LVIII (2)

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A N G E L

Ed io che pensavo fosse realmente cambiato questa volta. Come immaginavo, sono stata una dannata stupida a lasciarmi abbindolare dalle sue promesse e belle parole: è facile pronunciarle, fino a quando non ti trovi davanti un ostacolo e la prima cosa che ti viene in mente di fare è accusare chi ti è sempre stata accanto.

Sono furiosa e lo sono ancora di più da quando Duncan è uscito sbattendo la porta, lasciandomi lì, sola, circondata dal silenzio del mio salotto che sembra improvvisamente troppo grande. Non mi ha neanche dato il tempo di spiegare. Rabbia, confusione, disperazione. E soprattutto, una delusione così acuta che fa quasi male fisicamente.

Non posso credere che dopo tutto questo tempo, dopo tutto quello che abbiamo vissuto insieme, Duncan possa ancora dubitare di me. E per cosa poi, per delle stupide foto?

La fiducia è la pietra angolare di ogni relazione, e vedere la sua mancanza di quest'ultima è come un fendente tagliente, non posso andare a convivere con una persona che confida così poco in me.

Mi lascio cadere sul divano, stringendo le mani con forza, mentre i pensieri mi assalgono come un esercito di incubi.

Mi alzo di scatto e mi avvicino alla finestra, cercando conforto nel paesaggio urbano che si stende di fronte a me. Il cielo grigio di Brooklyn sembra rispecchiare il mio umore cupo, ma anche in mezzo a questa tempesta di emozioni, c'è ancora una fiamma di speranza che brilla, debole ma persistente.

Mi rendo conto che starmi a piangere addosso non gioverà alla situazione. Decido di fare due passi per schiarirmi le idee. Ho davvero bisogno di parlare con qualcuno e quel qualcuno è Callie, lei conosce perfettamente la situazione e saprà sicuramente darmi dei consigli... o almeno farmi pensare ad altro.

Non posso credere che quel viscido manipolatore di Elijah Gauthier sia arrivato a tanto, il giorno in cui lo vedrò crollare davanti ai miei occhi sarà forse uno dei migliori della mia vita. Perché gente come lui, prima o poi, crolla.

All'improvviso, noto qualcosa che mi fa fermare. In una piccola via nascosta, poco lontana dal marciapiede in cui mi muovo, vedo una figura familiare. Una lunga chioma nera... e so bene di chi è. Mi avvicino cautamente, cercando di capire se i miei occhi mi stanno ingannando. E più mi avvicino, più spero che sia così. Ma no, non è possibile. È Sophie. E si trova con Anaclara.

Quella vista mi lascia senza fiato. Cosa diavolo ci fa con lei?

Sophie ride allegramente, come si sentisse perfettamente a suo agio in compagnia di quell'arpia. Un comportamento nettamente diverso rispetto a quello che aveva con me e Callie qualche settimana fa. E questo spiegherebbe decisamente molte cose.

«Non ci credo...» mormoro tra me e me, incapace di distogliere lo sguardo.

Un milione di pensieri mi assalgono. Tradimento? Complotto? Inganno? Non so cosa pensare. Sono paralizzata dalla confusione e dalla rabbia. Oggi sembra non andarne bene una. Non riesco a immaginare come sia possibile.

Sophie si volta di scatto e mi vede. Il suo volto cambia immediatamente. Cerco di far finta di nulla, ma ormai è chiaro che mi abbia vista. Prova ad accelerare il passo per fermarmi, a dire «Angie, non è come pensi, aspetta!», ma io sono troppo sconvolta. Senza pensarci due volte, mi giro e corro via, il cuore in gola. Non posso credere a quello che ho visto. Devo assolutamente andare da Callie. Lei saprà cosa fare.

Quando arrivo trafelata all'appartamento di Callie, suono il campanello con insistenza. Lei apre la porta, rivelandomi un sorrisone, ma poi aggrotta le sopracciglia, sorpresa dalla mia agitazione.

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