20. Bad blood

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Will Pov's

Con la punta della lingua bagno il bordo della cartina,prima di chiudere la sigaretta e prendere l'accendino.Sarà la quarta che mi accendo solo da quando sono in questa stupida sala ad aspettare di entrare nell'ufficio del preside.

La sua segretaria,la signora Parker,continua a guardarmi in malo modo,invitandomi più di una volta a leggere l'insegna sulla mia destra,dove c'è una sbarra a coprire una sigaretta.Ma chi se ne frega.

Io vivo per questo.Per del tabacco,o preferibilmente erba,avvolta attorno alla carta.Io lo chiamo piacere nell'autodistruzione.

Sapere che una cosa fa male e non dovresti abusarne,ma la fai lo stesso perché hai bisogno di sentire qualcosa.

Sentire qualcosa.

Non mi capitava da un bel po',ad essere sinceri.

La mia vita era un bolla vuota.Nulla vi entrava e nulla vi usciva.Nulla mi faceva del male e nulla mi faceva stare bene.Ero in un limbo,costantemente,vacillando tra rimanere in piedi o sprofondare giù.

Io non ero bianco o nero,io ero grigio.Ero tutto ciò che si trovava all'angolo tra le due estremità.

Non ero tutto e non ero niente.

Semplicemente,non ero.

Avevo il pieno controllo della mia vita,ma una volta o due,nel corso degli anni,ho davvero creduto che il mio cervello non fosse altro che un burattinaio che muoveva dei fili.Esso agiva in maniera meccanica ogni giorno commettendo le stesse azioni.

Mi alzavo,fumavo,mangiavo quando capitava,fumavo,scopavo,e fumavo ancora.

Un loop infinito,che si ripeteva in continuazione,facendomi morire ogni giorno sempre di più.

Ma a me andava bene così.Trovavo del sollievo in tutto ciò che sapevo mi avrebbe distrutto prima o poi.

E questa era l'unica cosa che riuscivo a sentire.La voglia di farmi del male.

Sono così da così tanto tempo che non ricordo nemmeno quando ho iniziato a sentirmi così.

«Signor Miller,il preside l'attende nel suo ufficio»mi comunica Miranda,e come un vecchio mi alzo lamentandomi dei dolori alla schiena.«Dovreste comprare delle poltrone,non posso spaccarmi la spina dorsale ogni volta»sbuffo facendo la mia entrata trionfante.

Per me adesso il preside Bleu è semplicemente Jacob.Vedo più spesso lui che nemmeno mio padre.Il che pensandoci,è davvero triste come cosa.

«Jacob,come stai?»gli sorrido,sedendomi di fronte a lui.

«Tutto bene,grazie.E lei?»

«Lei chi?»mi guardo intorno,non vedendo nessun altro.

«Lei,signor Miller,come sta?»

«Una favola»borbotto.«Come mai sono qui?Mi sembra di essermi comportato piuttosto bene oggi»tranne per quando ho quasi rotto l'osso sacro di un ragazzo del quarto anno durante l'ora di educazione fisica.La pallavolo mi rende aggressivo.Ma questo lui non sembra ancora saperlo.

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