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1 dicembre

"Angel Edwards, è attesa nell'ufficio del signor Thompson"

Olivia, la segretaria del piano ventiquattro dai capelli biondo fragola, mi fa cenno di seguirla.

Grace aggrotta le sopracciglia. "Hai combinato qualche guaio, amica?"

A parte iniziare una frequentazione con il mio capo senza che nessuno lo sappia? Direi di no.

"Anch'io vorrei essere convocato lì" piagnucola Jonah.

Se solo sapessero la verità impazzirebbero: ma non è decisamente il momento. Abbiamo deciso di iniziare una relazione di prova per conoscerci meglio e vedere come può andare, ma devo ammettere che la consapevolezza del segreto è piuttosto elettrizzante.

"Probabilmente ho sbagliato la e-mail a cui mandare i nuovi fascicoli", mento.

Mentre mi dirigo verso il piano ventisei, sento la suoneria dei messaggi del mio cellulare.

Spero così tanto sia Callie.

Non la vedo dalla sera del ringraziamento, mi ha semplicemente messaggiata dicendomi che sarebbe stata via per qualche giorno: almeno con lei c'è Trevor, che sono certa la proteggerà da tutto e tutti. Probabilmente staccare un po' da tutto è quello che più le serviva dopo lo shock del rivedere sua madre e dover dire quell'orribile fatto davanti a tutti.

Sono comunque preoccupata: mi manca, vorrei sentirla e starle accanto in un momento così difficile.

Purtroppo il messaggio sul mio cellulare è semplicemente un avviso da parte del mio operatore telefonico.

Busso alla porta dell'ufficio di Duncan, sentendo già le mie gote andare in fiamme.

"Avanti, signorina Edwards"

Non posso fare a meno di ridacchiare per il suo modo formale di parlare.

Decido di stare al suo gioco. "Signor Thompson, buongiorno"

Sto attenta a chiudere bene la porta, se qualcuno ci vedesse sarebbe decisamente compromettente.

Duncan è in piedi, poggiato sulla sua scrivania. La sua camicia bianca è leggermente sbottonata, a differenza dei polsini che sono perfettamente piegati.

Ed è decisamente molto sexy vederlo così, con il volto illuminato dalla luce riflessa dei vetri.

"È venuta a portarmi i nuovi fascicoli?" chiede, con voce rauca.

Mordicchio il mio labbro inferiore. "Purtroppo no, sono molto in ritardo"

Si avvicina a passo lento verso di me, per poi attirarmi verso la scrivania.

È dietro di me e le sue labbra sfiorano il mio orecchio. "Lei dovrebbe pensare più al lavoro, piuttosto che avere la testa altrove"

Cerco di mantenere regolare il mio respiro.

"E cosa dovrei fare, signor Thompson?" mormoro, girando leggermente il capo per guardarlo negli occhi.

Lui mi fa piegare di scatto verso la scrivania, facendo aderire il mio petto al freddo legno. Sul mio fondoschiena percepisco il notevole rigonfiamento dei suoi pantaloni. "Non so, penso che dovrebbe essere punita"

Mi volto di scatto, ritrovandomi con il suo volto a qualche centimetro dal mio.

"Duncan! Potrebbe entrare chiunque"

Lui fa spallucce, rivolgendomi un sorrisetto sfacciato. "Allora, angioletto? Questo posto è mio"

"Non dovevamo essere discreti?" sussurro, sotto il suo sguardo ammiccante.

BROOKLYN'S LIGHTSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora