi trasmette pace.

«Sei tutto per me.» le sussurro, quasi impercettibilmente.

Mi allungo per baciarle la fronte, prima di alzarmi dal letto. Guardo fuori la finestra. È ancora notte fonda e piove a dirotto.

Quel coglione di Trevor non è ancora tornato.

Sbuffo sonoramente, prendendo il telefono e componendo il suo numero.

Uno squillo, due squilli, tre, quattro, cinque.
Il numero da lei chiamato non è al momento raggiungibile.

Ritento, ancora due volte, prima di uscire dalla stanza e andare a bussare Alexander.

«Che c'è?» chiede assonato quando entro di soppiatto.

«Sai dov'è andato Trevor?»

«Perché è uscito?»

«Cazzo.» sbuffo, provando da Tom, che stranamente è ancora sveglio mentre guarda il cellulare.

«Che c'è?» dice appena mi vede, accigliandosi.
Devo avere proprio un aspetto pietoso.

«Sta venendo la fine del mondo e Trevor non è ancora tornato. Non risponde nemmeno a telefono.» vado avanti e indietro per la stanza mentre glielo spiego, agitandomi subito.

No, non riesco mai a mantenere la calma.
In nessuna situazione.

«Dove cazzo si è cacciato?» sbraito.

«Forse dovresti smetterla di fare la mamma preoccupata e andare a dormire.» mi rimbecca Alex, apparendo alle mie spalle.

«Sai, Alex dei miei coglioni, non ci troviamo in una situazione rosa e fiori. MJ potrebbe apparire da un momento all'altro e noi non sappiamo che cazzo ha in mente.»

«Scorgo un po' di timore nella tua voce.» replica. «Ti stai seriamente preoccupando di quello? È innocuo.»

«Mi preoccupo per Trevor. È solo al momento.»

E non è mai un bene.

Da solo si distrugge. Ha sempre bisogno di qualcuno vicino.

«Esatto. È Trevor. Sa come cavarsela.»

Sospiro pesantemente, sentendo il sangue bruciare nelle vene.

«Usciamo a cercarlo?» propone Tom, alzandosi finalmente dal letto.

«Non abbiamo nemmeno una cazzo di auto. Il furgone di mio padre se l'è preso lui.»

E guai se me lo riporta anche solo con un piccolo graffio. Non perché era di mio padre, chi se ne frega di quel vecchio, ma perché quel posto è importante per me e per Angel.

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