XLIX (2)

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A N G E L

«Sono davvero contenta che tu abbia preso questa decisione».

Callie ha appena subito due ore del mio incessante monologo sulle difficoltà della vita, eppure mi guarda comprensiva, riempiendomi di buoni consigli.

Andrò a cena con Joseph. Se mi avessero detto questa cosa appena sei mesi fa non ci avrei creduto.

«Andava fatto, non potevo tornare a Milano prima di risolvere quest'ultimo fardello», ribatto. «Spero solo di non dovermene pentire»

«Sta' tranquilla, un passo alla volta», mormora Callie accarezzandomi la spalla nuda.

Forse sto correndo troppo e avrei dovuto pensarci di più. Ma da quando sono tornata qui mi sento perennemente sotto una forte - e folle - scarica di adrenalina.

«Avrei voluto che anche Sophie fosse qui, mi dispiace non poterla salutare», dico.

«Da quando lavora in azienda è spesso assente, fa corsi su corsi in giro per New York», risponde Callie.

«Dici che riusciranno a risolvere quel problema di cui mi parlavi?» le chiedo.

«Lo spero», sussurra con dispiacere. «E poi sai che i Thompson non si arrendono facilmente»

So per certo che non si arrenderanno, anche se ancora troppe cose di questa storia non mi sono chiare. Come hanno potuto i Thompson trovarsi in una simile situazione dopo anni e anni di lavoro? Ho lavorato lì e so quanto, soprattutto Trevor, sia attento ad ogni minimo dettaglio per tenere in piedi l'azienda.

Non è giusto che tutto vada in frantumi per via della testa vuota del padre che hanno. Quell'uomo dovrà pagare per ciò che ha fatto, non solo per l'azienda.

Callie si è offerta di accompagnarmi nel ristorantino dove mi vedrò con Joseph. Ancora presa dal panico, ho prenotato in un ristorantino gourmet nella strada parallela all'appartamento in cui vivevo con Callie.

«Sei sicura che non vuoi che venga con te?» mi chiede la mia amica.

Faccio cenno di no. «Devo prendere coraggio e tu devi riposare, ti ricordo che mangi per tre»

Coraggio che al momento sembra mancarmi. Facile prendere decisioni sul momento, il peggio arriva quando ti trovi a cinque minuti dall'evento. Ho il batticuore, la sudarella e probabilmente dirò soltanto cavolate, sì, ma al contempo credo di aver fatto la scelta giusta.

«Non me lo ricordare, questi due mi stanno facendo patire le pene dell'inferno», piagnucola. Poi sussulta appena, facendo ondeggiare i suoi capelli biondi. Mi fa un cenno verso la sua pancia. «Guarda, senti!»

Poggio entrambe le mani sull'enorme pancione di Callie e, con stupore, sento premere su di esse. «Stanno scalciando...»

Caccio emozionata il labbruccio.

«Volevano augurarti buona fortuna», mormora Callie.

Batto entusiasta le mani. Non vedo l'ora di avere tra le braccia questi piccolini. «La zia Angie vi vizierà da morire!»

Dopo aver raggiunto il ristorante saluto Callie, che mi fa promettere di chiamarla se mi trovassi anche davanti alla minima difficoltà. Ovviamente non lo farei: lei c'è sempre per tutti, ma adesso ha bisogno di pensare a se stessa.

Quando davanti agli occhi ho Joseph per poco non mi prende un colpo. Okay, altro che adrenalina, credo che potrei svenire da un momento all'altro.

Si avvicina a passo lento verso di me. «Angel... sei bellissima»

«Grazie Joseph...» mormoro, guardando in basso.

Un mix di emozioni mi assale. Paura, rabbia, agitazione, curiosità. La testa potrebbe esplodermi.

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