IV

4.6K 162 239
                                    

15 settembre

Apro gli occhi all'improvviso, a causa di un forte rumore.

Li stropiccio, assonnata, con le mani e noto che la causa del mio risveglio è il non proprio delicato russare di Callie, che dorme profondamente: meno male che nel nostro appartamento abbiamo camere separate.

Ci metto circa dieci minuti per rendermi conto di dove sono, durante il sonno avevo totalmente dimenticato la sbronza della mia amica, che ci ha portato a dormire a casa dei miei praticamente sconosciuti datori di lavoro.

Certo che questa nuova vita a Brooklyn è proprio strana.

"Ma che diavolo di ore sono?" borbotto, muovendomi tra le coperte.

Con il polpastrello del mio dito indice tocco lo schermo del mio cellulare e, quando noto che sono le quattro di notte, la mia espressione non è propriamente entusiasta... non riuscirò mai ad addormentarmi di nuovo, con la mia amica trattore accanto.

Decido di alzarmi lentamente, evitando di far troppo rumore, per avvicinarmi al balcone: se prima il giardino era totalmente affollato, adesso vi regna una pace totale e si può evincere ancor di più quanto sia maestoso e curato in ogni suo dettaglio.

Che spreco avere una casa con un esterno tanto bello ed usarla soltanto per degli eventi.

Penso che andrò a farmi una camomilla, o qualcosa di caldo.

La maglietta nera che indosso è a maniche corte, ma per mia fortuna rimane abbastanza lunga da sfiorare le ginocchia, profuma di bucato, è piacevole.

Scendo le scale in punta di piedi, alla ricerca della cucina. Non è proprio facile orientarsi qui dentro.

"Uffa! Ma dov'è?" sussurro a me stessa, girando tra i corridoi.

Mi guardo intorno e noto una grande foto sul fondo del corridoio: raffigura una donna davvero bella, con dei lunghi capelli neri e grandi occhi color smeraldo, che tiene in braccio due bambini. Li riconosco subito: nonostante nella foto avessero circa quattro anni, nel corso degli anni sono rimasti molto simili.

"Notte insonne?"

Una voce profonda mi fa saltare in aria dallo spavento.

Mi giro e vedo Duncan a pochi metri da me, non indossa la maglietta, il che rende ancora più evidente quanto la sua figura sia slanciata e asciutta.

Penso che le mie gote, in questo momento, siano bordeaux.

"Mi hai fatto prendere uno spavento" mormoro.

Lui si avvicina, lentamente. "Cercavi qualcosa?"

"In realtà sì, la cucina" Continuo ad osservare la foto. "Eri carino da piccolo, molto più di adesso"

"Di quel bambino non è rimasto niente" afferma con freddezza lui.

L'ho notato che non è rimasto nulla, sicuramente da piccolo non eri antipatico quanto adesso.

Mi fa poi cenno di seguirlo, camminiamo per qualche metro e finalmente davanti ai miei occhi evinco quella che è la cucina.

Mi accomodo sulla sedia del bancone in marmo bianco, mentre Duncan posiziona sul fornello elettrico un pentolino dell'acqua.

"Come sta Callie?"

"Sembra meglio, il suo sonno è decisamente più profondo del mio"

Mentre l'acqua si scalda, vedo le mani di Duncan afferrare un disco: lo infila nel lettore argentato che si trova su un piccolo comodino e un tenue sottofondo di musica classica invade tutta la stanza.

BROOKLYN'S LIGHTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora