XXV

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7 novembre

Il grande giorno è arrivato: finalmente visiterò Milano.

Devo ammettere di essere più che emozionata: nell'ultima settimana sono andata in tilt all'incirca venti volte, soprattutto sotto la pressione psicologica di Sophie e Callie che hanno praticamente voluto crearmi tutti i possibili outfit all'Italiana.

Ammetto che inizialmente ero piuttosto confusa: cosa diavolo significa outfit all'italiana?

Ma poi mi hanno ribadito l'importanza della moda lì, che a Milano c'è la fashion week e altre mille cose del genere.

L'aeroporto è freneticamente pieno di movimento nonostante sia mattina, vedo gente salutarsi con malinconia, persone sorridenti che arrivano trascinando le valigie, bambini che corrono verso lo stand degli orsacchiotti con su scritto Benvenuti a Brooklyn.

"Buongiorno, Angel. Croissant?"

Joseph Cooper mi guarda con un accogliente sorriso, mentre mi porge una brioche glassata.

Annuisco. "Salve signor Cooper. Volentieri, l'ansia mi mette molta fame"

"Chiamami Joseph, per favore!"

"Le hanno mai detto che somiglia a DiCaprio?" gli chiedo.

Inizio a pensare che siano fratelli illegittimi.

"Qualche volta..." risponde, ridacchiando.

Nonostante i suoi abbondanti cinquant'anni è in forma, si vede che è un uomo a cui piace curarsi.

"Saremo in tanti a partire?" domando.

"Non eccessivamente, manca giusto qualcuno"

Annuisco, guardandomi intorno nell'affollato aeroporto.

Mi sembra di essere tornata a quando due mesi fa correvo per recuperare la mia valigia sul nastro.

Buffo pensare che proprio quel giorno Duncan mi ha buttato un caffè addosso ed io, inconsapevole che fosse il mio futuro capo, l'ho mandato a quel paese.

E pensare che ora stiamo cercando di costruire un rapporto civile. Spero che questa cosa duri, è come se avessimo ricominciato la nostra conoscenza in un modo diverso.

Solitamente questo lo si fa prima di andare a letto insieme... ma il rapporto che ho con Duncan è tutt'altro che convenzionale.

"Scusa per il ritardo papi, la governante aveva dimenticato di lucidare la mia Louis Vuitton. Scabroso"

Ma chi diavolo parlerebbe in un modo così superficiale?

Oh no... Regina.

E poi... papi? Sono in un terribile incubo o cosa?

"Non preoccuparti Regina, non eri l'unica a mancare" Joseph le rivolge un dolce sorriso, poi si rivolge a me, "Angel, lei è Regina, la mia figliastra"

La sua figliastra?

Lei si precipita verso di me per stringermi con le sue esili braccia, inondando le mie narici con il suo intenso profumo. "Tesoro, ci sei anche tu!"

"Uhm... ciao" mormoro.

Tutto questo affetto è fin troppo strano, ci siamo a malapena viste due volte.

"Vi conoscete? Ma è fantastico" afferma Joseph.

Non è affatto fantastico, in realtà.

"Certo, ci siamo viste alla Thompson" afferma lei, con un finto sorriso sul volto. Poi sfiora con le sue mani una ciocca dei miei capelli.  "Devi darmi dei consigli per avere dei capelli così belli"

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