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11 anni prima


Oggi fa caldo.
Stranamente questo Settembre è più afoso del solito, il che porta tutte le persone che mi capitano davanti ad indossare ancora abiti estivi.

Per questo, mi guardano tutti male. I loro lineamenti si deformano quando incontrano la mia figura, modificandosi fino a formare un'espressione interrogativa.

Che cosa ci fa con quel cappotto addosso, se fuori ci sono 27 gradi?

Beh quando hai segni sulla pelle sei obbligato a coprirti, gli direi.

Più mi fissano, più la mia rabbia accresce. Potrei sbottare da un momento all'altro e non rispondere delle mie azioni.
Odio quando la gente mi osserva.

Non sai mai cosa pensa.

Cercare di passare inosservati sembra quindi impossibile, mentre mi addentro nel parco.

Che cosa ci fa Micheal qui?

Era tutta la mattina che lo seguivo, alla ricerca di risposte che giustificassero il suo strano comportamento.

Non era la prima volta che lo pedinavo. Né la prima che dubitavo di lui. Anzi, era una vita ormai che mettevo in discussione ogni cosa facesse.

Non riuscivo a fidarmi. Sembrava sempre stesse per ingannarmi. O lasciarmi.
Pensavo che mi avrebbe lasciato sola, da un momento all'altro. Ed io non lo meritavo.

Non meritavo di non esserci durante la vita di mio figlio. Meritavo di vederlo crescere, di vedere l'uomo che sarebbe diventato.
Non sarebbe stato di certo Micheal a portarmelo via.

Controllavo da un po' qualsiasi suo movimento. A partire dal cellulare, a quando usciva di casa di soppiatto durante la notte. Avevo imparato, con gli anni, a seguirlo senza destare sospetti.

Non ero mai riuscita a captare molto, come se una parte di sé sapesse che era sotto sorveglianza h24.

Ma quella mattina fu diverso...

Quella mattina, probabilmente, non si aspettava affatto che io lo seguissi.
Forse perché mi aveva lasciato la sera prima, dopo una mia crisi isterica, a dormire tranquilla sul divano. Mi aveva detto che mi amava e mi aveva rimboccato le coperte. Gli avevo risposto che lo amavo anch'io.

La verità è che detestavo ogni cosa riguardasse quell'uomo, specie come mi faceva sentire.
Fosse stato per me lo avrei estirpato dalla faccia della Terra. Avrei eliminato ogni sua traccia, ogni ricordo che aveva lasciato.
Avrei voluto non fosse mai esistito.

Avrei cancellato anche a me se fosse servito a rimuovere ogni suo ricordo.

Ed è quando lo vedo seduto su una panchina, in compagnia di una donna, che ho l'impellente bisogno di mettere in atto ogni mio pensiero.

Di ridurgli la faccia in poltiglia, di graffiarlo, farlo sanguinare come lui ha fatto con me. Vorrei distruggerlo con ogni mezzo possibile.

Resto lontana da loro per non farmi scoprire, ma abbastanza vicina per poterli guardare senza intoppi. Vorrei sapere cosa si dicono con così tanto trasporto, perché si guardano in quel modo e soprattutto perché Micheal sorride. Con me non sorrideva mai.

LimitlessDove le storie prendono vita. Scoprilo ora